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L’“annus horribilis” dell’artigianato siciliano<br />

Movimprese: oltre seimila le aziende chiuse<br />

Più aperture che chiusure: il mondo dell’imprenditoria siciliana<br />

chiude un annunciato “annus horribilis”, quello appena<br />

trascorso, con risultanze positive anche se la crisi<br />

non sembra per nulla alle spalle.<br />

Tra chiusure e aperture di azienda nell’Isola il saldo del 2013 finisce<br />

con il segno più, pari ad un tasso di crescita dello 0,19 per<br />

cento. Quindi, seppur per un pelo, in Sicilia si riesce a galleggiare<br />

anche se il tasso di crescita medio nazionale è superiore: in Italia<br />

si registra un +0,21 per cento, in terra siciliana non si va oltre lo<br />

0,19 per cento.<br />

C’è però un dato preoccupante riguardo a questa crescita e cioè<br />

che anche il Sud comincia a girare a diverse velocità. La Basilicata<br />

infatti è riuscita a doppiare quasi la Sicilia in saldo di nati-mortalità<br />

delle imprese, la Basilicata fa meglio quasi 5 volte di più. Se si<br />

considera che si vive in contesti quasi simili al meridione, in Sicilia<br />

bisogna anche sotto questo aspetto cominciare a farsi qualche<br />

domanda.<br />

Una cosa è certa: anche il tasso di crescita del 2013 rispetto all’anno<br />

precedente è in caduta libera sempre nell’Isola: il saldo appena<br />

due anni fa, seppur nel bel mezzo di una crisi economica, è<br />

stato dello 0,44 per cento. Numeri che sono riportati nell’indagine<br />

di Movimprese, sulla base dei dati riportati da Unioncamere e Infocamere,<br />

che raggruppa tutte le Camere del commercio d’Italia.<br />

Nello specifico nell’anno appena trascorso la Sicilia ha fatto registrare<br />

29.198 iscrizioni contro le 28.296 chiusure, per un saldo in<br />

attivo di 902 unità.<br />

Una piccola goccia nel mare ma sostanzialmente questa è quasi<br />

la media nazionale. Nello specifico la Sicilia è l’ottava regione con<br />

la migliore perfomance sotto questo aspetto. Fa invece molto preoccupare<br />

il precario stato di salute delle imprese artigiane siciliane:<br />

in questo caso il saldo di nati-mortalità è negativo e il divario<br />

con la media nazionale aumenta esponenzialmente. Si è verificato<br />

un tasso negativo del 2,43 per cento contro il -1,94 per cento<br />

italiano, quindi quasi mezzo punto percentuale in più. Drammatiche<br />

davvero le proporzioni di questo declino dell’artigianato siciliano:<br />

4.530 le iscrizioni, addirittura 6.528 le botteghe che<br />

hanno abbassato la propria saracinesca.<br />

Il tasso di crescita, già negativo anche nel 2012, è addirittura<br />

raddoppiato: si è infatti passati dal -1,20 per cento all’attuale -<br />

2,43. Invece non conosce davvero sosta la crescita delle imprese<br />

cooperative: nell’Isola si è chiuso il 2013 con 494 imprese<br />

in più pari ad un +1,92 per cento, facendo così salire il numero<br />

complessivo di queste imprese a 25.848. Solo Lazio e Lombardia<br />

in Italia sono riuscite e fare meglio ma comunque non<br />

tanto da togliere la leadership nazionale di imprese attive nel<br />

settore alla Sicilia.<br />

A livello territoriale l’Isola piazza diverse province in cima alla<br />

classifica nazionale nel saldo di nati-mortalità: c’è Siracusa al<br />

9° posto (+1,01 per cento), Catania all’11° (+0,92), Messina al<br />

14° (+0,77) e Palermo al 16° (+0,70). Da qui probabilmente si<br />

deve ripartire per rilanciare il tessuto economico siciliano.<br />

M.G.<br />

Il bilancio globale di un anno di Unioncamere<br />

Secondo Unioncamere, nell’analisi dei dati di Movimprese,<br />

l’ormai lunga crisi economica continua a pesare in modo<br />

disomogeneo sui settori dell’economia italiana. Per il settore<br />

agricolo, il ridursi delle imprese (-29.797 unità nel 2013) è<br />

ormai un fenomeno che può definirsi secolare e non riconducibile,<br />

almeno nella sua portata generale, agli effetti della crisi: “Tra le<br />

cause – scrive Unioncamere - le principali sono l’abbandono di<br />

aziende agricole per la loro marginalità economica e il venir meno<br />

dei molti vecchi titolari, da cui il frequente cambio di destinazione<br />

dei suoli agricoli in seconda casa, edilizia turistica, diffusione di<br />

fabbricati industriali, strutture economiche di servizi, opere pubbliche,<br />

promozione della mobilità delle persone e delle merci,<br />

eccetera”. Le Camere di Commercio sono convinte poi che a riflettere<br />

con certezza il peso della crisi e il mancato rilancio dell’economia<br />

è invece l’andamento del settore delle costruzioni<br />

che, anche nel 2013 (-12.878 unità e variazione dello stock pari<br />

a -1,4 per cento) vede ridursi ulteriormente la propria base imprenditoriale.<br />

Bilancio negativo (soprattutto per il peso che in<br />

esso rivestono le imprese artigiane) anche per l’insieme delle<br />

attività manifatturiere (-5.929 unità, per una variazione annua<br />

negativa dello stock prossima all’1 per cento).<br />

M.G.<br />

17febbraio2014 asud’europa 13

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