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Aprile_11:Pag prova.qxd 02/04/2011 9.32 Pagina 15<br />
Aprile<br />
2011<br />
15<br />
M<br />
Claudio Capretti<br />
olte cose della nostra vita<br />
le diamo per scontate,<br />
le abbiamo continuamente<br />
sotto i nostri occhi e l’ultima<br />
domanda che verrebbe in mente<br />
di porci è: “Come sarebbe stata<br />
diversa la nostra vita se quella<br />
determinata cosa non ci fosse stata?”.<br />
Se improvvisamente venissimo<br />
privati dell’arte, sotto tutte le<br />
sue sfaccettature, non saremmo<br />
forse tutti più poveri? Se alla nostra<br />
vita togliessimo il canto, la prosa,<br />
la poesia, la pittura ecc., come vivremmo?<br />
Ogni volta che mi capita di leggere<br />
una poesia, ho come la sensazione<br />
di entrare nell’animo di chi<br />
l’ha scritta, di prenderne parte, di<br />
accorgermi di ciò che fino a quel<br />
momento mi era velato.<br />
Allora capisco che senza quella particolare<br />
poesia la mia stessa vita<br />
sarebbe più povera.<br />
Le persone, le cose passano, ma<br />
non le poesie, rimangono come pietre<br />
miliari a farci compagnia, a riempire<br />
un vuoto, ad aiutarci a dare<br />
un senso alla nostra vita, oppure<br />
a farci conoscere l’animo di quel<br />
particolare poeta a cui la poesia ci richiama. Le poesie sono dei fari posti<br />
lungo la costa e ci segnalano che il porto a cui dobbiamo approdare è vicino,<br />
ci ridonano la speranza dopo un viaggio che sembrava ormai finito. Questo<br />
è la poesia insieme a molto altro.<br />
Alda Merini ne la “Terra Santa” diceva: “Le più belle poesie si scrivono sopra<br />
le pietre, con i ginocchi piagati e le menti aguzzate dal mistero”. Forse la<br />
poetessa tramite queste parole intendeva dire che è proprio il dolore, ad<br />
essere la chiave che libera nell’animo del poeta la poesia per farne dono<br />
all’umanità, e credo sia il caso di Carlo.<br />
Papà, di Carlo Carlini<br />
Un giorno scivoli in un baratro<br />
e non c’è nessuno che ti aiuta<br />
e lì solamente lì<br />
che ti rivolgi a Lui (a Te).<br />
E con pensiero<br />
tremulo<br />
intriso di paura<br />
per non aver a suo<br />
tempo (indietro)<br />
ricordato<br />
dell’esser stato a te vicino<br />
chiedo aiuto e perdono.<br />
Perdono a te,<br />
aiuto per loro<br />
e la speranza per chi ha fede<br />
la senti sempre più vicina<br />
ne senti l’aurea<br />
circondarti di energia nuova<br />
incomprensibile<br />
mai vissuta prima (sei Tu)<br />
lo sento<br />
mi sei vicino<br />
mi pento di tutto<br />
fai di me ciò che vuoi<br />
una sola preghiera chiedo<br />
non serve nero inchiostro di una<br />
penna tu sai cosa (vero?...)<br />
La prima volta che l’ho incontrato non ci sono volute molte parole per capirci,<br />
siamo entrati subito in sintonia ed ogni volta che ci rivedevamo ognuno<br />
svelava un aspetto all’altro. Ma tutto mi sarei immaginato meno che mi sarei<br />
trovato di fronte ad un poeta.<br />
Da qui ne è venuta la proposta di presentare una sua poesia al nostro giornale,<br />
con la speranza di fare a tutti cosa gradita e utile. Carlo è sposato,<br />
padre di quattro figli, ha vinto numerosi concorsi il cui ricavato lo ha devoluto<br />
in beneficenza. Carlo è attualmente recluso presso la casa circondariale<br />
di <strong>Velletri</strong>, ed è un uomo che desidera ricominciare una vita nuova.<br />
sbocchi lavorativi, ha permesso ai giovani immigrati<br />
di integrarsi. Per questi motivi il Servizio Civile<br />
non merita di essere mortificato dalle non-scelte<br />
dei politici che in questo momento ne hanno<br />
la responsabilità. Anche i Vescovi italiani negli<br />
