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Studia Romanistica Beliana

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che «è meglio aver santa rusticità, che loquenza peccatrice»; ma il grande predicatore<br />

domenicano Giordano da Pisa, che si rivolge prevalentemente alla gente comune e certamente<br />

condivide l’obbligo della facilità di parola, ribadisce in una predica del 1304 che la retorica<br />

non è altro «se non dottrina di saper bene impetrare grazia per tue parole bene ordinate e<br />

acconce» (Librandi 2006: 336 sg.).<br />

In uno dei Racconti esemplari, dedicato all’argomento di cui si fa qui questione e dal titolo<br />

inequivocabile (Sulla predicazione), Domenico Cavalca esprime in modo netto la sua<br />

posizione in materia. Ecco il racconto:<br />

In ciò che dice predicate evangelium monstra che pur le cose della fede e non le filosofie<br />

dobbiamo predicare. In ciò che dice omni creaturae vuol monstrare che non dobbiamo<br />

escludere dalla nostra dottrina né poveri né peccatori, ma a tutti ferventemente e<br />

umilmente annunziare lo regno d’Iddio. Come esso Cristo medesimo di tutte le predette<br />

cose ci diede exemplo. Così anche troviamo che fece sam-Pagolo lo quel, com’elli dice,<br />

da Ierusalem infin ad Illirico e quasi per grande parte del mondo predicoe o scrisse la<br />

dottrina del santo vangelo. E però anche si vantoe e disse: “Lo sermone mio e la<br />

predicazione mia non è stato in parole persuasibili da ingannare né in argomenti<br />

filosofici, ma in mostrar la grazia dello Spirito Santo e la via della verità”. E però anche<br />

di ciò in altra epistola: “Non monstrai di sapere altro fra voi se non Cristo crucifisso”,<br />

quasi dica: Io non parlai altro che di Cristo sì che parea ch’io non sapesse altro che dirmi.<br />

Così ch’elli non pur a’ grossi e litterati, ma a tutti predicar volesse monstra quando dice a’<br />

Romani: “A’ savi e alli stolti sono debitore, sì che volentieri a tutti sono apparecchiato di<br />

predicare”.<br />

E che questo a-dDio molto piaccia monstrasi per la istoria di santo Beda nella qual si dice<br />

che essendo elli accecato per grande vecchiezza, nientedimeno pur andava predicando per<br />

le ville e le castella. Onde una fiata passando per una valle petrosa, lo fanciullo che ’l<br />

guidava disse per sollazzo che quine era grande popolo ch’aspettava la sua predicazione.<br />

Al quale quelli credendo incomincioe a predicare. E dicendo una certa sentenziosa parola<br />

e affermando che per certo era vera, le pietre rispuosono con aperta voce: “Così è,<br />

venerabile padre”. E per questo miracolo l’ecclesia li fa questo onore che ’l chiama<br />

venerabile prete. E così troviamo che feciono li altri apostoli e veri predicatori come<br />

furono sam-Bernardo e san Domenico e san Francesco e altri lor seguaci, sì che per verità<br />

molto sono di lungi dalla perfezione di Cristo e delli apostoli quelli predicatori che troppo<br />

si careggiano e non si vuolno affatigar discorrendo, né predicare se non in luoghi solenni,<br />

o che lassando lo vangelo predicano le sapienzie mondane per essere tenuti grandi<br />

litterati.<br />

Contra questa fa molto quel che leggiamo di sam-Ieronimo, cioè che studiando elli più<br />

volentieri in della ioventù i libri di Cicerone filosofo che li profeti e li altri divoti libri, fu<br />

rapito in visione dinanzi ad un giudice e domandato di che condizione e setta era, e<br />

rispondendo elli ch’era cristiano, lo giudice li disse: “Tu ne menti, anzi se’ ciceroniano,<br />

però che in lui poni più lo tuo studio”. E dopo questo lo fece crudelmente fragellare, sì<br />

che tornando in sé tutto si trovò piagato. Ma inanzi ch’elli in sé ritornasse, fu bisogno che<br />

permettesse di mai più leggere né insegnare scienze né libri secolari. Or così ne cogliesse<br />

oggi a molti li quali lassando lo studio e la dottrina della vera teologia, studiano e<br />

praticano la vana filosofia.<br />

Dall’esortazione di Cristo agli apostoli nella versione di Marco («Ite in universum<br />

mundum et predicate evangelium omni creature», Mc 16, 15), e dalle tre testimonianze<br />

paoline, Cavalca ricava una doppia, ovvia indicazione: 1) superiorità della verità teologica,<br />

rispetto alla speculazione filosofica e alla persuasione retorica, nel ministero della<br />

predicazione 4 ; 2) universalità del messaggio religioso, rivolto in egual misura a ricchi e<br />

4 Fondamentale, per questo aspetto, la posizione assunta da sant’Agostino, attentissimo a recuperare al<br />

messaggio cristiano e alle Sacre Scritture, spesso riprovate o snobbate per la massiccia presenza di ebraismi e per<br />

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