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MANUALE SULLA GESTIONE SOSTENIBILE DEI VIVAI - Ce.Spe.Vi.

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delle zolle e il terriccio delle svasature, che è preponderante nelle vasetterie dove vengono prodotti i<br />

quantitativi più elevati, potrebbe aggirarsi intorno al 75-80%, considerando che le piante secche, le<br />

potature e la vegetazione in genere, una volta disidratate, si riducono molto sia in peso sia in<br />

volume. Pertanto, la maggior parte di questo materiale di scarto è costituito da terra e terriccio, cioè<br />

da materiali che non necessitano un trattamento di compostaggio e chequindi sono facilmente<br />

reimpiegabili. Infatti, la loro separazione dalla massa non risulta troppo difficile ed è realizzabile,<br />

ad esempio, attraverso una frantumazione/macinatura grossolana seguita da una vagliatura.<br />

La restante parte legnosa, o comunque di essiccata materiale vegetale disseccato, potrebbe essere<br />

avviata al compostaggio o alla biotriturazione a fini energetici<br />

La prima soluzione è sicuramente più difficile e complessa. La matrice legnosa tal quale impiega<br />

tempi molto lunghi se non è miscelata ad altri materiali organici facilmente fermentescibili (quindi<br />

più umidi). Inoltre, il compostaggio necessita di operazioni aggiuntive (umidificazione,<br />

arieggiamento, recupero e riciclo dei liquidi che drenano dai cumuli) e strutture progettate allo<br />

scopo. Infine, gli impianti di compostaggio producono cattivi odori (sprigionati dai processi<br />

fermentativi) e quindi la loro localizzazione in un territorio fortemente urbanizzato è molto difficile.<br />

L’abbattimento della putrescibilità durante il compostaggio è una condizione essenziale<br />

imprescindibile per la realizzazione di questi impianti (<strong>Ce</strong>ntemero M., 2001). Attualmente si<br />

utilizzano impianti altamente tecnologici, completamente isolati dall’esterno, con atmosfera e<br />

condizioni controllate che pilotano il processo di compostaggio velocizzandolo in tempi più brevi.<br />

Queste installazioni hanno però costi molto elevati se confrontati con il ridotto valore commerciale<br />

del compost; inoltre, hanno una resa bassa, indicativamente del 40-50%.<br />

La seconda soluzione è sicuramente più semplice e prevede il passaggio dei residui vegetali in un<br />

biotrituratore ed, eventualmente un’ essiccazione del materiale così ottenuto, quando è impiegato a<br />

fini energetici. A questo proposito, ricordiamo che la produzione di energia dai residui colturali<br />

rappresenta una potenziale risorsa per le aziende e negli ultimi anni è stata oggetto di numerose<br />

ricerche (Spinelli., 2004; Spinelli et al., 2006; Recchia., 2006). L’impiego come combustibile delle<br />

biomasse legnose risulta sempre più diffuso grazie all’avvento di soluzioni innovative in grado di<br />

ottimizzare l’energia prodotta. Le soluzioni già disponibili vanno dal semplice bruciatore per la<br />

produzione di acqua calda (con rendimenti energetici medi) all’impianto di cogenerazione che, con<br />

l’ausilio di una turbina, genera contemporaneamente acqua calda ed energia elettrica,<br />

massimizzando la resa energetica. Esistono anche impianti tecnologicamente più avanzati di<br />

gassificazione delle biomasse, con rese ancor più elevate, ma si tratta di strutture di grandi<br />

dimensioni, molto complesse e costose, che richiedono grandi quantitativi di materiale.<br />

Le grandi aziende vivaistiche potrebbero allestire un proprio impianto di riciclaggio degli scarti<br />

verdi grazie alla maggiore disponibilità di verdi materiale alla maggiore capacità di investimento.<br />

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