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Parlando di possibili scenari futuri, dobbiamo sempre avere in mente che il clima è governato da una serie di<br />

complesse interrelazioni, per cui è estremamente difficile comprendere come la situazione si evolverà realmente.<br />

Questo naturalmente rende molto difficile riuscire a dare risposte adeguate a ridosso degli eventi e rende <strong>qui</strong>ndi<br />

necessario predisporre, invece, degli interventi pianificati. Secondo le proiezioni contenute nei rapporti dell'IPCC, il<br />

cambiamento climatico avrebbe tra gli effetti anche l’innalzamento del livello del mare che, a seconda della variazione<br />

di CO2, potrebbe salire tra gli 8 e gli 88 centimetri! Nel caso si avverasse la peggiore di questa previsione intere<br />

aree del nostro bacino e del nostro Paese sarebbero a rischio di sommersione e dovrebbero essere protette con dighe<br />

come avviene in Olanda. Una città come Venezia poi sarebbe a rischio insieme a tutta la laguna al punto che, se<br />

queste previsioni si rivelassero fondate, il tanto contestato MOSE -il sistema di paratie che dovrebbe salvaguardare<br />

il gioiello della laguna dall’acqua alta- diverrebbe già obsoleto ed inutile ancora prima della sua nascita: è stato infatti<br />

progettato per un livello del mare inferiore a quello che potrebbe raggiungere l’Adriatico.<br />

Altra terribile conseguenza che potrebbe purtroppo verificarsi è la desertificazione di vaste zone della porzione<br />

meridionale del bacino, con una diminuzione della media annuale delle precipitazioni e conseguentemente della<br />

disponibilità d’acqua. Paradossalmente, le precipitazioni potrebbero contemporaneamente crescere di intensità, a<br />

causa del surriscaldamento dell’atmosfera e del mare, dando luogo alla cosiddetta estremizzazione del clima: le<br />

piogge si concentrano in periodi più brevi, ma sono molto più violente; è un fenomeno che abbiamo potuto<br />

constatare noi stessi negli ultimi anni.<br />

Tornando alle specie aliene provenienti da aree tropicali o sub tropicali, la loro facilità di penetrazione aumenterà<br />

con l’aumento delle temperature; apporteranno profonde modificazioni agli ecosistemi marini, già stressati<br />

dall’in<strong>qui</strong>namento e dal sovrasfruttamento di alcune specie dovuto alla pesca, che potrebbero avere anche<br />

conseguenze assai gravi, fino ad arrivare alla scomparsa di molte specie.<br />

Un’ulteriore grave conseguenza potrebbe essere l’aumento della produzione di mucillagini, un fenomeno di<br />

eutrofizzazione relativamente frequente, specie nell'Adriatico, e che potrebbe aumentare in frequenza e intensità in<br />

presenza di un riscaldamento generalizzato della massa d’acqua, che impedirebbe il rimescolamento invernale.<br />

È necessario agire subito, perché le emissioni dei gas serra più persistenti (biossido di carbonio, protossido di<br />

azoto, perfluorocarburi) hanno purtroppo un effetto assai duraturo sul clima e questa loro caratteristica è aggravata<br />

ulteriormente dalla naturale inerzia termica che ha un enorme sistema come quello costituito dal nostro pianeta e<br />

dai suoi oceani.<br />

Come diminuire le emissioni di CO 2<br />

Nell’ultimo rapporto dell’IPCC destinato ai politici e ai decisori, gli scienziati sostengono che i prossimi 20 o 30<br />

anni saranno fondamentali per la lotta contro il surriscaldamento del pianeta e che sarà necessario diminuire le<br />

emissioni mondiali di gas a partire dal 2015, se si vuole sperare di contenere l’aumento della temperatura media<br />

del pianeta fra i 2 e i 2,4°C. Si tratta di un passo avanti rispetto al Protocollo di Kyoto che, se pur giudicato troppo<br />

penalizzante da molti paesi, a poco più di due anni dalla sua entrata in vigore si rivela già largamente insufficiente.<br />

I mezzi da usare sarebbero a portata di mano se solo ci fosse la volontà di agire da parte di tutti i governi: sono<br />

il risparmio energetico, l’uso di energia proveniente da fonti rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico, geotermico,<br />

biomasse) che non liberino <strong>qui</strong>ndi la CO2 intrappolata nel carbone o negli idrocarburi da milioni di anni; preferire,<br />

fra i combustibili fossili, il gas naturale al petrolio o al carbone (perché la combustione di metano genera meno<br />

biossido di carbonio a parità di energia prodotta); eliminare i clorofluorocarburi (gas che generano anche il buco<br />

dell’ozono); fermare la deforestazione, perché le foreste sono delle enormi pompe di CO2 che viene fissata attraverso<br />

la fotosintesi e trasformata in sostanza vivente. Un grande albero nel corso del tempo ha immagazzinato tonnellate<br />

di anidride carbonica e se venisse bruciato la rilascerebbe di nuovo in atmosfera.<br />

Ma anche ogni singolo cittadino può fare qualcosa e contare; basti pensare che le abitazioni private utilizzano<br />

un terzo dell'energia consumata nell’Unione Europea e che il 70% di questa energia è destinato al riscaldamento<br />

domestico, il 14% alla fornitura di acqua calda e il 12% all'illuminazione e al funzionamento degli apparecchi elettrici.<br />

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