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Racchiuso tra tre continenti il Mediterraneo con oltre 46.000 km di coste, isole comprese, è il più grande bacino<br />

semichiuso del mondo. È caratterizzato da uno scarso ricambio delle sue acque che hanno un tempo di rinnovamento di<br />

circa 100 anni per le acque superficiali, ma che sale a 7.000 anni se si prende in esame l’intero volume d’acqua in esso<br />

contenuto. La sua lunghezza massima misurabile tra Gibilterra e la Siria è di 3.800 km mentre raggiunge la larghezza<br />

massima tra Francia ed Algeria con circa 900 km. La profondità media è di circa 1.500 m, con punte di oltre 4.000 m nello<br />

Ionio, ma esistono vasti tratti di piattaforma continentale con valori assai minori di profondità, come nel caso dell’Adriatico<br />

in cui la profondità nella parte settentrionale non supera i 200 m e non arriva ai 50 nella porzione più a nord.<br />

Il Mar Mediterraneo è un mare oligotrofico, cioè ricco di ossigeno e povero di nutrienti, con una temperatura media<br />

annuale di circa 15°C nel bacino occidentale e di 21°C in quello orientale, con una salinità media tra il 36,2 e il 39 ‰ (è<br />

<strong>qui</strong>ndi un mare piuttosto salato).<br />

L’elevata salinità del Mediterraneo deriva dal fatto che il bacino ha un bilancio idrico negativo: gli apporti dei grandi<br />

fiumi e dei corsi d’acqua che vi sboccano sono cioè insufficienti a rimpiazzare le perdite dovute all’evaporazione (destinata<br />

ad aumentare con l’innalzamento della temperatura). Il mantenimento del livello del mare dipende dal flusso di acqua in<br />

entrata attraverso lo stretto di Gibilterra, proveniente dall’Oceano Atlantico; secondo alcuni oceanografi una goccia d’acqua<br />

entrata dallo stretto impiega più di 150 anni a compiere tutto il giro del Mediterraneo!<br />

Le correnti vi svolgono un ruolo fondamentale, sia per la regolazione della temperatura delle sue acque superficiali e<br />

profonde, che per il trasporto di sostanze nutritive e di stadi giovanili di organismi marini.<br />

Le correnti mediterranee possono distinguersi in correnti superficiali, correnti intermedie e correnti profonde. Le correnti<br />

superficiali traggono origine dal flusso d’acqua che penetra dall’Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra e hanno<br />

generalmente un andamento antiorario: l’acqua proveniente dall’oceano è più fredda e meno salata di quella presente nel<br />

bacino e rimane pertanto sulla superficie lambendo le coste nordafricane e generando la corrente algerina che a sua volta<br />

si biforca in diverse altre correnti che conservano l’andamento antiorario. La corrente intermedia invece interessa lo strato<br />

di acqua compreso tra i 200 e i 600 metri di profondità ed origina dal Mar di Levante, la porzione di Mediterraneo dalle<br />

acque più salate che possono raggiungere il 39,1 per mille di salinità; l’origine di questa corrente ricorda un po’ l’effetto di<br />

una saponetta bagnata stretta nella mano. D’inverno, con il calo della temperatura dello strato superficiale, l’acqua diventa<br />

più densa e comprime lo strato d’acqua inferiore che viene spinto via originando la corrente intermedia. Questa corrente<br />

ha un andamento in direzione opposta a quella delle correnti superficiali, ed è divisa in un ramo principale che percorre<br />

l’intero Mediterraneo e in due rami secondari: uno che attraversa il golfo della Sirte e uno che attraversa lo Ionio e giunge<br />

quasi fino a Trieste per poi ridiscendere attraversando nuovamente lo stretto di Otranto.<br />

Le correnti di profondità interessano solo due aree del Mediterraneo -il bacino ligure provenzale e il Mar Ionio- e sono<br />

originate in inverno dal rapido raffreddamento delle acque superficiali provocato dal vento. Le acque più fredde e pesanti<br />

diventano più dense e sprofondano generando la risalita delle acque profonde, ricche di nutrienti. È proprio a causa di questo<br />

fenomeno generato dal gelido mistral, che soffia in inverno nel golfo del Leone, che la popolazione di cetacei nel Mar<br />

Ligure è così abbondante: le correnti di risalita che si formano, le cosiddette correnti di upwelling, sono ricchissime di<br />

nutrienti che richiamano una grande quantità di krill, piccoli crostacei che costituiscono un eccellente cibo per le grandi<br />

balenottere.<br />

Il Mediterraneo è un mare ricchissimo di biodiversità che contiene ben il 7% di tutte le specie marine conosciute al<br />

mondo. Sono presenti 580 specie di pesci, tra cui 48 di squali e 36 di razze, 21 specie di mammiferi marini e 5 di tartarughe,<br />

oltre a 1.289 specie vegetali marine. Proprio per la sua straordinaria ricchezza e per l’alta presenza di endemismi, Il<br />

Mediterraneo è stato indicato dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come global biodiversity<br />

hotspot, cioè uno dei posti non solo più ricco di biodiversità, ma anche più vulnerabile.<br />

Una delle specie più caratteristiche del nostro mare è indubbiamente la posidonia (Posidonia oceanica) fanerogama<br />

marina endemica del Mediterraneo, le cui praterie con una superficie di oltre 37.000 kmq, costituiscono uno degli ecosistemi<br />

più importanti del bacino.<br />

nel mar<br />

Mediterraneo le<br />

correnti svolgono<br />

un ruolo<br />

fondamentale<br />

sia per la regolazione<br />

della temperatura,<br />

che per il trasporto<br />

di sostanze nutritive<br />

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