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Studia Romanistica Beliana

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impareggiabile di embrayage attanziale. Benedetto XVI è il teologo “centripeto” tutto<br />

compreso di sé e della sua orbita microgravitazionale; rigido e compassato ma allo stesso<br />

tempo timido e impacciato nei movimenti compiuti e nei gesti elargiti; formidabile, tetragono,<br />

consapevole moltiplicatore di pensieri e di parole ma apprendista comunicatore nel linguaggio<br />

del corpo, fatta eccezione per l’intensità dello sguardo e per la moderata vivacità del<br />

movimento delle braccia e delle mani (soprattutto la destra):<br />

I gesti più frequenti sono le ormai consuete mani alzate e incrociate in alto […]; la mano<br />

destra, entrambe le mani o prima l’una e poi l’altra alzate, con i palmi rivolti verso l’alto<br />

[…]; le braccia aperte a “v” […]; le mani congiunte in basso. Tra i saluti più abituali vi è<br />

il gesto di levare le braccia in alto con i palmi delle mani “stirati” in avanti. […] L’uso dei<br />

gesti è comunque sempre appropriato alla circostanza e coerente con l’uso delle parole,<br />

mai eccessivo.<br />

Altro punto di forza della comunicazione non verbale di Benedetto XVI è lo sguardo e<br />

soprattutto gli occhi limpidi e semplici, che trasmettono tutti i suoi stati d’animo. Quando<br />

legge sono chini sul foglio, ma spesso si alzano a cercare idealmente il contatto visivo<br />

con ciascuno dei suoi uditori e si muovono altrettanto spesso, rivelando talvolta una certa<br />

emozione. […] Quando si mette in ascolto l’espressione si fa invece seria e concentrata,<br />

ma anche dolce e serena. Papa Ratzinger sorride molto e il suo sorriso emana dolcezza e<br />

paternità. Egli comprende l’importanza che nella nostra società riveste l’immagine e sa<br />

bene che il messaggio molto spesso è convogliato da un piccolo gesto, un movimento del<br />

volto o più semplicemente un sorriso 8 .<br />

3.2. “Eppur non muore”: il ritorno del latino. Il 4 febbraio 2008 è stata data notizia<br />

dell’avallo di papa Ratzinger alla sostituzione del testo dell’Oremus pro Iudaeis del 1983,<br />

nella celebrazione della messa del Venerdì Santo, con una versione più antica; riprendendo<br />

sostanzialmente quella approvata nel 1965, sotto il pontificato di Paolo VI, essa ne recuperava<br />

l’auspicio della conversione del popolo ebraico:<br />

Oremus et pro Iudaeis. Ut Deus et Dominus noster illuminet corda eorum, ut agnoscant<br />

Iesum Christum salvatorem omnium hominum. Oremus. Flectamus genua. Levate.<br />

Omnipotens sempiterne Deus, qui vis ut omnes homines salvi fiant et ad agnitionem<br />

veritatis veniant, concede propitius, ut plenitudine gentium in Ecclesiam Tuam intrante<br />

omnis Israel salvus fiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen 9 .<br />

La notizia, diffusa dalla Segreteria di Stato vaticana, ha suscitato la solita ridda di<br />

polemiche: oltre quattrocento fra intellettuali e studiosi cattolici hanno criticato il riferimento<br />

alla conversione degli ebrei, alleggeriti almeno della colpa di “perfidia” addebitatagli dalla<br />

versione più antica della preghiera (risalente almeno all’VIII secolo), perché palesemente in<br />

contrasto con il dettato dei testi approvati dal Concilio Vaticano II sulla libertà del credente<br />

(Dignitatis humanae) e sul dialogo interreligioso (Nostra aetate). Ma quel che ci interessa più<br />

da vicino è lo svolgimento della messa in latino secondo il rito tridentino, reintrodotto di fatto<br />

da papa Ratzinger con il Summorum Pontificum (luglio 2007), il motu proprio che ha<br />

semplificato le preesistenti procedure per poterla celebrare in questa lingua: se richiesta da un<br />

“gruppo stabile” di fedeli, composto anche solo di una manciata di persone, il parroco è tenuto<br />

ad accondiscendere alla riesumazione del messale di Pio V, abbandonato dalla riforma voluta<br />

da Paolo VI.<br />

8 Pilia (2009: 197).<br />

9 “Preghiamo anche per gli Ebrei. Affinché il Signore Dio nostro illumini i loro cuori, perché riconoscano Gesù<br />

Cristo salvatore di tutti gli uomini. Preghiamo. Pieghiamo le ginocchia. Alzatevi. Dio onnipotente ed eterno, tu<br />

che vuoi che tutti gli uomini si salvino, e attingano alla conoscenza della verità, concedi propizio, con l’ingresso<br />

di tutte le popolazioni nella tua Chiesa, la salvezza all’intero Israele. Per Cristo nostro Signore. Amen”.<br />

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