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Palermo centro storico:<br />
o si rilancia o si perde la guerra<br />
Teresa Cannarozzo<br />
L’ultimo crollo di mercoledì sera 5 febbraio alla Vucciria, quartiere<br />
dove allignano i resti di un grande mercato popolare all’aperto,<br />
ormai in dismissione per la rarefazione progressiva<br />
degli abitanti, impone di riconfigurare strategie e politiche da parte<br />
dell’amministrazione sul futuro del centro storico che devono essere<br />
condivise e sostenute dalla cittadinanza. Il crollo non ha provocato<br />
una strage solo perché si è verificato di mercoledì, giorno<br />
infrasettimanale in cui la movida notturna non ha le dimensioni di<br />
massa del fine settimana.<br />
Il crollo ha interessato l’edificio che chiude a nord piazza Garraffello,<br />
che al tempo della primavera palermitana (prima metà degli<br />
anni ’90) era stata abbellita con i restauro della fontana, il verdeggiare<br />
di papiri e le panchine in marmo disegnate dal famoso<br />
designer Ettore Sotsass. L’edificio, malamente puntellato, non era<br />
considerato tra i palazzi monumentali nelle carte del P.P.E., mentre<br />
i restanti lati della piazza sono costituiti dai grandiosi edifici nobiliari<br />
Duca della Grazia (ovest), Lo Mazzarino (sud) e Rammacca<br />
(est), più o meno degradati, murati, abbandonati a un incerto destino.<br />
L’edificio crollato, di cui non si è mai capita bene l’attribuzione<br />
della proprietà (Comune e privati) era stato in parte<br />
smontato una ventina d’anni fa e in quell’occasione si erano potuti<br />
individuare nella parte basamentale i resti monumentali<br />
della Loggia dei Catalani, costituiti da<br />
un arco ribassato e da due poderosi piedritti. Su<br />
questa scoperta fu fatta una interessante tesi di<br />
laurea in Architettura dall’ormai architetto Rosario<br />
Monteleone, con rilievi accurati e idee progettuali<br />
di un certo interesse.<br />
La Loggia dei Catalani, evocata anche dal toponimo<br />
di via della Loggia, insieme al vicino complesso<br />
di Santa Eulalia, costituisce la<br />
testimonianza dell’insediamento dei Catalani a<br />
fini commerciali, avvenuto nel corso del XV secolo<br />
nel Mandamento Castellammare che è<br />
stato storicamente vocato ad ospitare le strutture<br />
commerciali delle città e delle nazioni straniere<br />
per via della vicinanza della Cala: Pisani,<br />
Amalfitani, Catalani, Genovesi. Anche la chiesa<br />
I crolli recenti impongono<br />
strategie e politiche<br />
da parte<br />
dell’amministrazione<br />
sul futuro del centro<br />
storico che devono<br />
essere condivise e<br />
sostenute dalla cittadinanza<br />
di S. Giorgio dei Genovesi è una testimonianza in questa direzione.<br />
Questi insediamenti risalgono per lo più al XV secolo e le parti basamentali<br />
degli edifici, i cortili interni, e alcuni frammenti delle facciate<br />
mostrano ancora elementi architettonici e stilistici del tardo<br />
1400. I palazzi residenziali monumentali sono stati profondamente<br />
ristrutturati e ammodernati nel corso del 1700 e del 1800 e mostrano<br />
all’esterno elementi architettonici e decorativi tardo barocchi.<br />
Ma poiché la nobiltà palermitana mirava a spendere solo sulle<br />
facciate principali, che erano quelle più in vista, questa risparmiosità<br />
ci ha consentito in tante occasioni di ritrovare nei cortili interni<br />
e nelle facciate laterali strutture e partiti decorativi del tardo 1400.<br />
Ciò è riscontrabile, per esempio nel cortile del palazzo Lo Mazzarino,<br />
con ingresso da via della Loggia, e sulla facciata laterale del<br />
medesimo palazzo, a circa quattro metri da terra, sempre su via<br />
