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Senato - Camera dei Deputati

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202 Problemi costituzionali e parlamentari<br />

5. Anche nel campo della stenografia l'automazione ha svolto<br />

nel passato, remoto e recente, un'opera di lenta penetrazione, tendente<br />

a sostituire all'attività manuale dell'uomo un rigido sistema meccanico<br />

di grafia abbreviata. Facendo astrazione da ogni considerazione<br />

di merito, è certo che dovunque, anche là dove le tradizioni stenografiche<br />

parlano ancor oggi un linguaggio vivo, la stenografia meccanica,<br />

o stenotipia, ha conseguito notevoli affermazioni in campo professionale,<br />

dovute sia alla preparazione culturale ed all'intelligenza <strong>dei</strong><br />

singoli, sia alla sempre più sofisticata tecnologia.<br />

Tra le moltissime macchine stenografiche (26) succedutesi fin qui,<br />

dall'antesignana Machine tachygraphique del Gonod (1827) alla Phonotype<br />

del Dilliès (1866), dal Logomatografo di Isidoro Maggi (1871)<br />

alla Macchina tachigrafia del Mazzei (1880), dal Glossografo di Amedeo<br />

Gentilli (1882) alla macchina Duployé (1890), dalla Sténophile di<br />

Carlo Bivort (1902) alla Shortwriter di Chambonnaud (1905), meritano<br />

una citazione particolare la Michela e la Grandjean, sia perché<br />

si distaccano da tutte le altre per la loro perfezione meccanica, sia<br />

perché le sole capaci dì ravvivare l'interesse <strong>dei</strong> tecnici e degli studiosi,<br />

avendo ottenuto notevoli affermazioni di prestigio. Ad esse va<br />

accomunata la macchina per stenografare elettronica Stenograph.<br />

Ideata nel 1839 dal piemontese Antonio Michela (1815-1886), la<br />

Macchina fonostenografica fu esposta nel 1863 al Palazzo di Brera a<br />

Milano, durante i lavori del II Congresso pedagogico, per un saggio<br />

pratico, eseguito dall'allieva Anna Violetta, divenuta poi stenografa di<br />

Assemblea al <strong>Senato</strong> del Regno (27). Alla Esposizione di Parigi del<br />

1878 Antonio Michela ottenne un solenne riconoscimento <strong>dei</strong> pregi della<br />

sua macchina attraverso la consegna di un attestato di merito e di<br />

una medaglia, cui fecero seguito le insegne dell'Ordine Mauriziano concessegli<br />

nel 1880 e due medaglie d'oro ottenute rispettivamente alle<br />

Esposizioni di Milano (1881) e di Torino (1884).<br />

Dal punto di vista teorico, la Michela si regge su un sistema meccanico<br />

sillabico-istantaneo di stenografia, che riproduce graficamente<br />

le sillabe di cui si compendia la parola. Attraverso un accurato studio<br />

della struttura fonica della sillaba, il Michela riuscì a raggruppare i<br />

suoni in quattro serie distinte, disponendo quindi su diversa scala<br />

grafica i sei segni tipici corrispondenti, equivalenti ai 37 valori fonici<br />

che compongono il « metodo ». Premendo sulla tastiera in maniera<br />

preordinata, si ottengono varie combinazioni sillabiche che configurano<br />

schematicamente la parola, privata delle vocali intermedie.

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