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si prende la rivincita nella<br />
Skiers Cup <strong>2013</strong>. Dopo la sconfitta pati-<br />
L’Europa<br />
ta in Cile lo scorso autunno, i riders del<br />
Vecchio Continente hanno saputo riscattarsi<br />
questo mese a zermatt, in Svizzera, battendo<br />
gli americani con un sonoro 21-11. Un<br />
successo già ipotecato dopo gli scontri della<br />
parte di “Backcountry Slopestyle”, che avevano<br />
portato la squadra capitanata dallo<br />
svedese Kaj zackrisson sul 10-6. L’austriaco<br />
Fabio Studer, lo svizzero Nicolas Vuignier e<br />
il britannico Paddy Graham sono stati capaci<br />
di vincere entrambi i round a loro disposizione,<br />
garantendo il break ai compagni.<br />
«Gareggiare su salti che non abbiamo<br />
provato non è così difficile come si possa<br />
pensare - ha affermato Studer in seguito<br />
FreeriDe<br />
88<br />
Fabio Studer<br />
Sam Favret kC Deane<br />
alle prove di slopestyle -. Devo ammetterlo,<br />
ho fatto talmente tanti switch 5, 720° e<br />
cork 3 nella mia vita che riesco a controllare<br />
perfettamente le rotazioni ed atterrare in<br />
piedi. Mi preoccupo soltanto di accelerare o<br />
rallentare la mia evoluzione, come nel caso<br />
del grande cork 3 che ho eseguito nella<br />
seconda run». Non contento, l’austriaco si<br />
è ripetuto anche nel “Big mountain”, risultando<br />
l’unico sciatore imbattuto al termine<br />
della manifestazione. Più del risultato però,<br />
ha contato il grande spettacolo offerto da<br />
questi sedici funamboli, che hanno entusiasmato<br />
il pubblico accorso ad assistere a<br />
questo grandissimo evento. Un messaggio<br />
che traspare anche dalle parole del capitano<br />
del team americano, Cody Townsend:<br />
«Mentre gareggiavo nella mia seconda run,<br />
sapevo che non avevamo più speranze di<br />
vincere il trofeo perché anche la matematica<br />
ci condannava. A quel punto, ho detto ai<br />
miei ragazzi che dovevano pensare soltanto<br />
a divertirsi e, per quanto mi riguarda, ho<br />
deciso di regalare un piccolo show al pubblico,<br />
provando il double cork 1080. La rotazione<br />
andava bene, ma forse ci ho messo<br />
un po’ troppo impeto. Ma che importa se è<br />
andata male, è stato divertentissimo! Siamo<br />
onesti, è stata una delle competizioni più<br />
belle mai disputate».<br />
Stesse emozioni, ma risultato ben più gratificante<br />
per il condottiero della compagine<br />
europea: Kaj Zackrisson. «Ero molto ner-<br />
voso prima dell’ultimo giorno di gare, anche<br />
perché gareggiavamo nel mio campo<br />
preferito. Vedere la forma di tutti quei<br />
kickers non ha fatto che accrescere la mia<br />
stima e tranquillizzarmi - racconta il quarantenne<br />
svedese -. Così, quando è toccato<br />
a me scendere, ho cercato di superarmi<br />
e riuscire a compiere una buona manche<br />
mi ha fatto provare davvero una grandissima<br />
sensazione». Un plauso, dunque,<br />
a chi ha lavorato alla costruzione della<br />
venue, come il francese Julien regnier,<br />
addetto al disegno del percorso e dei salti<br />
prima e giudice della gara poi: «È stata<br />
una dura battaglia per mettere su questo<br />
evento. Abbiamo lavorato moltissimo sui<br />
salti, seguendo alla lettera i protocolli di<br />
FreeriDe<br />
Cody townsend richard Permin<br />
Markus Eder Charley Ager<br />
L'iTALiAnO mArKUS eDer: «e' UnA COmBinAziOne Di mOLTi ASPeTTi DeL FreeriDe COn LO STiLe DeL BiG mOUnTAin, riCCO Di SALTi Di rOCCiA BeLLiSSimi DA FAre»<br />
sicurezza e sperando che anche madre<br />
natura ci desse una mano. È un lavoro<br />
tosto, ma lo amo e non lo cambierei per<br />
nulla al mondo».<br />
Non poteva mancare, il commento dell’azzurro<br />
Markus eder, unico rappresentante<br />
dell’Italia, ma di gran lunga il più estroso<br />
della banda: «Questa competizione è una<br />
combinazione di molti aspetti del freeride<br />
con lo stile del Big Mountain. È un pochino<br />
più calmo rispetto ad un pendio di Big<br />
Mountain, ma è comunque ricco di salti di<br />
roccia bellissimi da fare. Mi piace questo<br />
tipo di eventi e allo stesso tempo mi piace<br />
il Big Mountain puro: penso che entrambe<br />
le discipline siano davvero strepitose. Per<br />
89<br />
cui, continuiamo in questa unica celebrazione<br />
e spingiamo anche nella direzione<br />
del freeride». Se lo dice un funambolo<br />
come lui, c’è da fidarsi. Nello slopestyle,<br />
oltre al fuoriclasse italiano, anche Nicolas<br />
Vuignier proverà a qualificarsi ai Giochi<br />
di Sochi dell’anno prossimo. «Ho qualche<br />
possibilità andare all’Olimpiade, ma dovrei<br />
impegnarmi sul serio nelle gare della<br />
FIS ed allenarmi tutto l’anno nei park - racconta<br />
lo svizzero -. Quest’anno da noi c’era<br />
tantissima neve fresca e per ora mi sono<br />
dedicato quasi esclusivamente al fuoripista.<br />
Non so se nei prossimi mesi riuscirò<br />
a focalizzarmi a pieno sull’appuntamento<br />
a cinque cerchi. Anche perché il richiamo<br />
del freeride è sempre troppo forte».