della Loggia, dove occhieggiano bifore quattrocentesche.<br />
Prima che l’ingresso del Palazzo Duca della Grazia fosse definitivamente<br />
murato, con un’altra tesi di laurea ci siamo accorti che i<br />
piani alti del palazzo, nel corso del XIX secolo, erano stati trasformati<br />
in albergo, sempre per la vicinanza della Cala e dei traffici<br />
portuali.<br />
L’edificio che si è configurato nel corso dei secoli sui resti della<br />
Loggia dei Catalani era costituito da una unità edilizia processuale<br />
multi-piano e non ha mai avuto carattere monumentale,<br />
ma sembra che il Comune di fronte al ritrovamento dei resti<br />
della Loggia, abbia fermato un progetto di recupero già iniziato<br />
all’interno dell’ufficio Centro Storico.<br />
Oggi ci troviamo a un punto di svolta, con l’esasperazione di<br />
conflitti che vedono contrapposti l’amministrazione comunale, i<br />
residenti, i commercianti, le associazioni di cittadini, gli albergatori,<br />
sotto la spada di Damocle del degrado statico assai preoccupante<br />
degli edifici in zone frequentatissime la sera e la<br />
notte dei fine settimana da masse di giovani per trascorrere<br />
tempo libero low cost.<br />
Non si può rischiare di perdere la guerra dopo avere vinto faticosamente<br />
tante battaglie. Le battaglie vinte sono costituite dall’esistenza<br />
dei piani di recupero (dal 1993), dai finanziamenti<br />
erogati ai privati, pur tra incertezze e lentezze di ogni genere,<br />
dall’utilizzazione di fondi regionali e comunitari per il recupero<br />
di immobili monumentali, dal trasferimento di nuovi residenti,<br />
borghesi illuminati che hanno investito nel centro<br />
storico animandone la rinascita, dall’apertura<br />
di alberghi di prestigio (forse troppi?), da<br />
bed and breakfast e ritrovi di ogni genere. Da<br />
non trascurare la creazione del grande polmone<br />
verde del Foro Italico, il disseppellimento<br />
del Castello a Mare e più recentemente il restyling<br />
della Cala, con ulteriori spazi ricreativi e<br />
di servizio di grande suggestione.<br />
E’ sembrato finora che il centro storico riuscisse<br />
faticosamente ad emergere dalla condizione<br />
di area totalmente degradata per<br />
offrirsi almeno in alcune sue parti come una<br />
concentrazione di spazi di grande bellezza architettonica<br />
e paesaggistica nei quali individare<br />
un habitat privilegiato, consumare eventi culturali<br />
e intrattenimenti di ogni tipo, che si sono<br />
man mano identificati in una vita notturna sempre più intensa<br />
anche in zone ancora gravemente permeate da un livello di pericoloso<br />
degrado degli edifici. Come è il caso della Vucciria e di<br />
piazza Garraffello.<br />
Si rischia di perdere la guerra se si radica la convinzione che il<br />
centro storico costituisca una realtà invivibile, caratterizzata da<br />
un conflitto permanente tra amministrazione, residenti, commercianti<br />
e city users di vario genere, in assenza di regole e di<br />
rispetto reciproco: in una parola si rischia di perdere la guerra<br />
se i nuovi residenti si pentono amaramente di essersi trasferiti<br />
nel centro storico e minacciano di andarsene riproponendo un<br />
nuovo spopolamento, forse irreversibile.<br />
Al di là delle accuse reciproche e di un inutile scarica barile (le<br />
colpe dei privati che non sono intervenuti) bisognerebbe instaurare<br />
un nuovo dialogo tra l’amministrazione e tutti quelli che<br />
hanno qualcosa da dire e da proporre, rilanciando l’interesse e<br />
la partecipazione corale verso il recupero del centro storico,<br />
che è il cuore straordinario e imperdibile della comunità e dell’identità<br />
urbana.<br />
17febbraio2014 asud’europa 17