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Aprile_11:Pag prova.qxd 02/04/2011 9.55 Pagina 34<br />
Aprile<br />
34 2011<br />
P<br />
Stanislao Fioramonti<br />
er secoli a Valmontone i riti e le cerimonie<br />
della Settimana Santa si sono intensamente<br />
intrecciati con la vita quotidiana, influenzando<br />
fortemente la vita del popolo. Ora che la modernità<br />
sta facendo scomparire le tradizioni antiche,<br />
può essere utile ricordare la Pasqua di una volta<br />
anche solo per avere un’idea di come vivevano<br />
i nostri padri e nonni, non per inutili confronti,<br />
ma per sapere che cosa significa ciò che rimane.<br />
Concluso il lungo periodo della Quaresima,<br />
con la Domenica delle Palme inizia il tempo liturgico<br />
(Settimana Santa) che porta alla Domenica<br />
di Resurrezione attraverso il Triduo Pasquale.<br />
Una volta la processione delle Palme si snodava<br />
– al canto dei coristi – dalla chiesa di S. Stefano<br />
alla Collegiata, con il popolo che abbelliva il percorso<br />
deponendo in terra rami di ulivo e fiori primaverili<br />
colti in precedenza nelle campagne. Il portone<br />
della chiesa grande era chiuso: si sarebbe<br />
spalancato al bussare dei sacerdoti, che poi entravano<br />
nel tempio come una volta Gesù era entrato<br />
a Gerusalemme.<br />
Dell’ulivo benedetto quel giorno dal celebrante si<br />
dovevano recitare tanti “Paternostri” quante erano<br />
le foglioline presenti nel ramoscello scelto per<br />
portarlo a casa e metterlo sul letto; qualcuna di<br />
quelle foglioline i contadini l’avrebbero seminata<br />
a novembre insieme al grano per proteggerlo dalla<br />
grandine, mentre la palma che restava quando<br />
l’anno dopo si prendeva quella nuova non era<br />
gettata via, ma bruciata recitando un Pater noster.<br />
Così pure le palme benedette e non distribuite il<br />
parroco le bruciava e ne otteneva le “Ceneri” da<br />
porre sul capo dei fedeli il mercoledì che iniziava<br />
la Quaresima. Oltre che una domenica di gioia,<br />
indicata dal canto del “Gloria in excelsis Deo...”,<br />
la domenica delle Palme era anche un giorno di<br />
passione: al Vangelo si leggeva infatti per la prima<br />
volta il “Passio” in latino; ai Vespri si esponeva<br />
il Santissimo per l’adorazione delle “40 Ore”, con<br />
canti serali che erano canti di dolore, perché la<br />
morte di Cristo si avvicinava.<br />
Il Lunedi Santo Valmontone si vestiva di bianco:<br />
i fanciulli facevano la Prima Comunione e poi<br />
dalla chiesa grande sfilavano fino al santuario del<br />
Gonfalone, come per permettere a tutto il paese<br />
di partecipare alla loro festa.<br />
Durante le messe del Martedì e Mercoledì Santo<br />
si celebrava l’Ufficio delle Tenebre, che i valmontonesi<br />
chiamavano “le battute” perché – quando il sacerdote<br />
batteva sull’altare con una bacchetta a simboleggiare<br />
la cattura e la flagellazione di Cristo,<br />
fuori della chiesa una schiera di ragazzini, armati<br />
di bastoni, cominciava a picchiare sul sagrato<br />
facendo un fracasso del diavolo; poi di corsa essi<br />
raggiungevano le altre chiese dove si diceva la<br />
stessa messa e giù, altre botte sul selciato, tra<br />
l’ilarità dei più piccoli.<br />
Il Giovedì Santo per l’ultima volta suonavano le<br />
campane, annunciando la messa della Cena del<br />
Signore, durante la quale il celebrante lavava i piedi<br />
a dodici vecchietti del paese come Cristo li aveva<br />
lavati ai suoi apostoli. Dopo, “s’attacchéveno<br />
le campane” e fino alla mattina del sabato le funzioni<br />
sacre e le ore del giorno erano segnate dai<br />
chierichetti, che di piazza in piazza si annunciavano<br />
scuotendo i cròtali (in valmontonese “scùrdole”<br />
o “gnàccole”), tavole di legno duro con anelli<br />
di ferro che, scosse velocemente, producevano<br />
un rumore sordo e forte. E già la sera del Giovedì<br />
Santo il primo annuncio: “I Sepolcri!”. Nella chiesa<br />
avvolta dalla penombra il predicatore tuonava<br />
dal pulpito le parole dolorose della Passione<br />
e alla fine, tra la commozione dei fedeli, chiamava<br />
la croce; allora da dietro l’altare maggiore i fratelloni<br />
delle quattro confraternite di Valmontone<br />
avanzavano processionalmente e, tra inni sacri<br />
e bagliori di candele, presentavano al sacerdote<br />
una croce nera e nuda; egli la benediceva e poi,<br />
