nell’analisi <strong>dei</strong> rapporti che intercorronofra i vari fattori di vulnerabilità <strong>del</strong>territorio e le diverse forme di pericolositàpossibili ed è data dalla somma <strong>dei</strong> varirischi (vedi Tabella 1).La determinazione numerica <strong>del</strong> rischio èfortemente variabile per la difficoltà digiungere ad una sicura parametrizzazione,in termini probabilistici <strong>del</strong>la pericolosità<strong>del</strong>l’evento calamitoso, <strong>del</strong>la vulnerabilità enella stima economica degli elementi arischio.In alcuni casi si può usare una relazionesemplificata il rischio specifico: Rs=VxH,dato dal prodotto, <strong>del</strong> danno subito dagliedifici in una zona al manifestarsi di undato terremoto. Mentre e chiamato dannopotenziale: D=ExV, il prodotto tra glielementi <strong>del</strong> rischio e la loro vulnerabilità.Tutti i tipi di rischio sono mitigabili datoche si rapportano ad un ambienteantropizzato, intervenendo nei confronti<strong>del</strong>la pericolosità, <strong>del</strong>la vulnerabilità, o <strong>del</strong>valore degli elementi a rischio.Nel concetto <strong>del</strong>l’analisi <strong>del</strong> rischio, cosìcom’è abitualmente diffuso nel caso <strong>dei</strong>terremoti, manca l’elemento di valutazioneinerente alla discontinuità <strong>del</strong> mezzo che èpeggiorativo <strong>del</strong> rischio e degli altri effetti<strong>del</strong> sisma e che è connesso con il terreno econ la topografia <strong>del</strong>l’area.Questo dovrebbe portare ad una nuovaTipo di rischioAlluvioneErosione costieraEruzione vulcanicaFranaMaremotoTerremotoRadiazioni naturaliMitigazioneSistemi di contenimento<strong>del</strong>le acqueRinascimento <strong>del</strong>le spiaggeInterventi sulle colateDrenaggio <strong>del</strong>le zonesoggette a distaccologica di classificazione, non più solo sullapericolosità <strong>del</strong>le aree amministrative masul comportamento <strong>dei</strong> terreni e <strong>del</strong>sottosuolo. La relazione <strong>del</strong> rischio devecontenere un nuovo termine da sommarsialla pericolosità, ed è indicativo <strong>del</strong>larisposta <strong>del</strong> suolo e <strong>del</strong> sottosuolo(microzonazione): R=ExVx(H+S).Il massimoterremoto attesoLa pericolosità sismica si valuta in terminiprobabilistici come, il massimo terremotoatteso di un’area in un intervallo di tempoModifica alla vulnerabilitàOpere ingegneristiche emovimenti di terreFrangifluttiRegolamentazione<strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> terrenoRegolamentazione<strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> terreno-- Reti di allarme-- Costruzioni antisismiche-- Costruzioni protettestabilito. L’analisi statistica si effettua con idati <strong>del</strong> catalogo sismico nelle due forme,corocentrica ed esocentrica, utilizzando lerelazioni d’attenuazione locale ottenute dadati empirici <strong>del</strong>le isosisme o in termini diaccelerazione di picco. I dati di catalogopossono essere ricavati da quelli messi in“rete” anche dall’INGV.Le principali strutture sismiche (corocentriche)<strong>del</strong> <strong>Lazio</strong> sono connesse con la catenaappenninica; l’alto reatino, la valle <strong>del</strong>Velino e <strong>del</strong> Salto, i monti Tiburtini, gliErnici e la valle <strong>del</strong>l’Aniene. Nel preappennino,i monti