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Roberta Torre porta in scena l’Aida<br />
Parla il protagonista, Ernesto Tomasini<br />
Gilda Sciortino<br />
Uno spettacolo, dunque, veramente unico. Cosa ha voluto<br />
significare portarlo sulla scena?<br />
“Posso intanto dire che mi sto divertendo un mondo – racconta<br />
Tomasini – perché è un misto tra favola e canzoniere poetico,<br />
una specie di Alfieri cavalleresco. Io canto, ma recito pure. Il<br />
linguaggio, poi, è molto contemporaneo perché c’è il turpiloquio<br />
della lingua moderna, ma ci sono soprattutto le contaminazioni<br />
di generi che vanno dalle canzoni soul al varietà, dal musical<br />
alla chanson di Jacques Brel, sino alla poesia e al teatro di<br />
prosa vero e proprio. C’é anche una certa irriverenza, questa<br />
sorta di scompostezza generale, un’anarchia che non appartiene<br />
a nessuno dei canoni classici”.<br />
E’ un rientro a Palermo in grande stile il suo, vestendo i panni<br />
di un‘Aida riletta come solo Roberta Torre avrebbe potuto<br />
fare - surreale, stravagante, favolistica, poetica - nel nuovo<br />
scenario artistico di un Teatro Biondo, diretto da Roberto Alajmo,<br />
la cui stagione segna una netta rottura col passato e l’apertura ai<br />
migliori talenti della città, molti dei quali andati via per potere esprimere<br />
la propria arte. Tra questi c’è, infatti, Ernesto Tomasini, in<br />
scena da mercoledì 19 a domenica 23 febbraio e, fuori abbonamento,<br />
ogni giorno alle 10, sino al 2 marzo.<br />
Una rivisitazione fantastica dell’opera verdiana, quella offerta dalla<br />
Torre, che mescola prosa e canzoni (le musiche sono dell’Ensemble<br />
di Giacomo Cuticchio), generi e mondi artistici differenti,<br />
grazie ai quali potere sicuramente sognare. Un’occasione unica<br />
anche e soprattutto per ritrovare a Palermo, nella città che ha visto<br />
sbocciare il suo innato e inconfutabile talento, quest’ artista da anni<br />
apprezzato e amato all’estero, ma non conosciuto allo stesso<br />
modo nel capoluogo siciliano. E’, però, anche grazie a lui che Roberta<br />
Torre ha potuto pensare a un’Aida che facesse riflettere sulla<br />
contemporaneità, sull’Italia e sui suoi contorti e decadenti meccanismi<br />
di potere. Compiendo un viaggio attraverso le parole, il musical,<br />
la chanson, e dando vita a un canzoniere in cui “la poesia<br />
non disdegna d’essere cantata o pronunciata da una lingua mai<br />
udita”.<br />
Vi siete incontrati felicemente sin da subito, tu e Roberta?<br />
“Lo dissi a lei, prima ancora di conoscerla bene, che non volevo<br />
fare la verginella, nel senso che l’Aida di Verdi aveva senso<br />
compiuto a quell’epoca, buona per educare le fanciulle e commuovere<br />
il pubblico. Oggi sarebbe un personaggio ridicolo,<br />
quindi era necessario reinventarlo e rivederlo, giocando su<br />
nuovi schemi e canoni. Del resto, da quando faccio teatro amo<br />
ribaltare i ruoli sessuali, giocare e vedere sin dove ci si può<br />
spingere proponendo cose del tutto nuove. Anche qui andava<br />
fatta qualcosa di differente, perché sul tema hanno detto e fatto<br />
di tutto. Roberta Torre ha colto subito l’importanza del percorrere<br />
queste strade diverse dal consueto, dando vita a un’Aida<br />
veramente da combattimento. L’abbiamo anche descritta come<br />
una tigre in gabbia, un animale rock soprattutto nel finale, in un<br />
certo senso un’aliena che viene da altro pianeta. Tutto questo<br />
è stato possibile grazie alla sintonia tra noi due. Il suo modo di<br />
lavorare può mettere in difficoltà tanti attori ma io che vengo<br />
dal cabaret, dove tutto cambia ogni giorno e non ci sono certezze,<br />
non riesco ad avere problemi”.<br />
Dicevamo un rientro alla grande, per Ernesto Tomasini, dal momento<br />
che questo è il suo primo spettacolo a Palermo, dopo<br />
21 anni di assenza. Certo, a settembre è tornato per ritirare il<br />
premio “Glam Awards Sicilian in the World”, ma nella particolare<br />
occasione che gli si apre innanzi ha la possibilità di condividere<br />
con il pubblico che lo ama e con quanti ancora non lo conoscono<br />
il suo amore per l’arte e il palcoscenico. Tornando a far<br />
parte di quel non indifferente numero di artisti siciliani, che<br />
hanno dovuto abbandonare la loro terra per farcela, ai quali il<br />
nuovo Teatro Biondo di Roberto Alajmo sta rendendo il giusto<br />
merito.<br />
Il premio della scorsa estate ti ha fatto nuovamente respirare<br />
l’aria della città che ti ha dato i natali.<br />
“E’ stato un bel momento. Mi ha fatto per un momento tornare<br />
alla memoria il primo, vinto all’età di 18 anni, in un concorso<br />
per nuovi talenti. Nella commissione c’erano tanti attori palermitani,<br />
tra cui Giorgio Li Bassi. Ma aldilà dell’ultimo riconoscimento,<br />
quello che è più importante per me è che, da allora, si<br />
sono aperte altre porte. Improvvisamente, infatti, si sono ricordati<br />
di me e, da una serie di incontri felici, sono nate tante belle<br />
idee per progetti futuri anche qui”.<br />
Nel capoluogo siciliano, dopo tanta esperienza all’estero.<br />
40 17febbraio2014 asud’europa