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Leggi tutto... - Ordine dei Geologi del Lazio

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EOLOGOGL’Editoriale<strong>del</strong> PresidenteRoberto TroncarelliPresidente <strong>del</strong>l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><strong>Geologi</strong> <strong>del</strong> <strong>Lazio</strong>Recentemente ho preso il treno alla Stazione Ostiense: uno spettacolo indecorosoper i fruitori <strong>del</strong> “servizio” è dir poco! Il lato Sud <strong>del</strong>la stazione è occupato da unaccampamento (una tendopoli lungo i marciapiedi) di etnie variopinte ed incontrollate,bagni pubblici praticamente distrutti e destinati ad altro uso e centinaia di metri di tapisroulant immobili che hanno obbligato una tenerissima coppia di anziani a trascinarsidietro, arrancando, una valigia lungo i tunnel deserti, controllandosi continuamente allespalle, quasi in attesa di un’imminente aggressione. Mi direte: che c’entra <strong>tutto</strong> questocon la nostra professione e con questo editoriale?Io trovo che sia l’ennesima dimostrazione di come qualsiasi iniziativa, intervento, opera,azione, senza una programmazione ed un controllo siano destinati al fallimento. Mispiego meglio. Le recentissime vicende politiche di questa estate travagliata, un nuovoperiodo buio ed offensivo per la collettività di questo paese, in costante ed inesorabiledeclino, hanno toccato da vicino e rischiato di provocare uno sconquasso anche negliassetti professionali in generale ed in quelli ordinistici in particolare. La prima versione<strong>del</strong>la manovra economica <strong>del</strong> Governo prevedeva infatti preoccupanti misure perla liberalizzazione <strong>del</strong>l’accesso alle professioni. Nella versione definitiva l’articolato<strong>del</strong> decreto è stato in parte corretto, mantenendo l’art. 33 <strong>del</strong>la Costituzione Italiana,che prevede il superamento <strong>del</strong>l’Esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio <strong>del</strong>laprofessione. La storia insegna che ad ogni “deregulation” è poi seguito un periodo dicaos nelle gestioni, nei controlli, nel rispetto <strong>del</strong>le condizioni minime di sicurezza, nelleverifiche procedurali, ecc.Alla Stazione Ostiense (ma non solo!) lo Stato è assente, non controlla. E il risultato èquello che ho descritto in premessa.Da alcuni parlamentari è stato “usato” il tema <strong>del</strong>l’emergenza, sempre ruffiano eleva micidiale sull’opinione pubblica, per giustificare la proposta di “liberalizzazione”<strong>del</strong>le professioni; tale azione, di stampo eccessivamente progressista, soprat<strong>tutto</strong> per leprofessioni che come la nostra si occupano anche di tutela <strong>del</strong> territorio, causerebbe graviricadute sulla sicurezza <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>dei</strong> cittadini. In tal senso, invece, si dovrebbeprocedere verso la direzione opposta: lo Stato (chissà perché continuo ad usare lamaiuscola? Da qui in poi non lo faccio più) dovrebbe garantire sempre più la competenza<strong>dei</strong> tecnici, soprat<strong>tutto</strong> di quelli impegnati in settori sensibili, affinché non vi siano rischiper la sicurezza, la salute ed il benessere <strong>del</strong>la collettività e vengano poste come obiettiviprimari di ogni azione la tutela e la salvaguardia <strong>del</strong>l’ambiente.Né erano apparse convincenti le motivazioni <strong>dei</strong> politici “liberalizzatori” che avevanogiustificato la loro proposta anche sostenendo che gli Ordini Professionali sono un frenoallo sviluppo e che la loro abolizione avrebbe prodotto un libero mercato <strong>del</strong>le consulenzeprofessionali in regime di concorrenza. La storia recente (D. Lgs. 163/06) insegna cheogni volta che l’elemento di cernita di un’opera pubblica/incarico è stato il “prezzo piùbasso” si è prodotto un livellamento, ovviamente verso il basso, <strong>del</strong>la qualità <strong>dei</strong> lavori/forniture/prestazioni. Ciò non è accettabile!Per di più costoro dimenticano che “vendere” una consulenza non è come vendere unprodotto.In quest’ultimo caso, se l’offerta è abbondante e variegata, il prezzo scende; per laconsulenza professionale avviene spesso il contrario; il professionista più quotato, chepratica onorari più alti <strong>del</strong>la media, è spesso più ricercato <strong>del</strong> giovane neo-laureatoche si sta affacciando nella giungla <strong>del</strong>la libera professione. La scelta <strong>del</strong>la prestazioneprofessionale, fatte salve quelle per interventi molto modesti, solitamente non si fondasolo sul prezzo, ma su un rapporto fiduciario e consolidato nel tempo tra committentee tecnico incaricato.Pertanto la speranza che rendendo libero l’accesso alla professione si possa instaurareun regime di libera concorrenza appare, secondo me, <strong>del</strong> <strong>tutto</strong> infondata. Oltre<strong>tutto</strong>la concorrenza senza un “contenitore” di fatto non può esistere: i meccanismiconcorrenziali hanno bisogno, per garantire la qualità <strong>del</strong> servizio offerto, di un “brand”che è il riconoscimento associativo. Il tentativo “liberalizzatore” era sostenuto anchedagli interessi di una parte <strong>del</strong>la grande imprenditoria, che punta da tempo ad acquisirefette importanti di mercato attinenti i servizi di ingegneria (nei quali, vi ricordo, sonoinclusi quelli di nostra competenza), ledendo gli interessi degli iscritti ai vari ordiniprofessionali. Ed infine occorre ricordare che, appena ventilata questa possibile apertura,7PROFESSIONEGEOLOGO

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