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L’in<strong>qui</strong>namento<br />
Che vuol dire in<strong>qui</strong>namento<br />
Una delle principali conseguenze che le attività di una società industrializzata hanno sugli oceani, da sempre utilizzati<br />
come discarica finale, è l'in<strong>qui</strong>namento. Secondo gli esperti dell’ONU che si occupano di mare, l’in<strong>qui</strong>namento marino si<br />
può definire come «l’introduzione diretta o indiretta da parte umana, di sostanze o energia nell’ambiente marino... che<br />
provochi effetti deleteri quali danno alle risorse viventi, rischio per la salute umana, ostacolo alle attività marittime compresa<br />
la pesca, deterioramento della qualità dell’acqua e riduzione delle attrattive». Secondo questa definizione, <strong>qui</strong>ndi,<br />
l’in<strong>qui</strong>namento non è solo quello causato dalla fuoriuscita di petrolio durante un incidente oppure prodotto da attività illegali<br />
di scarico in mare di rifiuti, magari tossici, ma può assumere molte differenti forme, dalla immissione nel mare di acque<br />
calde per il raffreddamento di impianti industriali o delle centrali -che possono alterare la composizione delle comunità viventi<br />
presenti- al rumore prodotto dalle attività umane civili o militari che disturba i cetacei, all’immissione nell’ambiente marino<br />
di tutte le varie sostanze prodotte dall’uomo, come quelle presenti negli scarichi industriali o negli scarichi fognari urbani<br />
non depurati, che provocano in<strong>qui</strong>namento microbiologico o eutrofizzazione, o la dispersione in acqua dei pesticidi e dei<br />
fertilizzanti usati in agricoltura o delle altre miriadi di sostanze chimiche che usiamo ogni giorno come medicine, lubrificanti,<br />
detersivi, prodotti di bellezza, ritardanti antifiamma, isolanti elettrici, oppure gli scarti delle lavorazioni minerarie, o i rifiuti<br />
radioattivi ospedalieri, o gli indistruttibili cotton fioc che gettati nel water intasano i depuratori sino a tutta la plastica che<br />
produciamo: buste, barattoli e bottigliette. Tutti oggetti che se non vengono correttamente smaltiti e riciclati molto spesso<br />
finiscono in mare.<br />
L’accumulo degli in<strong>qui</strong>nanti<br />
Gli in<strong>qui</strong>nanti possono essere assorbiti dagli organismi in maniera diretta (per contatto o per ingestione della sostanza<br />
in<strong>qui</strong>nante) o indiretta, attraverso la catena trofica con il consumo di animali e piante che a loro volta sono entrati in<br />
contatto con la sostanza in<strong>qui</strong>nante e l’hanno accumulata o concentrata nel proprio organismo. Alcuni tipi di sostanze<br />
tossiche, come il mercurio, il PCB, il DDT, tendono ad accumularsi e a concentrarsi all’interno delle catene alimentari e delle<br />
catene trofiche a causa di due fenomeni, il bioaccumulo e la magnificazione biologica, di cui abbiamo già parlato e che<br />
possono combinarsi insieme con effetti disastrosi per l’ambiente.<br />
Magnificazione<br />
biologica:<br />
il fitoplancton viene<br />
ingerito dallo<br />
zooplancton di cui si<br />
nutre la sardina, che<br />
viene a sua volta<br />
predata dal tonno.<br />
Seguendo la catena<br />
alimentare, le<br />
sostanze tossiche si<br />
possono accumulare<br />
in quantità via via<br />
maggiori fino a<br />
divenire pericolose<br />
anche per l'uomo<br />
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