Lepini,Ausoni eAurunci; l’alta e media valle <strong>del</strong> Tevere congli apparati vulcanici Vulsini e Albani. Sonoattive sismicamente, le strutture distensive<strong>del</strong>l’avanpaese che si trovano anche inmare, poco significative dal punto di vistaregionale, ma molto per quello locale.I principali risentimenti (eventi esocentrici)provengono dai sismi <strong>del</strong>la catenaappenninica e nella fattispecie i principaliterremoti sono stati quelli <strong>del</strong> 1349 inIrpinia e Val Nerina, nel 1703nell’Aquilano, ancora nella Val Nerina chesi ripete nel 1860, nel 1706 nella zona<strong>del</strong>la Maiella, nel 1915 nel Fucino e nel1930 e nell’1980 ancora in Irpinia.Tra le metodologie statistiche che portanoalla stima <strong>del</strong> massimo evento sismico lepiù usate sono le distribuzioni statistiche diGumbel e di Weibull, entrambe danno<strong>del</strong>le curve asintotiche e tempi di ritorno.Tabella 1 – Esempio d’intervento per la riduzione di rischi. >>professioneGeologo 3-2003 13
Principali terremoti con aree epicentrali nel <strong>Lazio</strong>dal 1114 al 1984(fonte INGV)AnnoIntensitàMCSMagn.Sup.EpicentroAnnoIntensitàMCSMagn.Sup.Epicentro>>1114 VII 5,0 VITERBO1120 VIII 5,3 BASSO LAZIO1160 VII 5,0 VEROLI CECCANO1170 VIII 5,3 CECCANO1216 VIII 5,3 SUBIACO1231 VIII 5,3 MONTECASSINO1256 VII 5,0 COLLI LAZIALI1298 VIII 5,3 RIETI1299 VIII 5,3 SUBIACO1349 X 6,3 SANNIO S.ELIA1367 VII-VIII 5,1 S.ELIA E CASSINO1448 VII 4,6 ROMA1502 VIII 5,2 CITTADUCALE1599 IX 5,9 CASCIA NORCIA1627 VII-VIII 4,9 ACCUMOLI1639 IX 5,9 AMATRICE1639 VII 4,9 AMATRICE1654 IX-X 6,1 SORANO-MARSICA1695 IX 5,9 BAGNOREGIO1720 VII 5,0 ATINA CASSINO1723 VII 5,0 CASSINO1723 VII 5,0 CASSINO1738 VIII 5,3 BAGNOREGIO1752 VII 5,0 COLLI LAZIALI1755 VII 4,8 ACQUAPENDENTE1759 VII 4,9 AFFILE1764 VII 5,0 BAGNOREGIO1777 VII 4,8 SORA1782 VII 5,0 MONTE PORZIO CATONE1795 VII 5,0 SAN GREGORIO1800 VII 5,0 VELLETRI1806 VII 4,6 MONTECASSINO1806 VIII 5,5 COLLI ALBANI1810 VII 5,0 ARICCIA1812 VII 4,6 ROMA1819 VII 4,6 CORNETO1821 VII 4,8 RIETI1829 VII 4,6 COLLI ALBANI1844 VII 4,6 PALESTRINA1861 VII 4,6 MONTE PORZIO CATONE1863 VII 4,6 MONTECASSINO1873 VII-VIII 4,8 ALVITOUn’altra possibilità, meno cautelativa, èquella di considerare il massimorisentimento prodotto dai sismi.Nella figura 1 sono riportati i dati ottenutidai terremoti avvenuti dall’anno 1 al 1992.Risentimenti <strong>del</strong> IX° e X° grado MCS sihanno nell’alta Valle <strong>del</strong> Velino, nei montiReatini e nel Cicolano. Nel basso <strong>Lazio</strong>, asud <strong>del</strong>la Val Roveto e <strong>del</strong>imitati dal fiumeLiri, l’area a ridosso <strong>del</strong>l’Appenninoabruzzese e molisano. Le aree interessate daeventi <strong>del</strong>l’VIII° grado le ritroviamo inprovincia di Rieti, ad esclusione <strong>dei</strong>comuni <strong>del</strong>la valle <strong>del</strong> Tevere, nell’interaprovincia di Frosinone, e nelle aree <strong>dei</strong>Monti Lepini,Ausoni,Aurunci. In provincia1874 VIII 5,1 ALVITO1876 VII 5,0 PALESTRINA1877 VII-VIII 4,8 VEROLI1881 VII 4,6 CELLENO1881 VII 4,6 ROCCARESPAMPANI1882 VII 4,6 LATERA1882 VII 4,6 VITERBESE1883 VII 5,0 PALAZZOLO-ALBANO1883 VII 5,0 COLLI ALBANI1885 VII 4,8 MORRO REATINO1886 VII 5,0 ARICCIA1892 VII-VIII 5,2 LANUVIO1898 VIII 5,1 RIETI1899 VIII 5,5 FRASCATI1901 VIII 5,1 PALOMBARA SABINA1901 VII 5,0 ALVITO1903 VII 4,6 BAGNOREGIO1904 VII 4,6 MARSICA1904 