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Studia Romanistica Beliana

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dissolse affatto con l’era napoleonica e l’avvento della Restaurazione, come tenderebbe a far<br />

credere l’assoluta mancanza di studi a questo riguardo, ma si trasformò, si adattò ai tempi e<br />

alla crescente commercializzazione del prodotto letterario. Potremmo dire che nell’Ottocento<br />

la lingua e la letteratura italiana abbandonarono il loro luogo di massimo prestigio che era<br />

rappresentato dalla corte per farsi, diremmo, più popolari e divulgative; si inserirono cioè in<br />

quel nuovo, moderno circuito di divulgazione culturale che era stato reso possibile dalla<br />

scolarizzazione obbligatoria introdotta dall’imperatrice Maria Teresa nel 1774. Il mai sopito<br />

interesse per l’arte italiana, che era comunque considerata quella di una Kulturnation e la<br />

presenza nell’ambito dell’Impero, a seconda del periodo storico, da uno a sei milioni di<br />

sudditi italiani da formare scolasticamente, fece sì che la cultura italiana circolasse<br />

capillarmente a Vienna e nell’Impero, e venisse propagata attraverso la pubblicazione di<br />

grammatiche, di antologie, di manuali teorici metodologici della lingua, di eserciziari, di<br />

dizionari, di libri scolastici. L’insegnamento stesso della lingua e della letteratura abbandonò<br />

la cerchia ristretta dell’insegnamento a corte o dei giovani nobili per raggiungere una più<br />

vasta mole di utenti.<br />

La continuità tra la tradizione settecentesca e l’Ottocento è testimoniata da una grammatica<br />

di Domenico Antonio Filippi, personalità di spicco nella Vienna italiana tra Sette e Ottocento,<br />

che nella prefazione della sua grammatica del 1803 inserisce una lettera di Metastasio dal<br />

titolo Lettera del signor Abbate Pietro Metastasio al Conte Batyani in riguardo alla maniera<br />

d’insegnare l’Italiano all’Imperatore Giuseppe II in tempo che egli era Principe Ereditario 3 .<br />

La presenza di questa lettera nella prefazione di un manuale d’italiano a inizio secolo ha un<br />

valore altamente simbolico per due motivi: innanzitutto Metastasio personifica un modello<br />

letterario di grande successo dal quale non ci si è ancora emancipati; in secondo luogo la sua<br />

decennale funzione di insegnante d’italiano alla corte di Vienna conferisce autorità al metodo<br />

che si propone. Nella lettera Metastasio afferma che l’insegnamento delle lingue, per chi<br />

voglia in primo luogo comunicare, deve essere pratico e non teorico (‘le virtù medesime si<br />

debbono comunicare più per la via della pratica, che della teoria’), perché lo studio di una<br />

lingua ha da perdere ‘la fisionomia di studio’ ed assumere ‘quant’è possibile, quella di<br />

divertimento, e riposo’. La celebrità del poeta italiano viene utilizzata per annunciare e<br />

legittimare quel cambiamento epocale di cui si diceva in precedenza, ovvero il passaggio da<br />

una divulgazione esclusiva della cultura italiana a corte ad una diffusione più stratificata e<br />

popolare, da realizzarsi all’interno della società cittadina. Il manuale di Domenico Antonio<br />

Filippi sarà impostato dall’autore proprio secondo i pensieri metastasiani: alle poche regole di<br />

pronuncia viene subito fatta seguire tutta la parte pratica prima di quella teorica e normativa.<br />

Un sistema quanto mai rivoluzionario che rompeva con la glottodidattica del tempo la quale,<br />

essendo una didattica prima di tutto impegnata nell’insegnamento delle lingue classiche,<br />

partiva spiegando le regole e poi le applicava tramite esercizi strutturali 4 .<br />

Come si diceva in precedenza, la Vienna dell’Ottocento conta su una mole considerevole<br />

di materiali in lingua italiana che solo in minima parte sono stati studiati. Il corpus testuale più<br />

consistente da sistematizzare e studiare è composto dalle grammatiche, dai dizionari bilingui,<br />

dalle antologie letterarie e dai libri scolastici che venivano utilizzati per l’insegnamento<br />

dell’italiano nelle scuole, nelle università o a livello privato. Esiste è vero una serie di saggi<br />

dedicati a questo materiale, ma sono sempre studi che si occupano delle fonti da un punto di<br />

3 Filippi Domenico Antonio, 1803, Italienische praktisch-theoretische Sprachlehre, für Deutsche, Nürnberg,<br />

Eberhard: VIII-XIV.<br />

4 Il metodo di Domenico Antonio Filippi è stato studiato da una studentessa di Patrizia Cordin: cfr. Raffaelli<br />

Anna Chiara, 1998, L’ITALIENISCHE SPRACHLEHRE di Domenico Antonio Filippi (1802): teoria e pratica<br />

linguistica di una grammatica. “Studi trentini di Scienze Storiche”, LXXVII: 445-491.<br />

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