Testo - Camera dei Deputati

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$P~UTlLA\ - Camera dei Deputati$

384 — VJll. — Niun dubbio die tanto Tun;), quanto l'altra leoricn, sia suflTagata da argomenti validissimi; per altro mi sembra clic per la soluzione della grave controversia si debba porre in rilievo la distinzione fra criteri politici e criterii giuridici : gli uni po tranno essere di grandissimo valore e venire apprezzali per UWA legge avvenire; ma gli altri, in questa come in ogni altra quc^stion*' giuridica, debbono soli ritenersi efficienti, qualora si voglia giun gere a conclusioni rigorosamente esatte. Su tale questione mancu una espressa disposizione legislativa, occorre quindi risalire ni prin cipi fondamentali del nostro diritto pubblico, specie a quelli rela tivi alla natura ed al carattere dell'istituzione senatoria. Nell'ordinamento costituzionale ilaliano, il Senato è un' nlt;i assemblea legislativa, la quale, pur essendo in grandissima parte pareggiata per attribuzioni e ))rerogative alla Camera dei Deputati, se ne contraddistingue sostanzialmente per il modo di sua Ibrma- zione. Molteplici sono le maniere secondo le (inali può costituirsi un'assemblea politica, e cioè per elezione, per nomina del Capo dello Stato, per ereditarietà, per diritto di ufficio, per cooptazione, ecc. Il nostro legislatore lia chiaramente indicalo il modo secondo il quale si debbono formare le due assemblee legislative, e cioè l'ele zione per la Camera dei Deputati, la nomina regia pel Senato: ogni altro modo di formazione ripugna al nostro ordinamento co stituzionale. Orbene, se al Senato si consentisse il diritto di poter rifiutare la convalidazione delle nomine per motivi digerenti da quello della mancanza dei requisiti esaminati, si verre])be, come ha accennato il Codacci-I^isanelli, a riconoscergli il diritto di coop tazione. Difatli se la cooptazione non appare tanto chiara finche i Senato si limita a radiare alcuni pochi nomi da una lista lunga di no minati, può moslrarsi invece più evidente quando gli esclusi siano molli. Attribuendo al Senato colai diritto risulterebbe di conseguenza completamente snaturato il carattere dell'istituzione senatoria; al Re resterebbe un diritto di presentazione, al Senato quello di scelta. Ora tutto ciò, come ho detto, ripugna al carattere del nostro diritto pubblico e (juindi deve negarsi al Senato il diritto di rifiutare la convalidazione per motivi extra-legali. Ne vale il dire che Tonora bilità è il titolo dei titoli: ciò in sostanza si riduce ad un limite della prerogativa regia, non previsto da norma giuridica e quindi deve respingersi percliè nessun limite può mai presumersi. Questa teorica poi trova un punto d' appoggio nello stesso re- golaiuenlo del Senato, il ipiale [ìrescrivc che la relazione sulla va-
— 385 lidità della nomina di un senatore non debba contenere ne giudi/io, né indicazione, né allusione relativi ai meriti personali del nomi nato, salvo si tratti di persona che con servizi o meriti eminenti abbia illustrato la patria. Accogliendosi invece la teorica opposta il Senato avrebbe il mezzo di discutere l'opportunità delTatto governativo, di poter bat tere Il ministero con un eccesso di potere e una violazione di legge, di paralizzare le aggregazioni di senatori con una illegittima resi stenza contro la regia prerogativa. Senonché il Codacci-Pisanelli, che ha accennato alla soluzione vera della questione, poco dopo si contraddice affermando che il Se nato può per via di giurisprudenza Hssare altre condizioni delle quali debba essere provvisto il neo senatore. E' indiscutibile che il Senato sia pienamente libero nel valutare la validità dei titoli del nuovo nominato e quindi possa rifiutare la convalidazione quando ritenga che tali titoli facciano difetto: ma negare al Senato la possibilità di non convalidare una nomina per mancanza d'un requisito di verso da quelli legali e riconoscergli, poi la facoltà di potersi da solo autorizzare, sia pure in via di giurisprudenza, a stabilire con dizioni nuove per la nomina a senatore è un conlrosenso: ciò equi vale a riconoscere alla consuetudine la forza di poter derogare alle leggi, e nel caso specifico ad accordare al Senato la facoltà di limitare la prerogativa regia. A ciò si aggiunga che questa giurisfjrudenza dovrebbe essere costituita da tanti singoli giudicati, ciascuno dei quali, cominciando dal primo, alla stregua dei principi esposti, do vrebbe essere dichiarato incostituzionale, E veri nuovi limiti, per quanto razionalmente possano costi tuire indicazioni per una legge futura e politicamente ofìVano un criterio di guida nella scelta delle persone da nominarsi, sarebbero quelli che, secondo il (Codacci-Pisanelli, il Senato potrebbe intro durre per via di giurisprudenza; cosi ad esempio il non essere mai incorso in condanne penali che farebbero decadere dalla dignità di senatore, o in condanne penali |)er l'esercizio delTufficio in grazia del quale il nominato rienira in una delle categorie contemplate dallo statuto, non essere stato destituito ecc. lo invece ritengo che questi, come tutti gli altri limiti air in fuori dei legali debbono escludersi sotto T impero delle normi vi genti. Non vi sarebbe di fatto ragione, che un individuo, incorso in una delle anzidette condanne, riacquistati i diritti civili e politici, potesse essere eletto deputato e non già venir nominalo senatore. Archivio giuridico u Filippo Serafini » Terza Sene, Yol. Vi, -27
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