Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Aprile_11:Pag prova.qxd 02/04/2011 9.57 Pagina 35<br />
Aprile<br />
2011<br />
35<br />
Sara Calì<br />
E<br />
’ bello, quando si è afflitti, leggere nello<br />
sguardo degli altri un po’ di benevolenza,<br />
un filo di speranza, che ci rincuora.<br />
Bello sentirsi dire, nei momenti di sconforto, che<br />
non siamo soli. In quei momenti ci tornano in<br />
mente le parole buone dei nostri sacerdoti, lacrime<br />
di bambini asciugate da un sorriso. Quanto<br />
tempo è passato, ma come tornano vivi quei<br />
gesti. Questo eravamo e questo saranno i nostri<br />
ragazzi quando diventeranno adulti e dovranno<br />
affrontare la vita. Di loro si è parlato il 14 ed<br />
il 15 marzo durante i due incontri dedicati alla<br />
catechesi che hanno visto riuniti tutti i catechisti<br />
di Artena. Come avvicinare i ragazzi al Signore,<br />
come prenderli per mano e portarli sulla via luminosa<br />
della fede e aiutarli a non discostarsene<br />
mai. Come guidarli attraverso un sentiero che,<br />
talvolta, le difficoltà della vita ci fanno smarrire,<br />
perché le vicissitudini e la società ci rubano<br />
a noi stessi e ci privano del tempo necessario<br />
alla meditazione e alle necessità dello spirito.<br />
”Conoscere se stessi,<br />
per capire meglio gli altri”,<br />
“partire sempre dall’esperienza”<br />
e, ancora, “saper<br />
ascoltare e narrare, fare delle<br />
parole dei piccoli semi<br />
che, presto o tardi, germoglieranno<br />
e daranno i loro<br />
buoni frutti”, consigliava fratel<br />
Riccardo, monaco della<br />
Fraternità di Nazareth e Massimo Navacci,<br />
insegnante di religione al liceo.<br />
Teoria e pratica, della catechesi, riflessione e<br />
suggerimenti preziosi in due giornate di ascolto<br />
e dialogo, per unire ancor più fortemente la<br />
nostra <strong>Diocesi</strong>. Per guidare anche chi guida, chi<br />
si occupa dei bambini e li avvicina al Signore,<br />
chi affianca i sacerdoti nella convinzione che<br />
nella grande comunità cattolica ai catechisti è<br />
affidato il grande compito di prendere per mano<br />
i ragazzi e, con l’esempio e con amore, indicargli<br />
la strada da seguire.<br />
PANE DELLA VITA :<br />
Festa diocesana dei ragazzi<br />
che si preparano alla Prima Comunione<br />
L’Ufficio Catechistico Diocesano ha organizzato per sabato 9 aprile 2011<br />
dalle ore 9.00 alle ore 13.00 presso il Palazzetto dello Sport di Colleferro,<br />
un incontro di festa con i ragazzi del I° e II° anno della Comunione, dal<br />
titolo “…per condividere il PANE DELLA VITA”.<br />
Scopo di questa giornata è far crescere l’appartenenza alla Chiesa diocesana<br />
e vivere un momento di festa con i ragazzi e i loro catechisti ed educatori.<br />
Diverse saranno le proposte con le quali i ragazzi saranno chiamati<br />
a valorizzare il percorso educativo che stanno realizzando nelle Parrocchie:<br />
testimonianze, momenti di gioco, catechesi narrativa e un momento di Adorazione<br />
Eucaristica che vivremo a fine giornata con il nostro Vescovo Vincenzo.<br />
Un’occasione bella per riscoprirci Chiesa riunita intorno al suo Signore. Si<br />
è pensato poi di invitare i ragazzi a raccogliere tra di loro alcune offerte<br />
che saranno devolute alla Caritas Diocesana per il terremoto in Giappone,<br />
per fare della nostra festa un momento di condivisione e comunione con<br />
chi sta vivendo momenti così difficili.<br />
completavano in un solo giorno, lavorando magari<br />
fino a notte fonda. Nelle case, rinnovate dalle<br />
grandi pulizie tradizionali di Pasqua, essi trovavano<br />
le case apparecchiate con tutti i caratteristici<br />
cibi pasquali: la pizza cresciuta, una volta chiamata<br />
“fallone”, ciambelle scottolate, uova sode,<br />
salamini e vino buono, di solito il rosso Aleatico<br />
di Olevano. Nessuno osava assaggiare quel ben<br />
di Dio prima della benedizione del prete, cosicché<br />
la tradizionale colazione si faceva la<br />
Domenica di Pasqua verso mezzogiorno, dopo<br />
la messa solenne e l’ennesima predica. A<br />
Pasquetta si facevano le scampagnate, e questa<br />
è una delle pochissime usanze antiche che<br />
ancora persistono. Non è sopravvissuta invece la<br />
“Processione delle sette chiese” che si faceva nel<br />
pomeriggio del martedi di Pasqua, quando tutti<br />
accompagnavano il parroco, che sorreggeva il<br />
Crocifisso, dalla Collegiata a S. Stefano, al Gonfalone,<br />
a S. Antonio Abate e a S. Sebastiano (che prima<br />
era in via delle Vaschette, dietro il ponte di ferro).<br />
Come non è sopravvissuta, la Domenica in<br />
Albis, la funzione de “j’Arlichiario”, nella quale il<br />
sacerdote saliva sul coretto sopra l’attuale sagrestia<br />
della Collegiata e per più di un’ora proponeva<br />
all’adorazione dei fedeli le duecento reliquie<br />
conservate nella chiesa-madre di Valmontone; funzione<br />
estenuante, ma la cui benedizione finale suggellava<br />
tutto il periodo pasquale che – per la ricchezza<br />
e la quantità delle cerimonie sacre – ci hanno<br />
detto che era considerato un paradiso per le<br />
monache, un purgatorio per i preti e un inferno<br />
per i sagrestani. E per la gente comune, mi chiedo<br />
io?