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Untitled - Consiglio Regionale dell'Umbria - Regione Umbria

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RIFORME<br />

riordino delle province e degli assetti istituzionali<br />

regionali evidenziando che “per contenere spinte<br />

centrifughe è necessaria una riorganizzazione<br />

policentrica ed è impossibile accentrare tutto su<br />

Perugia”. Per Dottorini andrebbe disegnato uno<br />

scenario che veda “la <strong>Regione</strong> mantenere la propria<br />

sede a Perugia e il trasferimento della sede<br />

legale ed operativa della nuova provincia umbra<br />

a Terni. In questo quadro sarebbe opportuno<br />

prevedere la collocazione delle sedi Asl a Città di<br />

Castello e Foligno”.<br />

Perugia, 26 ottobre 2012 - “La riorganizzazione<br />

policentrica dell'assetto amministrativo <strong>dell'<strong>Umbria</strong></strong><br />

è una necessità che va di pari passo con<br />

l'esigenza di ridurre apparati e sovrapposizioni<br />

istituzionali. Anziché attardarsi su battaglie di<br />

retroguardia, in una fase delicata come quella<br />

attuale, le istituzioni e la politica farebbero bene<br />

a discutere seriamente sull'assetto istituzionale<br />

che l'<strong>Umbria</strong> avrà dopo gli interventi maldestri<br />

del governo Monti". Con queste parole Oliviero<br />

Dottorini, capogruppo dell'Italia dei Valori in<br />

<strong>Consiglio</strong> regionale, torna sulla questione del<br />

riordino delle Province e degli assetti istituzionali<br />

regionali. “L'<strong>Umbria</strong> – aggiunge Dottorini - vive<br />

una situazione particolare in cui, a meno di marce<br />

indietro del Governo, il territorio provinciale<br />

coinciderà con quello regionale. Alla luce di questo<br />

fatto è improponibile l'idea di accentrare tutto<br />

l'assetto amministrativo sulla città di Perugia,<br />

perché il risultato sarebbe unicamente quello di<br />

dare impulso a spinte centrifughe o rivendicazioni<br />

campanilistiche. Un assetto che veda la <strong>Regione</strong><br />

mantenere la propria sede a Perugia e il trasferimento<br />

della sede legale ed operativa della<br />

nuova provincia umbra a Terni è da prendere in<br />

seria considerazione. In questo quadro sarebbe<br />

opportuno prevedere la collocazione delle sedi<br />

Asl a Città di Castello e Foligno. Sarebbe inaccettabile<br />

che l'unico risultato delle varie riforme<br />

istituzionali ed endoregionali fosse quello di un<br />

accentramento su Perugia e di un'ulteriore penalizzazione<br />

di territori già duramente provati nella<br />

propria identità e nelle proprie potenzialità”. “E'<br />

necessario – spiega Dottorini - lavorare su un<br />

assetto <strong>dell'<strong>Umbria</strong></strong> che, salvaguardando il ruolo<br />

di programmazione ed indirizzo dell'ente regionale,<br />

sia in grado di garantire da un lato il carattere<br />

policentrico della regione (evitando di concentrare<br />

tutto in un'unica città, ma invece decentrando<br />

ed avvicinando i luoghi decisionali, le<br />

amministrazioni e servizi quanto più possibile<br />

vicino ai cittadini) e dall'altro organizzando il<br />

sistema in modo razionale, semplificando, eliminando<br />

inutili duplicazioni di funzioni e riducendo<br />

la pletora di società, agenzie ed enti di secondo<br />

livello. Occorre fin da subito iniziare a ragionare<br />

sulle funzioni che verranno attribuite alla 'nuova'<br />

Provincia umbra, affinché non diventi un contenitore<br />

vuoto, magari sovrapponibile alla <strong>Regione</strong>.<br />

Per governare le spinte centrifughe che stanno<br />

emergendo – conclude - occorre una visione articolata<br />

e policentrica dell'assetto generale <strong>dell'<strong>Umbria</strong></strong>,<br />

