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Inaugurazione anno accademico 2006-2007 - Università degli studi ...

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andava sovente a Tirana a scambiare partite di prodotti italiani con merci albanesi: quella era stata la<br />

volta di riportare in Italia alcune migliaia di pipe.<br />

Talvolta gli ex–allievi sono anche poeti, come è il caso di Marzio Porro, che le ha dedicato una suite<br />

molto bella, e di Fabio Pusterla, ticinese, che <strong>studi</strong>ò a Pavia alla fine <strong>degli</strong> anni Settanta, del quale voglio<br />

leggere e interpretare il finale del primo pezzo di un trittico, Congedo da Maria, ora confluito nel libro<br />

Folla sommersa (Marcos Y Marcos 2004):<br />

(Chiusi nei cimiteri di una nota a piè di pagina<br />

tetri addetti al catasto letterario si scambiavano motti salaci. Perché in fondo<br />

eri solo una donna, una donna nel tempio, e troppo audace.<br />

Anche di questo rideva il tuo riso<br />

mordace).<br />

Certi <strong>studi</strong>osi di Università, soprattutto maschi, la prendevano talvolta in giro, perché davvero era<br />

alquanto indifesa e il suo attivismo poteva sembrare protagonismo eccedente il clima pacato e censurato<br />

del contesto. In una sede consolidata da secoli, con le cautele che nascono quando la tradizione fa da<br />

freno (il tempio, di cui parlano i versi riportati), si poteva anche sorridere della (apparente) ingenuità,<br />

mentre Corti sapeva bene che il celarsi dietro un metodo asettico può diventare un alibi contro il dubbio,<br />

sempre sano nelle discipline storico-culturali (è questo il catasto letterario cui ammicca la poesia di<br />

Pusterla?).<br />

L’importanza della creazione e l’avvio del Fondo e del Centro Manoscritti furono appunto immediatamente<br />

capiti e favoriti dai Rettori Gigli Berzolari e Schmid; snobbati invece parecchio da professionisti<br />

collaudati, che diedero scarsa solidarietà e scarso contributo a un’iniziativa di prestigio, per giunta<br />

condotta essenzialmente sul prestigio della ideatrice. Secondo un copione collaudato, a distanza di<br />

parecchi decenni per nessuno è difficile adesso sostenere l’eccellenza del patrimonio procurato da<br />

Corti! Anche perché la moda <strong>degli</strong> archivi letterari è dilagata: non c’è piccola Università, non c’è centro<br />

culturale che non si fregi di un lascito, di un acquisto, di un fondo.<br />

Ma il riso mordace opposto da Maria agli increduli era antico, se già negli anni Cinquanta troviamo<br />

nel diario definizioni della degenerazione disciplinare della filologia quando si fa religione: «gendarme<br />

della cultura o vigile urbano a seconda del temperamento […]. Il filologo puro scambia il mezzo con il<br />

fine». Dall’inizio era chiaro in lei che cosa sia lo strumentario rispettabilissimo di lavoro e, invece, che<br />

cosa sia il fine. Questo fine è l’interpretazione, che cambia con i tempi, ma sempre è sintomatica del<br />

cangiare dei tempi. Pur avendo conseguito a prezzo di lavoro e sacrifici enormi la possibilità di passare<br />

all’insegnamento universitario, Corti non si arrese mai allo «spettacolo desolante di questo nostro torbi-<br />

Ricordi per Maria Corti<br />

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