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Studia Romanistica Beliana

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Il cavallo vincente di riferimento, naturalmente, è Barack Obama. «Forse il modello<br />

Obama è un po’ in anticipo sui tempi. Se non è così, ci avviciniamo al primo presidente online<br />

partorito dalla social-networking democracy. E il suo URL è My.BarackObama.com». Così<br />

Andrew Sullivan concludeva un bell’articolo sul “Sunday Times” (Sullivan 2008). Ci aveva<br />

già provato Howard Dean, nel 2000, ad affidarsi alle inesauribili risorse del Web; aveva però<br />

miseramente fallito, gli era sfuggito il potere totemico del nuovo mezzo con l’annessa<br />

vocazione partecipativa. Il potenziale “presidente online” evocato da Sullivan, da qualcuno<br />

soprannominato “Obama 2.0”, si è ora materializzato; grazie anche al co-fondatore di<br />

Facebook, quel Chris Hughes che si è occupato di organizzare la vittoriosa campagna<br />

elettorale virtuale del primo presidente di colore nella storia americana. Proverà a fare lo<br />

stesso il direttore della sala stampa e della radio e tv vaticane, padre Federico Lombardi, per il<br />

suo augusto e venerando datore di lavoro? Ci penserà lui a farne il primo papa<br />

“duepuntozero” della storia del cattolicesimo? O toccherà invece all’aitante padre Georg<br />

Gänswein, che però ama assai poco sia la radio che la televisione (ma Internet è un’altra<br />

cosa)? O all’affascinante padre Thomas Williams, legionario di Cristo e decano della Facoltà<br />

di Teologia della Pontificia Uiversità Regina Apostolorum? Non si può certo dire che non ne<br />

sia passata di acqua sotto i ponti da quel lontano 12 febbraio 1931 in cui dalla Stazione Radio<br />

Vaticana, che proprio quel giorno cominciava a trasmettere, si udì parlare per la prima (in<br />

latino) Pio XI, introdotto da Guglielmo Marconi.<br />

Nutriamo talvolta l’illusione, da internauti, di avere il potere dell’ubiquità. Barack Obama<br />

quell’illusione l’ha coltivata a lungo, trasformandola prodigiosamente in realtà, e ne ha fatto<br />

addirittura il suo motto. “Obama everywhere”: così si legge sul suo sito ufficiale<br />

(www.barackobama.com). Obama ovunque. Con il suo linguaggio semplice ed essenziale, con<br />

i suoi convincentissimi endoxa, è riuscito alla fine ad accaparrarsi anche le simpatie dei values<br />

voters, gli evangelici e cattolici conservatori “di peso” determinanti per la vittoria di George<br />

W. Bush nella tornata del 2004. Un giorno, chissà, potremmo leggere sul sito ufficiale del<br />

Vaticano (www.vatican.va) un bel “Benedictus ubicumque”. Aveva detto Obama, nel celebre<br />

discorso bostoniano pronunciato alla Convention democratica il 27 luglio 2004: «Non c’è<br />

un’America liberale e un’America conservatrice: ci sono gli Stati Uniti d’America. Non c’è<br />

un’America nera e un’America bianca, e un’America latina e un’America asiatica: ci sono gli<br />

Stati Uniti d’America». Poteva non farcela, con una visione così disarmantemente ecumenica?<br />

Poteva non farcela, se quella enlarged friendship, l’amicizia “allargata” che questa visione<br />

lascia intuire, è connaturata a quel Web che ha attirato le maggiori risorse finanziarie e<br />

propagandistiche della campagna? Poteva non farcela, se lo slogan che ha fatto il giro del<br />

mondo («Yes, we can»), con quel noi partecipativo, corrisponde mirabilmente alla logica<br />

paritaria del peer2peer, incontrastato padrone del Web e delle sue piattaforme? Poteva non<br />

farcela con la carta nella manica dell’inedita “magipolitica” dell’Houdini Project, consistente<br />

in milioni di sms inviati dai militanti, appostati dinanzi ai seggi, con su digitati i codici<br />

numerici degli elettori in attesa di esercitare il loro diritto di voto (e, intanto, le sollecitazioni<br />

fatte pervenire agli assenti per il compimento del loro dovere nel segreto dell’urna)?<br />

Ita, nos possumus. Potrebbe funzionare come tormentone per la rivincita dei cattolici.<br />

Suona bene, e declinerebbe in positivo la frase pronunciata da Pio IX in una storica, notissima<br />

occasione: non possumus. Lo staff del papa guidato da padre Lombardi ci metterà del suo, con<br />

tattiche e strategie comunicative al passo coi tempi. Spediti in soffitta appuntamenti “fisici” e<br />

scomodi trasferimenti in papamobile, basteranno il networking e i sempre più sofisticati e<br />

plurifunzionali mobiles per diffondere l’immagine del Santo Padre e la “buona novella” ai<br />

vari livelli della comunicazione religiosa: sms a raffica e tam tam virtuale in sostituzione delle<br />

vecchie campane per chiamare a raccolta i parrocchiani, siti e pagine Web subentrati al “porta<br />

a porta” di un tempo per fare nuovi proseliti, chat destinate a favorire gli scambi di idee e di<br />

pareri tra i compagni di cammino, blog incaricati di fissarne le testimonianze di fede e di<br />

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