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Testo - Camera dei Deputati

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383 —<br />

confini di un controllo giuridico, non d'un esame morale: « <strong>dei</strong><br />

requisiti morali, come osservava Silvio Spaventa, è pei senatori giu­<br />

dice il ìie, coìne pei deputati lo sono gli elettori ». Esagerando la<br />

sua prerogativa il Senato rischia di compromettere la sua esi­<br />

stenza 'lì.<br />

A tutto ciò si può au"uium!;ere che non meno i^^ravi sono le<br />

conseguenze. Il Senato, arbitro di accogliere o di rifiutare chi nif^glio<br />

gli piaccia, può pronunziare T ostracismo di un individuo che più<br />

volte sia stato acclauìalo nei comizi quale rappresentante del popolo,<br />

magari anche chiamato dalla fiducia della Corona alPalto uflficio di<br />

ministro e così direttamente biasimare chi si fidò delle qualità del<br />

condannalo: può respingere dal suo seno magistrati, ingenerando<br />

nella pubblica opinione diffidenze e sospetti sul potere giudiziario,<br />

e gli esempi si possono moltiplicare per tutte le categorie del-<br />

Tart. 33. In ogni caso poi la scelta del Re viene tacciata come in­<br />

considerala 0 erronea.<br />

Rispetto poi alla persona, cui il supremo consesso chiude in<br />

viso le porte, gli inconvenienti si trasformano in danni. La Corona,<br />

decretando la dignità senatoria ad un individuo, lo addita allo sguardo<br />

del paese: il Senato respingeiidolo lo getta in pascolo al pettego­<br />

lezzo, alle accuse, al discredilo: un modesto cittadino, integro e<br />

probo, ma colpito da sventure domestiche, o travolto senza colpa<br />

in intrighi, dal verdetto negativo del Senato è condannato come da<br />

una suprema inquisizione nel |)ii\ profondo mistero, senza essere<br />

stato accusato, senza essersi potuto difendere, ad una pena generica<br />

che pone in catliva luce tutto il suo passato e lo demolisce per<br />

r avvenire. Sia egli un funzionario dello Stato, appartenga invece<br />

ad una accademia scientifica, do|ìo una tale deminutio ccqnfis egli<br />

è liquidato, come disse TArbib (5). con una sentenza di morteci-<br />

vile. A ciò si agguinga che il nuovo nominato perdendo V onore<br />

del laliclaviu è costretto il più dell*:^ volte a presentare le dimis­<br />

sioni dalla carica che gli avrebbe dovuto aprire le porte del Se­<br />

nato. In tal modo, come scrisse Francesco d'Ovidio, « il senatore<br />

nìal nominato resta in un curioso limbo, o come un'anima antica<br />

che per T onorala sepoltura negatagli vagasse in riva alP Acheronte,<br />

indarno implorando il noccliicr [»runo, ripae nìierioris amore ».<br />

1 ) Ni'ir aprila 1 !IOo appena opposto ritìuio alla convalida/ioiìc delle<br />

l'italo iiouìino apparvi^ un proiii^to bucchini sulla rifoinia del Senato.<br />

. ('i) Stampa, W aprile VMW].<br />

4

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