Lo scautismo in ventidue parole - TuttoScout.org
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O<br />
Già lo scautese, lo sappiamo, è<br />
un l<strong>in</strong>guaggio: il richiamo di voci che<br />
scandiscono lo spazio di un discorso<br />
simbolico, che è anche un percorso<br />
ideale. Un l<strong>in</strong>guaggio-gergo adeguato<br />
a quegli ex “piedi teneri” che<br />
sono gli scout. Piedi teneri e teste<br />
pe(n)santi, di persone ponderate,<br />
responsabili, capaci cioè di pesare,<br />
soppesare il reale, portarselo sulle<br />
spalle come un <strong>in</strong>carico: dolce peso,<br />
gioco soave, che è anche “grande<br />
gioco” della vita <strong>in</strong> quella bilancia<br />
che è il corpo nel suo equilibrio d<strong>in</strong>amico<br />
e nella spontanea assunzione<br />
di un carico vitale, secondo lo spirito<br />
cavalleresco giovanile del mondo<br />
e movimento scout. “La giov<strong>in</strong>ezza<br />
cupida di pesi / p<strong>org</strong>e spontanea al<br />
carico le spalle...”. Un carico proporzionato<br />
alle sue spalle, che il giovane<br />
scout, grazie alla sua legge piena<br />
di discernimento, regge assai bene,<br />
diversamente dalla giov<strong>in</strong>ezza della<br />
poesia di Umberto Saba che, schiacciata<br />
da un peso assunto nella sua<br />
<strong>in</strong>sostenibile <strong>in</strong>terezza per impeto<br />
romantico (quando la giov<strong>in</strong>ezza<br />
aveva più confi denza, se non certezza<br />
“del diman”, di quella attuale)<br />
”piange di mal<strong>in</strong>conia”, rimandando<br />
40 <strong>Lo</strong> <strong>scautismo</strong><br />
<strong>in</strong> <strong>ventidue</strong> <strong>parole</strong><br />
14.) O come Omerali<br />
alla maturità “vagabondaggio, evasione,<br />
poesia: cari prodigi sul tardi”.<br />
Un carico retto, sorretto nello scout<br />
dalla gioia, punta di diamante dello<br />
spirito cavalleresco cristiano di cui<br />
è <strong>in</strong>formato il suo movimento. Che<br />
rende la vita felice compito o missione,<br />
dist<strong>in</strong>ta da quella degli altri, ma<br />
aperta al loro <strong>in</strong>contro, con quella disponibilità<br />
che è il segno dist<strong>in</strong>tivo, il<br />
carattere stesso della propria persona.<br />
Il carattere <strong>in</strong> cui è contenuto, per<br />
dirla con il fi losofo dell’antica Grecia<br />
Eraclito, il dest<strong>in</strong>o della persona stessa<br />
<strong>in</strong>tesa come quella parte di mondo<br />
portata su di sé: una parte <strong>in</strong>fi nita<br />
che comporta quel carico degli altri<br />
che forma la sua responsabilità. Un<br />
carattere o segno dist<strong>in</strong>tivo o stigma<br />
positivo impresso prima nella carne<br />
e nello spirito che nella veste o abito,<br />
dove è <strong>in</strong>dice e <strong>in</strong>dizio terrestre della<br />
appartenenza a un corpo non corporativo,<br />
ma spirituale: a una “formazione”<br />
che è un <strong>org</strong>anismo vivo di valori<br />
morali. Un abito che fa il monacocavaliere<br />
scout, appartenente a un<br />
ord<strong>in</strong>e o regola divisa <strong>in</strong> tante parti<br />
che sono l’estensione e l’<strong>in</strong>tensifi cazione<br />
di quella parte essenziale che è<br />
la persona potenziata nelle bande di