intonando il “Pange lingua” andava a deporla ai<br />
piedi di un altare laterale addobbato con drappi<br />
rossi, fiori e luci, nel cui tabernacolo si deponeva<br />
l’Eucaristia. Era il “Sepolcro”, e perché tutti potessero<br />
adorarlo la chiesa restava aperta tutta la notte.<br />
La tradizione esigeva che le visite ai Sepolcri<br />
dovessero essere di numero dispari, nella stessa<br />
chiesa o in chiese differenti, e che durante quelle<br />
visite non si dovesse recitare il “Gloria Patri”.<br />
A Valmontone le chiese che esponevano il<br />
Sepolcro erano quattro: la Collegiata, S. Stefano,<br />
il Gonfalone e S. Angelo; durante la notte e fino<br />
al mattino successivo tutte e quattro le Confraternite<br />
(Sacramento, Suffragio, Gonfalone e Stimmate),<br />
a turno, andavano a venerare i quattro Sepolcri<br />
di Valmontone, e quella notte sembrava di essere<br />
tornati al Medioevo: dagli oscuri vicoli del paese<br />
giungeva una salmodia, prima confusa e poi<br />
sempre più distinta, “Miserere mei, Deus, secundum<br />
magnam misericordiam tuam...”. “Passa la<br />
Compagnia della buona morte”, dicevano le mamme<br />
ai piccoli intimoriti; erano i fratelloni avvolti in<br />
lunghi mantelli scuri, col capo coperto da cappucci<br />
a punta, sinistramente rischiarati dai lampioni che<br />
portavano in mano. Cantavano salmi di pentimento,<br />
preannunciando al paese il dramma che si stava<br />
per rievocare.<br />
La mattina del Venerdì Santo il paese era svegliato<br />
dal crepitio dei cròtali; “La messa scinciata”,<br />
annunciavano i piccoli banditori. La chiesa chiamava<br />
a una funzione antica e sempre sentita. La<br />
Collegiata era spoglia, con tutte le candele spente;<br />
il celebrante e i ministri parati a lutto si prostravano<br />
ai piedi dell’altare per significare l’impotenza<br />
dell’umanità peccatrice. Dopo le letture e le preghiere<br />
per la Chiesa universale, i fedeli erano invitati<br />
ad adorare lo strumento con cui Cristo ci ha<br />
redenti: “Ecce lignum crucis, in quo salus mundi<br />
pependit”.Si tornava a casa giusto per mandare<br />
giù un boccone, perché era giorno di digiuno e<br />
astinenza stretta, e tutti la rispettavano; poi alle<br />
13 ancora in chiesa, all’Agonia. Per tre ore il sacerdote<br />
ricordava e commentava le sette parole pronunciate<br />
da Cristo sulla croce, intercalandole con<br />
orazioni e momenti di meditazione. Finalmente alle<br />
15 esclamava: “Gesù è morto!”, e mentre tutti –<br />
anche chi non era in chiesa – cadevano<br />
in ginocchio, si spalancava<br />
il portone ed entrava la statua<br />
di Cristo morto sorretta da<br />
quattro uomini. La sera quella statua era portata<br />
in processione, la Processione di Cristo Morto, che<br />
non aveva nulla della rievocazione biblica degli<br />
ultimi decenni, ma consisteva in una semplice sfilata<br />
a cui partecipava tutta la popolazione, con la<br />
banda comunale che suonava la marcia funebre<br />
e il coro che cantava lo “Stabat Mater” ; le fanciulle<br />
che il lunedì precedente avevano fatto la prima<br />
comunione portavano su dei vassoi gli strumenti<br />
della passione di Cristo: i chiodi, la lancia,<br />
la spugna, la tunica, la colonna della flagellazione,<br />
persino il gallo per ricordare il tradimento di<br />
Pietro. A Valmontone portare in processione quelle<br />
cose era considerato un privilegio e le ragazze<br />
non esitavano a fare offerte in denaro per ottenerlo.<br />
Dopo di esse sfilava il Cireneo, con una catena<br />
al piede e la croce in collo; veniva la<br />
Veronica, mostrando il sudario col volto di Gesù;<br />
veniva la Maddalena, alcune ancelle e infine la<br />
statua di Cristo, seguita dall’Addolorata tutta vestita<br />
di nero.<br />
Il Sabato Santo, alle 10 di mattina, si celebrava<br />
la Veglia pasquale, che ora si svolge nella notte<br />
tra sabato e domenica; il sacerdote benediceva<br />
il fuoco nuovo, il cero pasquale, l’acqua battesimale;<br />
il popolo cantava l’Exultet e le Litanie dei<br />
Santi; al Gloria della Messa le campane tornavano<br />
a suonare a distesa e chi non era in chiesa, dovunque<br />
si trovasse e qualunque cosa facesse, si inginocchiava<br />
e rendeva omaggio a<br />
Gesù risorto. Dopo la cerimonia,<br />
tutti i preti di Valmontone – una<br />
volta erano tanti – uscivano<br />
per la benedizione<br />
delle<br />
case,<br />
che