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Febbraio 2013

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si prende la rivincita nella<br />

Skiers Cup <strong>2013</strong>. Dopo la sconfitta pati-<br />

L’Europa<br />

ta in Cile lo scorso autunno, i riders del<br />

Vecchio Continente hanno saputo riscattarsi<br />

questo mese a zermatt, in Svizzera, battendo<br />

gli americani con un sonoro 21-11. Un<br />

successo già ipotecato dopo gli scontri della<br />

parte di “Backcountry Slopestyle”, che avevano<br />

portato la squadra capitanata dallo<br />

svedese Kaj zackrisson sul 10-6. L’austriaco<br />

Fabio Studer, lo svizzero Nicolas Vuignier e<br />

il britannico Paddy Graham sono stati capaci<br />

di vincere entrambi i round a loro disposizione,<br />

garantendo il break ai compagni.<br />

«Gareggiare su salti che non abbiamo<br />

provato non è così difficile come si possa<br />

pensare - ha affermato Studer in seguito<br />

FreeriDe<br />

88<br />

Fabio Studer<br />

Sam Favret kC Deane<br />

alle prove di slopestyle -. Devo ammetterlo,<br />

ho fatto talmente tanti switch 5, 720° e<br />

cork 3 nella mia vita che riesco a controllare<br />

perfettamente le rotazioni ed atterrare in<br />

piedi. Mi preoccupo soltanto di accelerare o<br />

rallentare la mia evoluzione, come nel caso<br />

del grande cork 3 che ho eseguito nella<br />

seconda run». Non contento, l’austriaco si<br />

è ripetuto anche nel “Big mountain”, risultando<br />

l’unico sciatore imbattuto al termine<br />

della manifestazione. Più del risultato però,<br />

ha contato il grande spettacolo offerto da<br />

questi sedici funamboli, che hanno entusiasmato<br />

il pubblico accorso ad assistere a<br />

questo grandissimo evento. Un messaggio<br />

che traspare anche dalle parole del capitano<br />

del team americano, Cody Townsend:<br />

«Mentre gareggiavo nella mia seconda run,<br />

sapevo che non avevamo più speranze di<br />

vincere il trofeo perché anche la matematica<br />

ci condannava. A quel punto, ho detto ai<br />

miei ragazzi che dovevano pensare soltanto<br />

a divertirsi e, per quanto mi riguarda, ho<br />

deciso di regalare un piccolo show al pubblico,<br />

provando il double cork 1080. La rotazione<br />

andava bene, ma forse ci ho messo<br />

un po’ troppo impeto. Ma che importa se è<br />

andata male, è stato divertentissimo! Siamo<br />

onesti, è stata una delle competizioni più<br />

belle mai disputate».<br />

Stesse emozioni, ma risultato ben più gratificante<br />

per il condottiero della compagine<br />

europea: Kaj Zackrisson. «Ero molto ner-<br />

voso prima dell’ultimo giorno di gare, anche<br />

perché gareggiavamo nel mio campo<br />

preferito. Vedere la forma di tutti quei<br />

kickers non ha fatto che accrescere la mia<br />

stima e tranquillizzarmi - racconta il quarantenne<br />

svedese -. Così, quando è toccato<br />

a me scendere, ho cercato di superarmi<br />

e riuscire a compiere una buona manche<br />

mi ha fatto provare davvero una grandissima<br />

sensazione». Un plauso, dunque,<br />

a chi ha lavorato alla costruzione della<br />

venue, come il francese Julien regnier,<br />

addetto al disegno del percorso e dei salti<br />

prima e giudice della gara poi: «È stata<br />

una dura battaglia per mettere su questo<br />

evento. Abbiamo lavorato moltissimo sui<br />

salti, seguendo alla lettera i protocolli di<br />

FreeriDe<br />

Cody townsend richard Permin<br />

Markus Eder Charley Ager<br />

L'iTALiAnO mArKUS eDer: «e' UnA COmBinAziOne Di mOLTi ASPeTTi DeL FreeriDe COn LO STiLe DeL BiG mOUnTAin, riCCO Di SALTi Di rOCCiA BeLLiSSimi DA FAre»<br />

sicurezza e sperando che anche madre<br />

natura ci desse una mano. È un lavoro<br />

tosto, ma lo amo e non lo cambierei per<br />

nulla al mondo».<br />

Non poteva mancare, il commento dell’azzurro<br />

Markus eder, unico rappresentante<br />

dell’Italia, ma di gran lunga il più estroso<br />

della banda: «Questa competizione è una<br />

combinazione di molti aspetti del freeride<br />

con lo stile del Big Mountain. È un pochino<br />

più calmo rispetto ad un pendio di Big<br />

Mountain, ma è comunque ricco di salti di<br />

roccia bellissimi da fare. Mi piace questo<br />

tipo di eventi e allo stesso tempo mi piace<br />

il Big Mountain puro: penso che entrambe<br />

le discipline siano davvero strepitose. Per<br />

89<br />

cui, continuiamo in questa unica celebrazione<br />

e spingiamo anche nella direzione<br />

del freeride». Se lo dice un funambolo<br />

come lui, c’è da fidarsi. Nello slopestyle,<br />

oltre al fuoriclasse italiano, anche Nicolas<br />

Vuignier proverà a qualificarsi ai Giochi<br />

di Sochi dell’anno prossimo. «Ho qualche<br />

possibilità andare all’Olimpiade, ma dovrei<br />

impegnarmi sul serio nelle gare della<br />

FIS ed allenarmi tutto l’anno nei park - racconta<br />

lo svizzero -. Quest’anno da noi c’era<br />

tantissima neve fresca e per ora mi sono<br />

dedicato quasi esclusivamente al fuoripista.<br />

Non so se nei prossimi mesi riuscirò<br />

a focalizzarmi a pieno sull’appuntamento<br />

a cinque cerchi. Anche perché il richiamo<br />

del freeride è sempre troppo forte».

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