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A R T E<br />

La carriera di Antolini, nato a Castel Bolognese nel 1754, si sv<strong>il</strong>uppa inizialmente<br />

tra Roma, le Marche, l’Umbria e la Romagna dove progetta ponti, opere idrauliche<br />

e residenze di nob<strong>il</strong>i committenti, rivelandosi uno dei più importanti fautori<br />

della trasformazione dell’architettura italiana in direzione delle nuove idee fondate<br />

sul razionalismo provenienti da Oltralpe.<br />

I disegni eseguiti per un arco di trionfo da erigersi a Faenza e la vittoria di un concorso<br />

per la costruzione di otto piramidi nell’ex lazzaretto di M<strong>il</strong>ano in onore dei<br />

caduti di guerra, convincono Napoleone che Antolini sia l’uomo giusto a cui affidare<br />

la realizzazione del Foro.<br />

Il piano, presentato al Generale in persona nel 1801, prevede la creazione<br />

di un’immensa piazza circolare intorno al Castello Sforzesco, destinato a diventare<br />

sede del governo repubblicano; sotto <strong>il</strong> portico sarebbero sorti gli edifici pubblici<br />

circondati da un canale navigab<strong>il</strong>e collegato al Naviglio.<br />

Antolini riceve la carica di architetto e direttore dei lavori, ma <strong>il</strong> progetto non va<br />

oltre la posa della prima pietra per la conflittualità sorta con l’Amministrazione,<br />

che lo giudicava troppo costoso, i rancori e l’invidia dei colleghi.<br />

Smaltita l’iniziale delusione, decide di investire comunque sul suo progetto pubblicando<br />

le tavole <strong>il</strong>lustrative del Foro in una prestigiosa edizione bodoniana, e<br />

ricomincia le sue peregrinazioni per l’Italia che lo porteranno ad erigere prestigiosi<br />

cantieri a Mantova, Modena e Venezia, mentre a Bologna gli viene assegnata la<br />

cattedra di Architettura all’Accademia di Belle Arti.<br />

Nel 1816 si trasferisce nuovamente a M<strong>il</strong>ano, dove rimarrà fino al 1832. Ed è proprio<br />

a questo periodo che si può far risalire l’esecuzione del ritratto assolutamente<br />

inedito che qui proponiamo, di eccezionale importanza poiché è l’unico conosciuto<br />

che raffigura <strong>il</strong> grande architetto, <strong>il</strong> cui aspetto finora era noto soltanto<br />

attraverso un’incisione.<br />

Il dipinto, di chiara destinazione privata, è opera giovan<strong>il</strong>e di Giuseppe Molteni,<br />

che probab<strong>il</strong>mente conobbe Antolini frequentando lo studio m<strong>il</strong>anese di Pelagio<br />

Palagi, grande amico e conterraneo dell’architetto.<br />

La datazione del dipinto osc<strong>il</strong>la tra <strong>il</strong> 1825 e <strong>il</strong> 1830, periodo in cui Francesco<br />

Hayez esegue quello straordinario ritratto di gruppo in cui erano raffigurati, oltre<br />

all’esecutore, anche Molteni, Palagi, Giovanni Migliara e <strong>il</strong> letterato Tommaso<br />

Grossi.<br />

Quella stessa atmosfera intima e fam<strong>il</strong>iare, così distante dai ritratti alla moda che<br />

più avanti avrebbero fatto la fortuna di Molteni, traspira anche da questo piccolo<br />

ovale, dove l’architetto, dall’acconciatura bizzarra, esprime attraverso uno sguar-<br />

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