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Aprile_11:Pag prova.qxd 02/04/2011 9.42 Pagina 27<br />

Aprile<br />

2011<br />

27<br />

tà, ma subito poi ci ammosciamo appena ci accorgiamo<br />

che è necessaria una azione lunga, paziente<br />

di cui forse non vedremmo i risultati” Nel nostro<br />

caso mai affermazione di analisi, più giusta, si<br />

identifica alla nostra Associazione Diocesana, con<br />

la sua complessità di territorio , da <strong>Segni</strong> a <strong>Velletri</strong><br />

piccoli paesi e grandi città con parrocchie di campagna<br />

e parrocchie tipo San Clemente che hanno<br />

una complessità di circa 16.000 residenti , con<br />

pochi sacerdoti che si devono occupare di tutto<br />

P. Vincenzo Molinaro*<br />

Sempre più spesso quando i genitori presentano<br />

i padrini per il battesimo si sentono<br />

dire che i padrini scelti non sono idonei.<br />

Questo rifiuto a volte diventa un tira e molla<br />

infinito e noi sacerdoti rischiamo di dare l’impressione<br />

di volere giudicare e condannare, magari<br />

senza conoscere i fatti.<br />

E’ un episodio collaterale con la vasta problematica<br />

che si apre alla nostra riflessione<br />

davanti alla realtà sempre più devastata della<br />

famiglia: divisi, separati, risposati, conviventi. Tutte<br />

queste persone sono dei battezzati. Molti di loro<br />

non ci fanno caso, si sono allontanati da ogni<br />

pratica religiosa e da ogni fede, quindi non riveste<br />

nessun problema rinunciare alle funzioni di<br />

padrino. Altre, invece, conservano la fede e vorrebbero<br />

essere ammessi alla pratica religiosa,<br />

come tutti, e trovano invece le porte chiuse.<br />

Per chiarezza bisogna dire che le porte non dobbiamo<br />

chiuderle a nessuno. E dispiace anzi per<br />

coloro che si tirano fuori, rinunciando al dono<br />

della fede, o semplicemente trascurandolo.<br />

Rimane aperto il caso di tutti coloro che hanno<br />

fede, hanno vissuto nella chiesa, poi qualcosa<br />

di grave è accaduto nella loro vita. In genere il<br />

fallimento di un matrimonio, l’abbandono traumatico<br />

del tetto coniugale, il tradimento dichiarato<br />

e irreversibile. Per non parlare delle situazioni<br />

di violenza che sono più frequenti di quanto<br />

si pensa. Ecco così donne sole, magari con<br />

figli, oppure uomini che da un momento all’altro<br />

si trovano a gestire una famiglia scoppiata…<br />

Alla domanda: di chi la colpa? non è davvero<br />

il caso di soffermarci.<br />

Ora il tema da affrontare è questo: le donne o<br />

gli uomini in qualunque modo lasciati soli e successivamente<br />

divorziati, risposati…come si<br />

rapportano con la comunità cristiana? C’è, e<br />

se sì, qual’è lo spazio per loro nella chiesa? A<br />

rispondere a questa domanda anche se formulata<br />

in tutt’altro modo il dott. Claudio Gentili, esperto<br />

di pastorale<br />

familiare impegnato<br />

sia a livello<br />

nazionale che<br />

nella diocesi di<br />

Roma. L’incontro<br />

si è tenuto a<br />

Colleferro, nella<br />

parrocchia di<br />

S. Barbara.<br />

La partecipazione<br />

è stata<br />

modesta, complice<br />

forse il<br />

tempo cattivo<br />

che ha tenuto<br />

dentro casa<br />

anche i coraggiosi che in altre circostanze hanno<br />

sfidato il clima invernale. Certamente, non<br />

si può trarre grande incoraggiamento da un numero<br />

così ridotto, e caso mai andrà cercata una<br />

formula nuova se si riconosce l’opportunità di<br />

proporre ancora un canovaccio formativo a favore<br />

di coloro che accompagnano i fidanzati verso<br />

le nozze.<br />

Fedeltà nei principi<br />

misericordia nell’accoglienza<br />

Il relatore esordisce ricordando una risposta emblematica<br />

di Benedetto XVI, che rispondendo a un<br />

parroco di Aosta, nel 2005, disse che c’è un grande<br />

approfondimento teologico da fare sul<br />

sacramento del matrimonio. Questa risposta costituisce<br />

come una possibilità aperta, che è da scoprire,<br />

come un invito a sperare.<br />

Entrando poi nel vivo, vengono richiamate le affermazioni<br />

