Riflessioni Coraniche - Dar al-Tarjama
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colpire il cadavere: Allah resuscitò l’uomo morto per dire chi lo uccise. Allah gli<br />
ordinò di fare questo per esaminare la loro obbedienza. Essi furono molto materi<strong>al</strong>isti<br />
e Allah volle mostrare loro la Sua Onnipotenza e la Sua Grandezza nel riportare in<br />
vita un morto per mezzo di un’<strong>al</strong>tra creatura morta: qu<strong>al</strong>cosa che potesse dimostrargli<br />
che la vita fosse fatta solo di cose materi<strong>al</strong>i.<br />
Così Allah resuscitò il morto, ma i figli di Israele, essendo così materi<strong>al</strong>isti, non<br />
capirono la ragione dietro l’ordine divino e rifiutarono l’ordine del Creatore.<br />
La storia della giovenca racconta gli errori dei figli di Israele a partire d<strong>al</strong> loro<br />
materi<strong>al</strong>ismo, fino <strong>al</strong>la loro polemica, ma soprattutto per la loro disobbedienza sia<br />
verso i profeti che verso Dio. Anche quando eseguirono l’ordine di Dio si sentirono<br />
costretti e lo fecero a m<strong>al</strong>incuore. In questa situazione Allah rivelò il versetto in cui<br />
dice quello che può essere tradotto come: “La sacrificarono, ma mancò poco che<br />
non lo facessero!” (TSC- Sura II, versetto 71).<br />
Questa storia è un avvertimento per tutti noi d<strong>al</strong> non essere materi<strong>al</strong>isti e d<strong>al</strong> non<br />
polemizzare nella religione di Allah l’Altissimo oppure di eseguire i Suoi ordini a<br />
m<strong>al</strong>incuore, è per questo motivo che la Sura fu intitolata “Al-Baqara” (La Giovenca).<br />
Siate distinti anche nel vostro lessico<br />
Si prosegue fino ad arrivare <strong>al</strong> versetto 104 dove Allah parla dei credenti per la prima<br />
volta nella Sura. Allah l’Altissimo dice quel che può essere tradotto come: “O voi che<br />
credete, non dite “râ’inâ” ma dite “undhurnâ” e ascoltate.” (TSC-Sura II,<br />
versetto 104). Questo versetto fu rivelato perché quando gli ebrei parlavano col<br />
Profeta (pace e benedizioni su di lui) gli dicevano la parola “râ'inâ”, che in arabo<br />
significa “sii attento ai nostri affari”, mentre nella loro lingua assume un significato<br />
offensivo. Chi sentiva questa parola pensava che gli ebrei intendevano il primo<br />
significato ma invece loro intendevano sempre il secondo. Perciò Dio ordinò ai<br />
compagni di non usare più questa parola e di usare un’<strong>al</strong>tra equiv<strong>al</strong>ente, cioè<br />
“undhurnâ” quando si rivolgevano <strong>al</strong> Profeta.<br />
Tuttavia “râ'inâ” e “undhurnâ” sono sinonimi: Allah ci ordina di prestare molta<br />
attenzione <strong>al</strong>la scelta dei vocaboli che usiamo. Perciò Allah ci mette in guardia d<strong>al</strong><br />
seguire o persino imitare le nazioni precedenti, cioè gli Israeliti, che caddero in gravi<br />
errori i qu<strong>al</strong>i dobbiamo evitare. Dobbiamo scegliere bene le parole ed essere distinti<br />
nella nostra scelta: qui troviamo una relazione tra l’ordine di Allah e il versetto 7 nella<br />
prima Sura del Corano in cui Allah l’Altissimo dice quello che può essere tradotto “la<br />
via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella<br />
[Tua] ira, né degli sviati.” (TSC- Sura I, versetto 7). Qui il credente prega Dio di<br />
non essere come i figli di Israele.<br />
Oggigiorno i giovani stanno imitando le <strong>al</strong>tre nazioni Occident<strong>al</strong>i anche nelle cose più<br />
vane mentre Allah ci ordina di avere persino il nostro distinto modo di parlare.<br />
Poi ci sono numerosi versetti che ci avvertono di questa imitazione, che comincia con<br />
piccole e vane cose e finisce con cose gravi come l’imitazione nella miscredenza.<br />
Allah l’Altissimo dice quel che può essere tradotto come: “Tra la gente del Libro, ci<br />
sono molti che, per invidia, vorrebbero farvi tornare miscredenti dopo che avete<br />
creduto e dopo che anche a loro la verità è apparsa chiaramente! Perdonateli e<br />
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