Impatto Magazine: Gli indici statistici // N. #9 // 2 dicembre 2014
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Feuilleton!<br />
N.9 | 2 Dicembre <strong>2014</strong><br />
Scale mobili<br />
Inerzia dei movimenti.<br />
per aria. Tutti i pendolari<br />
ridono divertiti della cosa.<br />
Tornando indietro, slitta<br />
davanti a me chiedendomi se<br />
io sarei capace di fare quel che<br />
mi sta dimostrando. Trova la<br />
risposta da sola: è negativa. La<br />
paura mi impedisce di<br />
guardare oltre. La prendo<br />
come una sfida e mi metto in<br />
gioco. Vinco l’imbarazzo e<br />
provo a staccare l’obliteratrice.<br />
Non riesco perché non appena<br />
la sfioro assume le sembianze<br />
di una fontana dalla quale<br />
sgorga panna montata che<br />
lentamente crea un fiume<br />
bianco nel vagone.<br />
Continuando a ripetermi che<br />
non ne sono capace, la<br />
vecchina stacca un altro<br />
sedile. Colpita nell’orgoglio,<br />
provo a staccarne uno sul<br />
quale è seduto un uomo in<br />
giacca e cravatta di peso<br />
importante. Di nuovo non<br />
riesco: si è trasformato in un<br />
rinoceronte. La gente intorno<br />
ride, nessuno si spaventa<br />
tranne me. Si, ho paura, è la<br />
verità. Decido di staccare la<br />
musica ma quando porto le<br />
mani alle cuffiette mi accorgo<br />
che non ci sono più. Sono<br />
diventate un’estensione del<br />
mio corpo. Al posto delle<br />
orecchie ho delle casse stereo<br />
di forma circolare. Mentre<br />
osservo la vecchina che urla e<br />
continua a staccare altri sedili<br />
stranamente inoccupati,<br />
perdo la capacità di chiederle<br />
da dove trova tanta forza.<br />
Improvvisamente, il fiume di<br />
panna si fa più profondo. Dai<br />
finestrini sta entrando acqua.<br />
I passeggeri, restano inermi,<br />
osservano ma non protestano<br />
contro un treno che non ha<br />
ancora aperto le porte ad una<br />
fermata. L’acqua ha quasi<br />
riempito l’intero vagone,<br />
eppure la vecchina sembra<br />
non perdere la potenza nelle<br />
braccia e continua ad urlare<br />
senza nemmeno affogare.<br />
Temo che questa sia invece la<br />
mia sorte. Realizzo che non<br />
arriverò mai al mio<br />
appuntamento. Sperando che<br />
le cose cambino, provo a<br />
staccare un sedile. Mi preparo:<br />
pancia in dentro, addome<br />
contratto, sento che le vene<br />
nelle tempie stanno per<br />
scoppiare. L’acqua mi è<br />
nemica. Voglio vincere la<br />
paura. Mentre sto per farcela,<br />
l’arzilla donna salta verso di<br />
me cingendomi la vita: mi<br />
aiuta a staccare il sedile. Ci<br />
riesco. Mi chiede di lanciarlo<br />
verso la porta che delimita il<br />
vagone dove ci troviamo con<br />
quello successivo. Effettuo il<br />
lancio : il sedile va dritto verso<br />
quel che ho preso di mira. Non<br />
si rompe. Ci passa attraverso<br />
trasformando la porta nella<br />
serratura di una chiave.<br />
Comincio a nuotare nel<br />
vagone allagato. Il cielo<br />
arancione inizia a versare<br />
lacrime turchesi. Mi volto, mi<br />
guardo intorno: la vecchina è<br />
lontana da me. Riesco a<br />
sentire la sua voce: mi grida<br />
«Indaco è il tuo colore».<br />
Agito le braccia e le gambe<br />
come una rana tentando di<br />
raggiungerla. Ha ripreso a<br />
staccare i sedili. La calma<br />
degli altri passeggeri mi<br />
genera ansia. Il suono della<br />
sua voce è così acuto da<br />
stimolare il battito cardiaco.<br />
Quando sono abbastanza<br />
vicina le nostre mani si<br />
legano. Guida anche me. Tutte<br />
le porte del vagone hanno<br />
preso le sembianze di una<br />
serratura. L’acqua ci passa<br />
attraverso liberando così il<br />
vagone. Tira la mia borsa. La<br />
apre tirando fuori il vassoio di<br />
pastarelle. Eliminando la<br />
carta ormai bagnata, le prende<br />
una ad una e le lancia sui<br />
passeggeri. Sfogliatelle,<br />
crostatine e babà si fanno<br />
cappelli. Nonostante ciò,<br />
restano inermi. La vecchina,<br />
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