dei principi, formulati nei documenti ufficiali,<br />

quali la Familiaris Consortio e La pastorale<br />

dei divorziati risposati della CEI, dove è stato<br />

ribadito che “come Gesù ha sempre difeso<br />

e proposto, senza alcun compromesso, la verità<br />

e la perfezione morale, mostrandosi accogliente<br />

e misericordioso verso i peccatori” così la Chiesa<br />

deve possedere e sviluppare un unico e indivisibile<br />

amore alla verità e all’uomo: “la chiarezza<br />

e l’intransigenza nei principi e insieme la comprensione<br />

e la misericordia verso la debolezza<br />

umana in vista del pentimento sono le due note<br />

inscindibili che contraddistinguono la sua opera<br />

pastorale” ( Direttorio di Pastorale familiare,<br />

pag. 167). Ciò comporta per la Chiesa la fedeltà<br />

alla parola di Cristo in particolare a quella<br />

parola in cui stabilisce che l’uomo non deve separare<br />

ciò che Dio ha unito(Mt 19,6).<br />

La Chiesa è tenuta, per quella fedeltà indefettibile<br />

a Cristo, a non cedere su questo principio<br />

e a dichiarare che mancarvi costituisce un<br />

grave disordine morale. Nello stesso tempo, però,<br />

la Chiesa non deve sentirsi autorizzata a tagliare<br />

i ponti con le persone che vivono in questa<br />

situazione.<br />

La consapevolezza che Cristo non ha mai lasciato<br />

nessuno fuori della porta, deve creare la tensione<br />

spirituale e alimentare la speranza che quanto<br />

oggi sembra escludente, può con la grazia<br />

di Dio essere letto e accolto con atteggiamento<br />

diverso. E’ vero che al momento non è possibile<br />

ammettere tutti ai sacramenti quali la riconciliazione<br />

e l’eucaristia perché segno indivisibile<br />

della comunione con Cristo e con la Chiesa.<br />

E’ anche vero che la Chiesa è dotata di tanta<br />

ricchezza spirituale cui attingere per saziare la<br />

fame e la sete di coloro che forse aspettano solo<br />

un incontro per accostarsi nuovamente alla fonte<br />

dell’acqua che zampilla per la vita eterna. La<br />

donna samaritana viene trasformata dalla parola<br />

di Cristo.<br />

Una parola esigente certo, una parola che offre<br />

molto di più prima di chiedere.<br />

Da qui deriva una disamina attenta sulle varie<br />

situazioni, una verifica dei casi di nullità e soprattutto<br />

un atteggiamento di vera paternità che offra<br />

un accompagnamento pastorale sincero in cui<br />

si vada oltre alla semplice amicizia e comprensione<br />

per formare, pastore e fedeli, una vera comunione<br />

spirituale.<br />

Non ci siano giudizi ma speranza e fiducia. Si<br />

costruiscano occasioni di ascolto della Parola,<br />

di condivisione, di carità verso i poveri vissuta<br />

nella fraternità. La Chiesa mostri che la liturgia<br />

può afferrare anche senza l’ultimo anello, che<br />

l’accompagnamento non è incertezza ma<br />

autentico cammino e la preghiera la risorsa più<br />

genuina che dà con Dio un contatto vitale.<br />

*Deleg. Diocesano per la Pastorale Familiare<br />

dall’amministrazione pura della parrocchia all’apostolato<br />

e all’assistenza. Con forme di aggregazione<br />

laicale per la maggior parte delle volte<br />

non preparato o poco attento alle finalità della<br />

vita cristiana o associativa, dove l’apparire molte<br />

volte è più importante dell’esserci e della partecipazione.<br />

Con questa analisi e con grande spirito<br />

di volontà di proseguire affinchè l’associazione<br />

possa vivere momenti migliori nel nostro territorio<br />

si è fatta una riflessione nelle proposte dell’associazione<br />

nazionale e cercare di adeguarle alle<br />

realtà della nostra diocesi.<br />

A seguito dei risultati delle votazioni, dove è stato<br />

eletto il nuovo consiglio diocesano, nelle persone<br />

di Rossana Montagna, Vincenzo Coscia,<br />

Enrico Mandrelli, Rossana Favale, Laura Paglia,<br />

Francesca Proietti, Paola Tani, Laura Fabiani, Sara<br />

Lanna; è stata presentata al Vescovo la terna da<br />

cui verrà scelto il nuovo presidente diocesano.

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