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Impatto Magazine: Gli indici statistici // N. #9 // 2 dicembre 2014

www.impattomagazine.it // info@impattomagazine.it // Impatto Magazine: Gli indici statistici. Questa settimana in primo piano: Ritorna il meeting dell'Opec, nasce l'asse Arabia Saudita - Stati Uniti per mettere in difficoltà Russia e Iran? Follow Us on Facebook: https://www.facebook.com/impattomagazine

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Scritto da<br />

Armando De Martino<br />

Mi fermo e cerco un posto per<br />

sedermi. Scruto intorno. Siamo sotto<br />

terra. Siamo sotterrati consapevoli.<br />

Siamo sotterrati ma non facciamo<br />

danni. Dalle nostre parti si sotterrano<br />

danni d’oro. Sono seduto e guardo<br />

intorno le persone perplesse. Le<br />

persone infreddolite, le persone<br />

allegre. Il vento ed un annuncio ci<br />

ricorda che siamo sottoterra ma vivi.<br />

C’è roba sottoterra che ci ricorda<br />

che siamo morti che camminano.<br />

Ammantati, alienati, destinati ad<br />

essere carta di credito per il mercato<br />

nero delle bustarelle differenziate. La<br />

camorra come scudo, la politica come<br />

lancia, le anime che fumano dai corpi<br />

freddi i bersagli. Guardo il telefono,<br />

non c’è campo. Isolati. Una signora<br />

guarda l’orologio. Il tempo. Sbuffa<br />

Romanzata<br />

A UNO<br />

rammaricandosi con le mani. Quando<br />

si arriva alle stazioni c’è sempre un<br />

treno che è partito prima del nostro.<br />

Inevitabile. Il tempismo è un soldatino<br />

di piombo su un cavallo di cartone.<br />

Affonda. Accavallo le gambe, e ricordo<br />

che non posso fumare. Però respiro<br />

l’aria sottoterra. Ascolto la radio dalle<br />

cuffiette. C’è un nuovo idolo delle<br />

poltrone serali. Ha la camicia bianca<br />

e la cravatta verde. Parla, parla, anche<br />

alla radio. Fenomeno. Riesce sempre<br />

ad avere risposte a tutto. Peccato<br />

che non ci siano domande giuste da<br />

porgli. Il Vangelo secondo Matteo,<br />

Pasolini l’avrà creato pensando alla<br />

deriva che avrebbe preso la sua Italia.<br />

Arriva il treno. Il vento aumenta.<br />

Me ne accorgo. Salgo. Prossima<br />

fermata “Quattro giornate”. Mi<br />

viene in mente Gennarino Capuozzo.<br />

Organizzò la rivolta ai tedeschi e li<br />

cacciò. Furono quattro giorni di morte<br />

e orgoglio. L’Italia non ricorda. Io<br />

si. Quel bambino che ribaltò la città<br />

cancellando svastiche e fasci con<br />

la dignità di una miseria popolana,<br />

ricca di rabbia miscelata a dignità<br />

artistica. Quel bambino che guidò una<br />

città a stendere il tappeto rosso agli<br />

alleati accolti come liberatori di una<br />

città fantasma, vuota di nemici. Quel<br />

bambino che morì dopo che aveva<br />

reso una medaglia al valore militare<br />

alla sua città. È solo una fermata di<br />

una metropolitana. È solo una città<br />

che ha la monnezza tossica che le cola<br />

come lacrime dalle viscere. Morto.<br />

Faceva il panettiere. Aveva dodici<br />

anni. Aveva gli occhi della vita che si<br />

inarca e si arrampica sulle pendici del<br />

passato e si capovolge al futuro senza<br />

passare per il presente. Assente. Il<br />

tempo. Assente. Esodato dalla storia.<br />

Cassaintegrato della memoria. Sudo.<br />

Sono in piedi, attaccato. Guardo tutti<br />

attaccati. Ho un brivido. È l’unico<br />

momento in cui rivedo tanta gente coi<br />

pugni chiusi. In un vagone, quando<br />

è attaccata per non cadere. Un tipo<br />

basso, seduto discute con un altro<br />

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