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L'Europa che tace guardando Kiev<br />
Gabriele Alaimo<br />
Chi l'ama e chi l'odia. Chi la sogna e chi la disdegna. E'<br />
quanto mai controverso il giudizio verso l'Unione europea,<br />
apprezzata da molti e schernita dai più. Quale sia la verità<br />
forse potrebbe sembrare difficile stabilirlo, ma è un dato di fatto<br />
che alcuni questa Europa la desiderano fortemente.<br />
Ancora non si è spento il focolaio di scioperi e proteste in Ucraina,<br />
paese che fino a non troppo tempo fa ha fatto parte della sfera di<br />
influenza dell'Unione Sovietica prima e della Russia poi, ma che<br />
ora ha scelto di abbandonare le vecchie postazioni politiche per<br />
aderire al progetto europeo.<br />
O almeno questo è quello che si accingeva a fare, prima dell'improvviso<br />
cambio di fronte del proprio governo, non esattamente in<br />
linea con le aspettative del resto del paese.<br />
Non è infatti passata inosservata l'interruzione dei trattati di associazione<br />
con l'UE da parte di Viktor Yanukovich, il tanto contestato<br />
leader ucraino, che solo qualche mese fa ha siglato un accordo<br />
con la Russia che forse gli permetterà di rimpinguare le casse<br />
piangenti dello Stato, ma che certamente non è piaciuto per niente<br />
ai tanti che si sono riversati in Piazza Maidan, a Kiev, fermamente<br />
contrari a questo riavvicinamento a Mosca. Ed ecco che arriviamo<br />
alle immagini degli ultimi giorni, con manifestanti asserragliati nelle<br />
vicinanze dei palazzi del potere ed un governo che da una parte<br />
cerca di non deludere il partner russo e dall'altra di non innescare<br />
una guerra civile.<br />
Ma tra le urla di Piazza Maidan, è l'imbarazzante silenzio dell'Unione<br />
Europea a risuonare ancor più rumoroso.<br />
Escludendo le timide reazioni dei singoli stati, l'UE è ben lungi da<br />
dichiarare con forza la propria posizione in merito ad i fatti di Kiev,<br />
nonostante gli scontri di piazza e le notizie sempre più preoccupanti<br />
che giungono dai vicini confini ucraini.<br />
Sembrerebbe un controsenso, ed effettivamente sarebbe assurdo<br />
dire che non lo sia, ma la verità è che è giunta ben più pronta la<br />
risposta degli Stati Uniti che dell'Europa unita, quasi che i manifestanti<br />
stiano protestando per entrare nell'America di Obama piuttosto<br />
che per poter eleggere i propri rappresentanti a Strasburgo.<br />
Le ragioni di questo silenzio, interrotto solo da qualche spaurito<br />
bisbiglio, purtroppo è da ritrovarsi in motivazioni prettamente economiche.<br />
Pesa infatti su Kiev un debito estero spaventoso e risale a non<br />
molto tempo fa la richiesta di un prestito di ben 15 miliardi al Fondo<br />
Monetario Internazionale, richiesta che il direttore generale Christine<br />
Lagarde avrebbe accordato solo a condizioni insostenibili<br />
per il paese e che l'Europa ha cercato solo blandamente di addolcire.<br />
La fredda logica dei numeri e delle borse stride con l'entusiasmo<br />
dei manifestanti di Maidan, che chiedono a gran voce di poter dire<br />
la loro sul proprio futuro, di aderire ad un progetto, quello europeo,<br />
che nasceva per la pacifica collaborazione tra quelle<br />
stesse Nazioni che solo poco tempo prima avevano dilaniato il<br />
Vecchio Continente.<br />
C'è da chiedersi se quell'Europa di Schumann esista ancora, se<br />
non sia stata forse colpita a morte da una crisi che sa soltanto<br />
parlare di austerity, la cui priorità sembra essere solo quella dei<br />
conti in regola.<br />
Certamente nessuno potrebbe mettere in dubbio che l'economia<br />
sia ben altro che una semplice questioni di numeri. Su bilanci<br />
e stabilità verte il destino stesso di stati e organizzazioni<br />
internazionali, ma allo stesso tempo questo silenzio sembra<br />
davvero troppo. Anche questo, e non solo la crisi, mina la stabilità<br />
di un'Unione che, più che un soggetto politico, talvolta<br />
sembra prendere le forme di una S.p.A.<br />
Ripartire da Kiev.<br />
Forse è questo che l'Europa dovrebbe fare, per ridare forza ad<br />
un sogno che Strasburgo sembra aver dimenticato.<br />
Liceo Classico Vittorio Emanuele II<br />
Palermo<br />
8 25febbraio2014 asud’europajunior