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Inaugurazione anno accademico 2006-2007 - Università degli studi ...

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per le massime della saggezza popolare, con i suoi retaggi dalla temporalità lunga: «ogni lasciata è<br />

persa», si consolava quando alla partenza per un lungo viaggio di lavoro improvvisamente la pigrizia<br />

pareva sopraffare la curiosità dell’avventura; «ogni lasciata è persa» ripeteva alle allieve quando le<br />

sembrava che rinunciassero a un’avventura del cuore.<br />

D’altra parte non si lasciava invecchiare dentro nessuna idea; e non tollerava negli altri che non si<br />

mettessero sul cammino del nuovo. Redarguiva gli allievi – allora giovani e, a suo dire, quasi tutti<br />

terribilmente di sinistra – che non praticavano gli <strong>studi</strong> semiotici, convinta che non si potesse essere<br />

davvero di sinistra se non si diventava ‘moderni’ nei metodi di <strong>studi</strong>o. Questo curioso atteggiamento<br />

mentale la dice lunga su come era la nostra Maestra, talmente affezionata alla sua idea forte di cultura e<br />

alla ‘scuola’ sua, da non riuscire a distinguere le propensioni o le cautele metodologiche <strong>degli</strong> allievi<br />

dagli ambiti di opzioni proprie, perché aveva una fiducia assoluta nella necessità storico–situazionale<br />

del taglio innovativo, a qualsiasi livello, con un fervore di implicazione, se non immediatamente politico,<br />

almeno civile.<br />

Sotto la scorza lombardo-illuministica della grande <strong>studi</strong>osa batteva un cuore passionale e, all’occorrenza,<br />

fazioso che aiutava la mente e la volontà, la sosteneva nelle fatiche e rendeva audace nella<br />

scrittura, travolgente nelle prese di posizione. Tutte cose – cuore e mente, volontà e rischio – vissute con<br />

l’entusiasmo e la voracità della scoperta, con un amore della vita che molti le h<strong>anno</strong> davvero invidiato.<br />

Proprio per queste sue virtù Maria Corti è stata ammirata, rispettata e invidiata dall’accademia, ma<br />

amata e capita solo dai pochi <strong>studi</strong>osi che fossero anche militanti o insofferenti di paratìe, per via di<br />

orizzonte mentale ampio (in Italia, tra gli altri, Gianfranco Contini, Oreste Macrì, Cesare Segre, D’Arco<br />

Silvio Avalle, Stefano Agosti, Umberto Eco; a Ginevra Jean Rousset e Jean Starobinski). I romanzi Il ballo<br />

dei sapienti (1966) e il suo aggiornamento in chiave sessantottesca Le pietre verbali (2001) mostrano<br />

uno sguardo critico attento, pungente, mai conformista. La amavano invece, guarda caso, i massimi<br />

dirigenti delle Istituzioni: a Pavia i Rettori Gigli Berzolari e Schmid, che sono stati di grandissimo aiuto<br />

nella creazione e conduzione del Fondo e Centro Manoscritti, il Direttore della Normale di Pisa Vesentini,<br />

il Presidente dell’Accademia della Crusca Nencioni, il doyen di Ginevra, che si affidò a lei per chiamare<br />

giovani storici della letteratura e linguisti in vista di un rilancio dell’italianistica nella sede svizzera,<br />

che in effetti è avvenuto.<br />

Ma gli amici veri e simpatetici erano soprattutto all’esterno; e si trattava di scrittori, di attori e di<br />

giovani allievi. Da Manganelli a Bilenchi, da Italo Calvino a Domenico Rea, da Montale a Giorgio<br />

Orelli, da Porta a Sinigaglia alla Merini, da Quasimodo e Zanzotto al giovane poeta Pusterla, da Brizio<br />

Montinaro, stato suo allievo a Lecce, a Pamela Villoresi, che quattro anni fa ha portato in scena L’ora di<br />

Ricordi per Maria Corti<br />

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