VII 4,6 MARSICA-MONTE VELINO1910 VII 4,6 ACCUMOLI1915 VII 4,6 POGGIO MIRTETO1916 VIII 5,1 CITTAREALE1921 VII 4,6 GROTTE DI CASTRO1922 VII 4,6 LECCE NEI MARSI1924 VII 4,6 ONANO1927 VII 4,6 MARSICA1927 VIII 5,5 NEMI1931 VII 4,6 VILLA S.LUCIA1948 VII 4,6 RIVODUTRI1950 VII 4,6 REATINO-ACCUMOLI1957 VIII 5,1 CASTELGIORGIO1961 VIII 5,1 SORG. PESCHIERA1961 VIII 5,1 COLLE RINALDO1961 VIII 5,1 SORG. PESCHIERA1961 VIII 5,1 SORG. PESCHIERA1963 VIII 5,1 CITTADUCALE1963 VIII 5,1 AMATRICE1967 VII 4,6 ROCCASECCA1969 VII 4,6 TOLFA1971 VIII 5,1 TUSCANIA1971 VII 4,6 NORCIA1984 VIII 5,8 VAL COMINOdi Roma dalla valle <strong>del</strong>l’Aniene fino aiCastelli. Nel Viterbese, i Monti Volsini e laparte est <strong>del</strong> lago di Bolsena. La rimanenteparte <strong>del</strong>la regione è interessata darisentimenti <strong>del</strong> VII°/VI° MCS.Fenomeni gravitativiTra gli effetti permanenti di un sismaannoveriamo le frane sia terrose siarocciose, e quindi fanno parte <strong>del</strong> rischiosismico in senso lato. I sismi superiori alVII° possono determinare un’instabilità<strong>dei</strong> versanti con conseguente caduta dimassi ed attivazione di movimenti franosi.La valutazione <strong>del</strong> grado di pericolosità,connesso con i movimenti gravitativirichiede l’analisi <strong>dei</strong> fattori chedeterminano le condizioni d’instabilità, ele mutue interazioni fra questi almanifestarsi di un evento sismico. Ifenomeni d’instabilità avvengono, a partireda certe intensità (accelerazioni), conmaggiore frequenza laddove già in passatosi sono verificati, ma anche come innescoin situazioni di precario equilibrio.Il rilevamento <strong>del</strong>le forme e <strong>dei</strong> processiche si sono attivati sul territorio inoccasione <strong>dei</strong> terremoti, nonchél’indicazione <strong>del</strong> loro grado d’attività, èdato dal rilevamento macrosismicoeffettuato dopo ogni terremoto, o da unmirato rilevamento morfologico.Taliindagini permettono di effettuare unaprevisione in termini qualitativi <strong>del</strong>laricorrenza <strong>dei</strong> fenomeni. La pericolositàpuò essere valutata attraverso banche-dati,che contengano i principali elementiprevisionali, come caratteri litologici,topografici, giaciturali e natura <strong>del</strong>lecoperture detritiche superficiali che vannosoggette al sisma.Fenomeni carsiciLa bibliografia sismica degli ultimi duesecoli, ha dimostrato che in alcune aree <strong>del</strong><strong>Lazio</strong> vi sono sufficienti elementi dicorrelazione tra sinkhole e attività sismica.In alcuni casi la presenza di “boati ebrontiti” uditi dalla popolazione, che finora non si correlavano direttamente aifenomeni carsici, sembrano invece essereper questi una condizione necessaria. Lipossiamo considerare elementi indicativiper riconoscere che l’attività sismica, se purad alta frequenza, è associabile a talifenomeni. Nelle aree a rischio di sinkhole,oltre alla sismicità ad alta frequenza, sirinvengono sistematicamentemanifestazioni idrotermali di tipo sulfureoe formazioni travertinose.Sembrerebbe che a seguito d’eventisismici, che abitualmente comportanocambiamenti alla circolazione idrica,avvenga una variazione degli equilibristatici tali da divenire causa deglisprofondamenti per alterazione o perditadegli equilibri <strong>del</strong>le formazioni satured’acqua. In altri casi si sono visti, in14 professioneGeologo 3-2003