altrimenti il rischio è quello della compromissione<br />

di un'identità unitaria ad oggi non<br />

scontata”.<br />

RIORDINO PROVINCE: “LA CLASSE DIRIGENTE<br />

DELL'UMBRIA NON PUÒ SOTTRARSI ALLA RE-<br />

SPONSABILITÀ DELLE SCELTE, APPROVANDO<br />

RIFORME GIÀ VECCHIE E DA MODIFICARE” -<br />

NOTA DI MONACELLI (UDC)<br />

Secondo la capogruppo dell'Udc in <strong>Consiglio</strong> regionale<br />

Sandra Monacelli, alla data di entrata in<br />

vigore della riforma sanitaria, prevista per il primo<br />

gennaio, l'<strong>Umbria</strong> potrebbe svegliarsi “meravigliata”,<br />

perché “rimasta con un'unica provincia<br />

e con l'istituzione regionale messa in discussione,<br />

e forse non avrebbe più nemmeno senso la discussione<br />

numerica del 'due più due' (due Asl,<br />

due Aziende sanitarie) che attualmente sopravvive<br />

in forza di una visione bi-provinciale, entro<br />

la quale si alimenta, senza dire parole chiare,<br />

una rete di quindici nosocomi, quale espressione<br />

paralizzata di uno stantìo equilibrismo”. Monacelli<br />

critica la risoluzione dell'Aula che chiede al Governo<br />

di mantenere due Province in <strong>Umbria</strong>, “utile<br />

soltanto a fini di pura propaganda, visto che<br />

sul documento presentato dalla maggioranza e<br />

approvato dall'assise aveva già messo una pietra<br />

tombale il ministro Patroni Griffi”.<br />

Perugia, 26 ottobre 2012 - “Non ha certo brillato<br />

per lucidità strategica la decisione adottata dalla<br />

'maggioranza della maggioranza' del <strong>Consiglio</strong><br />

regionale, che ha incagliato la nave umbra delle<br />

riforme in un insidioso porto delle nebbie votando<br />

una risoluzione che chiede al governo di mantenere<br />

le due province. Tale atto siè rivelato utile<br />

soltanto a fini di pura propaganda, visto che sul<br />

documento della maggioranza poi approvato<br />

aveva già messo una pietra tombale il ministro<br />

Patroni Griffi, asserendo che 'una riforma così<br />

importante non può venir meno solo per delle<br />

resistenze localistiche'”. La pensa così Sandra<br />

Monacelli (Udc), che in Aula ha votato contro la<br />

risoluzione. “Per salvare la faccia – asserisce la<br />

capogruppo dell'Udc - si è preferito farsi trasportare<br />

dalle onde del rivendicazionismo territoriale,<br />

certamente comprensibile ma non più sostenibile<br />

con la criticità storica del Paese, che facendo<br />

leva su una forma arcaica di regionalismo, auspica<br />

senza confessarlo che sia il Governo nazionale<br />

a fare il 'lavoro sporco' dei tagli dolorosi ma inevitabili,<br />

sui quali, dopo avere imprecato, ci si<br />

arrende all'utile lamento dell' 'ubi maior minor<br />

cessat' , abdicando irresponsabilmente al ruolo di<br />

decisione e scelta. La stagione delle riforme,<br />

sulla quale il Governo nazionale sta procedendo<br />

in maniera accelerata, avrebbe dovuto aprire una<br />

riflessione non scoordinata sulla sostenibilità e<br />

funzionamento del sistema <strong>Umbria</strong>, dove perfino<br />

l'assetto istituzionale regionale è pregiudicato e<br />

messo in discussione. In questa logica andrebbe<br />

rivista tutta l'architettura <strong>dell'<strong>Umbria</strong></strong>, dall'organizzazione<br />

territoriale fino alla sanità”. “Se infatti<br />

– spiega Monacelli - alla data dell'entrata in vigo-<br />

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