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Studia Romanistica Beliana

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divulgativi, espressi del resto a chiare lettere, che lo avevano spinto a cimentarsi nella<br />

filosofia (nel Convivio, appunto) ricorrendo alle risorse per certi versi ancora acerbe del<br />

fiorentino.<br />

Le contraddizioni, stando almeno alle apparenze, non finiscono qui. Nel primo libro del<br />

Convivio, composto in data di poco anteriore al De vulgari eloquentia, è attribuito al latino un<br />

ruolo superiore, di autentico primato, a quello riconosciuto al volgare. Un dilemma, anche in<br />

forza di un singolare paradosso, che sembrerebbe insolubile: nel contesto latino del De<br />

vulgari eloquentia è messo sugli scudi il volgare e, del tutto specularmente, nel contesto<br />

volgare del Convivio è messo sugli scudi il latino. In realtà i motivi per i quali il volgare, nel<br />

De vulgari eloquentia, è ritenuto più nobile del latino sono intimamente legati alla naturalità e<br />

all’universalità dell’uso, quelli per i quali il latino, nel Convivio, è ritenuto più nobile, bello e<br />

virtuoso del volgare sono intimamente legati alla convenzionalità e alla selettività dell’arte. È<br />

come se Dante avesse insomma voluto assegnare due diverse patenti di gloria, limitando<br />

precisamente di ciascuna il campo di utilizzazione: il volgare è espressione più intima della<br />

natura dell’uomo, il latino è la chiave per realizzare le sue aspirazioni artistiche.<br />

Un brano assai spesso citato del Convivio (IV, XVI, 4-8), nel quale è riportata una<br />

illuminante citazione tratta dalla Fisica aristotelica, mi parrebbe di utile sostegno a questo<br />

assunto:<br />

per questo vocabulo ‘nobilitade’ s’intende perfezione di propria natura in ciascuna cosa.<br />

Onde non pur de l’uomo è predicata, ma eziandio di tutte cose – ché l’uomo chiama<br />

nobile pietra, nobile pianta, nobile cavallo, nobile falcone – qualunque in sua natura si<br />

vede essere perfetta. […] Questa perfezione intende lo Filosofo nel settimo de la Fisica<br />

quando dice: «Ciascuna cosa è massimamente perfetta quando tocca e aggiugne la sua<br />

virtude propria, e allora è massimamente secondo sua natura; onde allora lo circulo si può<br />

dicere perfetto quando veramente è circulo», cioè quando aggiugne la sua propria<br />

virtude; e allora è in tutta sua natura, e allora si può dire nobile circulo. […] E così<br />

manifestamente vedere si può che generalmente questo vocabulo, cioè nobilitade, dice in<br />

tutte cose perfezione di loro natura.<br />

L’idea di una «perfezione di propria natura in ciascuna cosa» non fa che confermare<br />

l’ipotesi di una nobiltà del latino e del volgare condizionata dalle loro rispettive vocazioni:<br />

ogni cosa è perfetta in relazione alla sua natura, alle sue virtù intrinseche.<br />

Se Dante, con il Convivio, aveva aperto le porte alla filosofia in volgare, pochi anni prima<br />

Restoro d’Arezzo aveva compiuto analoga operazione con la Composizione del mondo<br />

(terminato nel 1282), il primo trattato scientifico originale in lingua volgare di cui siamo a<br />

conoscenza. In un passo famoso dell’opera (II, 7, 4) in cui giustifica, teologicamente, la<br />

varietà del mondo («emperciò che quanto l’artifice è più nobele, tanto de rascione adopara più<br />

diverse e variate cose»), Restoro attribuisce pari dignità alle varie lingue esistenti, quelle per<br />

lèttara e quelle per vulgare; tutte insieme, per il fatto stesso di portare testimonianza<br />

dell’ampio ventaglio di scelte messo a disposizione dell’uomo perché lodi e glorifichi Dio,<br />

accrescono la grandezza di quest’ultimo:<br />

Adonqua per magiure operazione e per magiure diversità, de rascione deano èssare ello<br />

mondo diverse lingue e diverse operazioni de voci e de parlare per lèttara e per vulgare; e<br />

emperciò trovamo lettera greca, e lèttara latina, e lèttara ebraica e molte altre; e de le<br />

genti avere vulgare e parlare che non entende l’uno l’altro, come so’ Greci, e Ermini, e<br />

Tedeschi, e Latini, e Saracini e molti altri. E questo è per magiure operazione, en tale<br />

modo che l’altissimo Deo per magiure grandezza sia laudato e glorificato per diverse<br />

lingue.<br />

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