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16<br />

Detritivori microfagi. Sono animali generalmente bentonici che si nutrono dei detriti organici<br />

presenti sul fondo marino, oltre che di larve e di batteri o altri microrganismi. Ne fanno parte<br />

alcuni bivalvi, le oloturie e crostacei come anfipodi e isopodi.<br />

Limivori. Sono animali bentonici che si cibano ingurgitando grandi quantità di limo e<br />

sedimento da cui poi estraggono nel canale digerente le particelle nutrienti e i residui organici.<br />

Appartengono a questo gruppo molti policheti (arenicola, tremolina).<br />

Erbivori. Corrispondono ai consumatori primari terrestri e si nutrono di vegetali. Ne fanno parte<br />

pesci come le salpe, i ricci di mare, alcuni molluschi come l’occhio di santa lucia e l’opistobranco<br />

aplysia, detto anche lepre di mare. Rispetto all’ambiente terrestre questo gruppo non è molto<br />

abbondante per specie e per numero di individui, anche perchè gli animali che nello zooplancton si<br />

nutrono di fitoplancton, pur essendo in un certo senso erbivori, vengono considerati filtratori.<br />

Onnivori o spazzini. Macrofagi che si nutrono sia di vegetali che di carogne, oltre che di<br />

prede vive. Ne fanno parte crostacei decapodi, policheti, e gasteropodi come la nassa ed il<br />

buccino, oltre a diverse specie di pesci.<br />

Carnivori. Macrofagi (in grado di ingerire cibo di notevoli dimensioni) che si nutrono di altri<br />

animali. Alcuni di essi si nutrono degli organismi appartenenti ai gruppi già menzionati, altri, veri<br />

e propri superpredatori, si nutrono anche di altri carnivori. Appartengono a questo gruppo molti<br />

pesci, i selaci (squali e razze anche se alcuni sono filtratori), cefalopodi, mammiferi marini,<br />

meduse, stelle marine e molti molluschi gasteropodi come i nudibranchi.<br />

Parassiti. Gruppo molto numeroso di animali appartenenti a phyla molto diversi e che<br />

presentano specializzazioni molto accentuate. I parassiti abbandonano la vita libera,<br />

generalmente limitata alla sola fase larvale, per legarsi ad un ospite. Realizzano delle strutture<br />

che gli consentono di accedere all’ospite sia internamente (endoparassiti come nematodi, cestodi<br />

ed alcuni crostacei) o esternamente (ectoparassiti) aderendo alla superficie della vittima, come<br />

diverse specie di crostacei.<br />

La composizione delle reti trofiche in mare dipenderà da molti fattori come la profondità, la<br />

presenza di luce e le correnti marine che daranno vita a comunità e biocenosi differenti a seconda<br />

dell’influenza dei diversi fattori.<br />

L’esistenza di una rete trofica, pur rappresentando un sistema molto efficace per sfruttare<br />

l’energia che giunge sulla terra sotto forma di radiazione solare, presenta alcuni inconvenienti<br />

che possono creare problemi anche all’uomo: alcuni tipi di sostanze tossiche infatti, come il<br />

mercurio, il PCB, il DDT, tendono ad accumularsi e a concentrarsi all’interno delle catene<br />

alimentari e delle catene trofiche; si tratta di due fenomeni distinti che spesso possono combinarsi.<br />

Il primo è il bioaccumulo, che è costituto dalla concentrazione all’interno di un organismo di<br />

sostanze tossiche presenti nell’ambiente in cui esso vive. Queste sostanze vengono assunte<br />

attraverso l’alimentazione o in altri modi quali la respirazione o la penetrazione attraverso<br />

l’epidermide. Queste concentrazioni possono anche essere decine di volte maggiori rispetto<br />

all’ambiente esterno.<br />

Il secondo fenomeno è chiamato magnificazione biologica, parola complicata che non descrive<br />

ahimè qualcosa di magnifico, ma il processo in cui le sostanze tossiche presenti nell’ambiente<br />

vengono concentrate attraverso la catena alimentare in forti quantità man mano che si sale nei<br />

gradini superiori della piramide trofica, giungendo sino al punto di poter essere pericolose per<br />

i consumatori finali come i superpredatori e l’uomo. In pratica se il mercurio è presente nell’acqua<br />

del mare in quantità limitate, esso sarà concentrato nell’organismo di alcuni vegetali<br />

fitoplanctonici che verranno ingeriti da crostacei dello zooplancton, che concentreranno nel loro<br />

organismo tutto il mercurio accumulato dal fitoplancton. I crostacei verranno mangiati dalle<br />

sardine e così via salendo lungo le catene alimentari sino al tonno, superpredatore che si nutre<br />

di altri carnivori e che può <strong>qui</strong>ndi avere accumulato quantità di mercurio tali da renderlo tossico,<br />

per arrivare infine al superpredatore più in alto di tutti nella catena alimentare, l’uomo.<br />

le salpe sono tra le<br />

poche specie di pesci<br />

quasi esclusivamente<br />

erbivore<br />

il cetorino è uno<br />

squalo che si nutre<br />

di plancton<br />

3<br />

CARATTERISTICHE DEGLI ECOSISTEMI MARINI

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