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MANUALE SULLA GESTIONE SOSTENIBILE DEI VIVAI - Ce.Spe.Vi.

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preparazione dei terreni delle aree di propagazione e di coltivazione. Queste tipologie di lavorazioni<br />

prevedono l’inversione degli strati di terreno e sono quindi in grado di interrare efficacemente le<br />

infestanti emerse ed i loro semi germinabili presenti negli strati più superficiali del suolo. In<br />

relazione alla specie di appartenenza, della profondità di lavorazione e delle permanenza in strati di<br />

terreno profondi, i semi interrati potranno perdere la loro capacità di germinazione o mantenerla più<br />

o meno inalterata sin a quando lo strato di terreno che li ospita non viene riportato di nuovo in<br />

superficie, ripristinando così le condizioni idonee alla loro germinazione. Nel lungo periodo queste<br />

tecniche di lavorazione possono determinare il mantenimento di un apprezzabile “stock” di semi<br />

infestanti potenzialmente germinabili ed un’inaccettabile perdita di sostanza organica (Peruzzi et<br />

al., 2005; 2006). Un’alternativa a questa tipologia di operatrici è rappresentata dai discissori e dai<br />

coltivatori, che effettuano un controllo più limitato delle infestanti emerse, ma permettono un<br />

ridotto interramento dei loro semi, stimolandone, in alcuni casi, la germinazione. Le avventizie<br />

emerse potranno quindi essere successivamente devitalizzate con metodi diretti. Per i lavori di<br />

rifinitura pre-impianto del terreno è abitualmente previsto un passaggio con zappatrice rotativa, che<br />

consente di sminuzzare le zolle createsi con le precedenti lavorazioni (Beretta et al., 2007).<br />

Tuttavia, le operatrici azionate dalla presa di potenza (come zappatrici rotative ed erpici rotanti)<br />

sminuzzando gli organi vegetativi delle infestanti (rizomi, tuberi, bulbi etc.) ne possono favorire la<br />

propagazione trasformando così un’infestazione localizzata in un’infestazione diffusa su tutto<br />

l’appezzamento (Altland, 2005). Pertanto, l’utilizzo di questo tipo di operatrici è consigliato solo se,<br />

dopo un’attenta analisi floristica, è esclusa la presenza di specie di malerbe che si propagano per via<br />

vegetativa.<br />

Un altro metodo preventivo è rappresentato dall’impiego di colture di copertura (“cover crops”). Si<br />

tratta di colture di specie erbacee (appartenenti principalmente alla famiglia delle Graminacee, delle<br />

Brassicacee e delle Leguminose) che riescono a controllare lo sviluppo e la diffusione delle<br />

infestanti inibendone la germinazione (mediante la produzione di sostanze allelopatiche) ed<br />

entrando con queste in competizione per fattori quali la luce, l’acqua e gli elementi nutritivi. Nel<br />

caso del vivaismo di pieno campo, queste essenze erbacee devono essere seminate tra le file<br />

dell’impianto lasciando libera una striscia di terreno sulla fila delle piante ornamentali coltivate<br />

(Zeleznik e Zollinger, 2004). La larghezza della striscia di terreno nudo sulla fila della coltura varia<br />

in accordo con la tipologia e la dimensione della specie ornamentale coltivata e dei sesti di impianto<br />

adottati. Oltre a controllare le infestanti, le colture di copertura assolvono molteplici funzioni<br />

positive: proteggono il terreno dall’erosione; apportano sostanza organica; migliorano le condizioni<br />

di trafficabilità consentendo di entrare nell’appezzamento anche con terreno bagnato. Lo sviluppo<br />

delle “cover crops” deve essere gestito con periodici sfalci lasciando i residui vegetali sulla<br />

superficie del terreno. L’azione dei composti allelopatici può protrarsi per un periodo che va dai 30<br />

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