Orientamenti pastorali, “Educare alla vita buona<br />
del Vangelo (n. 54)”, mettono il Servizio Civile e<br />
il volontariato tra le vie per formare alla vita buona:<br />
la speranza è che anche loro non restino inascoltati.<br />
Passo ora ad evidenziare l’elemento di<br />
futuro in grado di educare al servizio, immaginando<br />
alcune condizioni previe. Partiamo da un<br />
atto di fiducia verso i giovani: le giovani generazioni<br />
hanno voglia di fare concreto, hanno il desiderio<br />
di fare qualcosa per cambiare il mondo per<br />
renderlo più solidale e più giusto. La Caritas, anche<br />
per statuto, ha il compito di aiutare a realizzare<br />
questo….per la sua “prevalente funzione pedagogica”.<br />
Ci sono alcune difficoltà che si possono<br />
incontrare nella realtà giovanile: un giovane<br />
di buona volontà potrebbe avere il desiderio di<br />
gettarsi in un’esperienza di volontariato ma difficilmente<br />
potrebbe garantire la regolarità richiesta<br />
dal servizio, perché lui stesso è ancora alla<br />
ricerca di una sua stabilità personale; esiste anche<br />
il problema della disoccupazione giovanile, ma<br />
questa potrebbe avere un effetto ambivalente: da<br />
una parte l’inattività, se tirata a lungo, porta allo<br />
scoraggiamento ed al ripiegamento su se stessi,<br />
ma è altrettanto vero che l’impiego nel volontariato<br />
rappresenta l’occasione per un momento<br />
di iniziazione e di tirocinio; questo diviene non<br />
solo un modo per farsi conoscere nella dimensione<br />
lavorativa, ma anche per promuovere se<br />
stesso e le proprie abilità. I mutamenti nel mondo<br />
giovanile non ci devono bloccare ma ci devono<br />
spingere a trasformare l’idea di servizio e di<br />
volontariato: riuscire a passare da un modello inteso<br />
prevalentemente come abnegazione e sacrificio<br />
di sé, con una durata prolungata nel tempo<br />
verso un servizio inteso come esperienza, come<br />
un’opportunità per “realizzare” se stessi; in qualche<br />
modo per autogratificarsi. La sfida è quella<br />
di fare in modo che il giovane trovi se stesso incontrando<br />
, in modo particolare il povero.<br />
Onestamente a questo livello le Caritas sono impreparate;<br />
esse invocano la collaborazione dei giovani<br />
per portare avanti cose già avviate che si<br />
fa fatica a portare avanti per mancanza di volontari.<br />
Ma in un tempo di “protagonismo” queste modalità<br />
sono perdenti in partenza, ci si ridurrà a fare<br />
appelli che andranno diritti nel vuoto. Per coinvolgere<br />
le nuove generazioni occorre essere disposti<br />
a cambiare….almeno un po’! L’idea sarebbe<br />
quella di dar vita a dei “progetti di breve durata”:<br />
iniziative brevi; pochi giorni o poche ore a<br />
settimana, capaci di lasciare una traccia nel giovane<br />
che vi partecipa. Ad esso verrebbe richiesta<br />
la disponibilità a mettersi in gioco con tutta<br />
la sua persona. Il primo passo da compiere è rappresentato<br />
dal pensare alle strutture in grado di<br />
accogliere questa iniziativa (es. centro di ascolto,<br />
casa famiglia Nazareth, case di riposo per anziani,<br />
asili nido, ecc), dove un giovane per un tempo<br />
limitato (minimo 6 mesi) si impegnerebbe a<br />
svolgere un servizio per 2 ore a settimana o 3<br />
giorni pieni. Il compito primario<br />
della Caritas è quello di offrire<br />
ai giovani che lo desiderano<br />
la possibilità di<br />
essere accompagnati<br />
nella crescita personale,<br />
ponendo le condizioni<br />
perché avvenga un concreto<br />
e proficuo incontro<br />
con .<br />
*Direttore Caritas<br />
diocesana