Testo - Camera dei Deputati
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confini di un controllo giuridico, non d'un esame morale: « <strong>dei</strong><br />
requisiti morali, come osservava Silvio Spaventa, è pei senatori giu<br />
dice il ìie, coìne pei deputati lo sono gli elettori ». Esagerando la<br />
sua prerogativa il Senato rischia di compromettere la sua esi<br />
stenza 'lì.<br />
A tutto ciò si può au"uium!;ere che non meno i^^ravi sono le<br />
conseguenze. Il Senato, arbitro di accogliere o di rifiutare chi nif^glio<br />
gli piaccia, può pronunziare T ostracismo di un individuo che più<br />
volte sia stato acclauìalo nei comizi quale rappresentante del popolo,<br />
magari anche chiamato dalla fiducia della Corona alPalto uflficio di<br />
ministro e così direttamente biasimare chi si fidò delle qualità del<br />
condannalo: può respingere dal suo seno magistrati, ingenerando<br />
nella pubblica opinione diffidenze e sospetti sul potere giudiziario,<br />
e gli esempi si possono moltiplicare per tutte le categorie del-<br />
Tart. 33. In ogni caso poi la scelta del Re viene tacciata come in<br />
considerala 0 erronea.<br />
Rispetto poi alla persona, cui il supremo consesso chiude in<br />
viso le porte, gli inconvenienti si trasformano in danni. La Corona,<br />
decretando la dignità senatoria ad un individuo, lo addita allo sguardo<br />
del paese: il Senato respingeiidolo lo getta in pascolo al pettego<br />
lezzo, alle accuse, al discredilo: un modesto cittadino, integro e<br />
probo, ma colpito da sventure domestiche, o travolto senza colpa<br />
in intrighi, dal verdetto negativo del Senato è condannato come da<br />
una suprema inquisizione nel |)ii\ profondo mistero, senza essere<br />
stato accusato, senza essersi potuto difendere, ad una pena generica<br />
che pone in catliva luce tutto il suo passato e lo demolisce per<br />
r avvenire. Sia egli un funzionario dello Stato, appartenga invece<br />
ad una accademia scientifica, do|ìo una tale deminutio ccqnfis egli<br />
è liquidato, come disse TArbib (5). con una sentenza di morteci-<br />
vile. A ciò si agguinga che il nuovo nominato perdendo V onore<br />
del laliclaviu è costretto il più dell*:^ volte a presentare le dimis<br />
sioni dalla carica che gli avrebbe dovuto aprire le porte del Se<br />
nato. In tal modo, come scrisse Francesco d'Ovidio, « il senatore<br />
nìal nominato resta in un curioso limbo, o come un'anima antica<br />
che per T onorala sepoltura negatagli vagasse in riva alP Acheronte,<br />
indarno implorando il noccliicr [»runo, ripae nìierioris amore ».<br />
1 ) Ni'ir aprila 1 !IOo appena opposto ritìuio alla convalida/ioiìc delle<br />
l'italo iiouìino apparvi^ un proiii^to bucchini sulla rifoinia del Senato.<br />
. ('i) Stampa, W aprile VMW].<br />
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