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Inaugurazione anno accademico 2006-2007 - Università degli studi ...

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Un secondo meccanismo, elaborato ancora da Hamilton insieme a Robert Axelrod è quello della<br />

reciprocità debole. Se due specie, o fenotipi, “giocano” ripetutamente nel tempo e, ad ogni ripetizione,<br />

cooperano se anche l’altro lo fa, ma non cooperano in caso contrario, alla fine emerge un equilibrio di<br />

cooperazione. Ciò a condizione che i soggetti non siano troppo impazienti, ovvero, come dicono gli<br />

economisti, abbiano un tasso di sconto sufficientemente basso. Tale meccanismo è piuttosto dubbio in<br />

campo animale, dove persino i primati più evoluti mostrano spesso una forte tendenza a defezionare per<br />

la loro scarsa capacità di intravedere benefici futuri in cambio della rinuncia a benefici presenti. Ma<br />

anche a livello umano esso sembra dare evidenze favorevoli soltanto nel caso di piccoli gruppi 22 .<br />

Supponiamo tuttavia che la società si articoli in comunità che non si formano casualmente, altrimenti<br />

– come già Hamilton aveva avvertito con riferimento alle specie animali – per individui dai tratti non<br />

egoistici non vi sarebbe altro destino che l’estinzione 23 . Tali comunità si costituiscono principalmente<br />

tra persone che h<strong>anno</strong> in comune problemi riconducibili a dilemmi sociali, circostanza molto <strong>studi</strong>ata in<br />

sociologia oltre che in economia 24 . Si formano così società locali e territoriali che devono risolvere<br />

questioni di beni pubblici, come strade e comunicazioni o, in tempi non pacifici, problemi di difesa;<br />

oppure gruppi di interesse, associazioni, organizzazioni politiche e sindacali che traggono vantaggi<br />

addizionali, o esternalità positive, dal perseguimento collettivo dei loro obiettivi, e via dicendo.<br />

Supponiamo poi che entro tali gruppi, o almeno in alcuni di essi, coesistano inizialmente individui<br />

dotati di preferenze per l’equità e individui che ne sono privi, come Abele e Caino. Gli individui<br />

interagiscono e le loro interazioni d<strong>anno</strong> luogo a esiti che possono essere cooperativi o non cooperativi.<br />

Nello stadio successivo, tuttavia, i comportamenti o strategie che h<strong>anno</strong> prodotto esiti più vantaggiosi<br />

vengono adottati da un numero maggiore di soggetti e, come nell’evoluzione biologica, crescono più<br />

rapidamente. A livello umano ciò può essere interpretato come imitazione o apprendimento, dunque<br />

come un processo di selezione di tipo culturale piuttosto che genetico. Si potrebbe dire, seguendo i<br />

suggerimenti di Luca Cavalli–Sforza e Marcus Feldman, se non addirittura alcune intuizioni di Darwin<br />

nella sua Origine dell’uomo, che a questo stadio si sia prodotta una forma modificata dell’evoluzione,<br />

che fa leva sulla trasmissione culturale.<br />

Così quando vi sono più equilibri sarà la proprietà di stabilità evolutiva a selezionare quello capace<br />

di affermarsi. Quale di essi, o quale loro combinazione, possa evolvere dipende infatti dalla loro forza di<br />

attrazione, determinata in ultima istanza dall’intensità <strong>degli</strong> incentivi o dei disincentivi a cooperare. Se<br />

però assumiamo che gli individui con preferenza per l’equità valutino negativamente gli esiti diseguali<br />

generati dalla defezione o addirittura sanzionino coloro che non cooperano, vi sar<strong>anno</strong> minori incentivi<br />

a non cooperare 25 . Dunque la presenza della reciprocità forte fa sì che il comportamento equo, anche se<br />

Discorso inaugurale del Rettore Prolusione prof. Rampa Intervento Ministro Mussi Borse, Premi e Riconoscimenti<br />

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