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Studia Romanistica Beliana

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erano destinate all’apprendimento mnemonico. Simili dialoghi trasmettono non solo messaggi<br />

di carattere etico, ma offrono anche un inventario degli atti linguistici ritenuti più importanti<br />

nell’Ottocento ed uno spaccato di vita quotidiana. Questo aspetto è chiaro dando uno sguardo<br />

ad un fondo Bolza disperso nei vari archivi di Vienna. Bolza era insegnante del futuro<br />

imperatore Francesco Giuseppe e al giovane arciduca, come testimoniano gli esami di fine<br />

anno scolastico e gli eserciziari che ci sono rimasti, faceva imparare a memoria dei dialoghi di<br />

questo tipo:<br />

Quando parte la posta?<br />

Ogni giorno, eccettuata la domenica.<br />

Quanti ne abbiamo del mese?<br />

Oggi ne abbiamo sedici.<br />

Picchiano; andate a vedere chi è<br />

Come! Vuol già lasciarci?<br />

Prenda una sedia, s’accomodi.<br />

Spero che mi farà il piacere di pranzar con me.<br />

Si fa tardi, sono stanco, e vado a letto.<br />

Auguro a chi resta felicissima notte 15 .<br />

Dunque anche un futuro imperatore, Francesco Giuseppe aveva sui 17 anni quando<br />

scriveva di proprio pugno queste frasi, oltre a leggere i classici della letteratura italiana<br />

doveva cimentarsi con il linguaggio dialogato della conversazione quotidiana.<br />

Ritornando al corpus di grammatiche che giace nelle biblioteche viennesi, è giusto porsi la<br />

domanda sul come avvicinarsi metodologicamente a questo materiale che costituisce un<br />

capitolo estremamente importante della storia della lingua italiana fuori d’Italia. Fra i<br />

numerosi approcci metodologici di cui disponiamo vorrei ricordarne quattro che possono<br />

costituire dei punti di partenza. Dagli studi di Teresa Poggi Salani si ricava che una storia<br />

delle grammatiche italiane è fattibile solo sulla base della loro secolare tradizione normativa 16 .<br />

Michele Metzeltin propone uno schema euristico da applicare sistematicamente ai manuali di<br />

grammatica per ricostruire la prassi di educazione linguistica proposta ad una nazione 17 .<br />

Maria Catricalà ha dimostrato come la grammaticografia possa costituire un affascinante<br />

oggetto di studio se la si consideri sotto l’aspetto delle realizzazioni testuali e si mettano in<br />

evidenza le connessioni tra linguistica, storia nazionale, autori e destinatari 18 . Gaetano Berruto<br />

definisce le peculiarità dell’italiano elvetico sulla base del lessico, della morfosintassi e della<br />

«testualità» 19 .<br />

Facendo tesoro di questi saggi, ritengo che per il corpus di grammatiche viennesi occorra<br />

innanzi tutto ricostruire le vicende biografie degli autori di cui, a parte qualche raro caso, si sa<br />

pochissimo o talora nulla. Rimane da stabilire chi fossero, di quale formazione potessero<br />

fregiarsi, in quali ambienti italiani ed europei operassero, quali interessi linguistici<br />

coltivassero. Sfogliando i volumi si nota che molti di questi autori si definivano ‘professore<br />

d’italiano all’imperial regia università di Vienna’, altri semplicemente ‘professore d’italiano’.<br />

Per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano a Vienna, le notizie che abbiamo sono ancora<br />

15 Fonte: Österreichische Nationalbibliothek/Handschriftensammlung: Cod. S. n. 12.502.<br />

16 Poggi Salani Teresa, 1988, Grammatikographie. Storia delle grammatiche. In Holtus G./Metzeltin M./ Schmitt<br />

C. (a cura di), Lexikon der Romanistischen Linguistik, Tübingen, Narr, vol. 4: 774-786.<br />

17 Metzeltin Michele, 1998, Proposta di una storia dell’italiano attraverso le sue grammatiche: storia<br />

concezionale e storia della lingua. In Alfieri G./Cassola A. (a cura di), La «lingua d’Italia»: usi pubblici e<br />

istituzionali. Atti del XXIX Congresso della Società di Linguistica Italiana, Roma, Bulzoni: 129-151.<br />

18 Catricalà Maria, 1991, Le grammatiche scolastiche dell’italiano edite dal 1860 al 1918, Firenze, Accademia<br />

della Crusca.<br />

19 Berruto Gaetano, 1984, Appunti sull’italiano elvetico. “Studi linguistici italiani”, X: 76-108.<br />

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