DA IERI A OGGIUn codice pedagogicoper la Compagnia di Gesùdi MIGUEL COLL S.I.Facoltà di Storia e Beni Culturali della ChiesaSant’Ignazio di Loyola, trattando sul modo esull’ordine che si deve osservare nei Collegi,scrive nel capitolo XIII delle Costituzioni:«Circa le ore, l’ordine e il modo delle lezioni, e circa gliesercizi di composizione, che dovranno essere corretti daimaestri, e le dispute in tutte le Facoltà, e la pubblica recitazionedi poemi e discorsi, si dirà in un trattato a parteapprovato dal Generale» [455]. Tale “trattato” sarebbestato chiamato Ratio studiorum, il codice pedagogicodella Compagnia di Gesù, il quale germogliando secondole necessità, assunse lo spirito e le linee generalidella parte IV delle Costituzioni. Giungevanoinfatti a Roma richieste di consiglio dalle Province supunti determinati, nonché la raccomandazione dipubblicare una “formula” che servisse da regola perl’insegnamento in tutti i collegi della Compagnia.“<strong>La</strong> Ratio studiorum [è] il codicepedagogico della Compagnia di Gesù,il quale germogliando secondo le necessità,assunse lo spirito e le linee generalidella parte IV delle CostituzioniI primi passi del regolamento scolastico (1548-85)Fu il P. Girolamo Nadal a comporre nel 1548, mentreera rettore del Collegio di Messina, un regolamentoDe studiis Societatis Iesu che più tardi, da Sopraintendentedel Collegio Romano (1564), ritoccò e perfezionò.Ci fu poi un trattato del P. Perpignà, nel quale l’egregioumanista raccolse il frutto della sua esperienza alla cattedradi retorica. Molto più completo e definitivo, perdiversi aspetti, è il P. Diego Ledesma in De ratione etordine studiorum Collegi Romani. Nel 1564 Diego <strong>La</strong>inezincaricò ai professori del Collegio Romano la preparazionedi un programma comune di studi umanistici.Questa fu la prima ratio ufficiale conosciuta come laRatio Borgiana (1564-71), perché applicata durante il generalatodel santo duca di Gandia.Con questi e altri insegnamenti si andarono forgiandogli usi e gli statuti del Collegio Romano, il cuiesempio si propagava presso gli altri. Poiché il problemafu ripreso durante la quarta Congregazione generale(1581), Claudio Acquaviva decise di nominare una commissione«ad conficiendam Formulam stu diorum», che non”giunse però a un risultato soddisfacente. Allora il PrepositoGenerale affidò la questione a sei padri di provenienzediverse (Spagna, Portogallo, Francia, Austria,Germania, Collegio Romano).Le tre versioni della Ratio studiorum (1586; 1591; 1599)Le conclusioni furono presentate all’approvazionedel Generale sotto il titolo Tractatus duplex, uno deopinionibus seligendis, alter de scholarum administratione(1586). Organizzato in due parti, fissava un elenco diquestioni ritenute teologicamente sicure e l’ordineche si doveva seguire nelle lezioni di teologia, filosofiae lettere umanistiche. Acquaviva lo fece stamparesubito affinché fosse vagliato dalle Province. Le numeroseobiezioni furono esaminate da dottori gesuiti:Juan Azor (spagnolo), Gaspar Gonzalves (portoghese)e Stefano Tucci (italiano), che furono aiutati daiprofessori del Collegio Romano.“Le numerose obiezioni furono esaminateda dottori gesuiti: Juan Azor (spagnolo),Gaspar Gonzalves (portoghese)e Stefano Tucci (italiano), che furonoaiutati dai professori del Collegio Romano”<strong>La</strong> rielaborazione del Tractatus originò un’altraversione della Ratio (1591), nella quale non c’eranopiù la parte teorica e l’elenco delle proposizioni dainsegnare o rigettare. Vi fu aggiunta, invece, una lungaesposizione dei mezzi adatti a risvegliare negli alunniuna fruttuosa emulazione; e in appendice, delle direttivesulle lezioni preliminari. Più che dissertare su ciascunprogramma, la Ratio del 1591 dà regole per idiversi professori e funzionari dell’Università.Anche questa rielaborazione fu inviata alle Provincee le avvertenze furono abbondanti. Si chiedevache il testo fosse più breve e conciso. Acquaviva cercòdi tenerne conto nella rifinitura dell’opera, nella cuicomposizione s’intravede l’influsso decisivo deglistatuti del Collegio Romano.L’8 gennaio 1599 fu stampata a Napoli la Ratio atqueInstitutio Studiorum Societatis Iesu 1 , che restò in vigoresenza modifiche fino alla soppressione della Compagnia(1773). Niente sfugge a questo minuzioso codicepedagogico integrato da 30 serie di regole, per un totale34 | 44/<strong>2013</strong>
Collegio Romanodi 466. <strong>La</strong> sua originalità si radica nel senso pratico concui tali regole sono state redatte, soprattutto in rapportoalle prime attività del maestro. A questo proposito, leggiamonei Monumenta Paeadagogica:«<strong>La</strong> ratio universale degli studi dei Nostri, istituita ufficialmentequattordici anni fa, è ormai completata nellasua forma definitiva ed è stata inviata alle Province. Dallasua grande utilità per gli studi […] e per la perfezione deicostumi […] il R. P. N. si era auspicato calorosamente chesi adempisse il più presto possibile; tuttavia il suo desiderionon si è potuto compiere giustamente finora. Infatti, sembravaopportuno non stabilire nulla definitivo […] fino chele difficoltà e le richieste approntate dalle Province fosseroesaminate […], affinché tutti fossero soddisfatti [...]e potesseroricevere e mettere in pratica con spirito equanime ildocumento al quale devono aderire fin d’ora» 2 .L’8 gennaio 1599 fu stampata a Napoli“la Ratio atque Institutio StudiorumSocietatis Iesu 1 , che restò in vigoresenza modifiche fino alla soppressionedella Compagnia (1773)”Il Regolamento versus la pedagogia<strong>La</strong> Ratio contiene le Regole del Provinciale, quelledel Rettore e del Prefetto degli studi; quelle comuniper i professori delle Facoltà maggiori, per l’insegnantedi Sacra Scrittura, per quello di linguaebraica, di teologia scolastica, di casi di coscienza, difilosofia; regole per gli scolari della Compagnia, pergli alunni esterni, delle accademie ecc.Così, in forma di norme, la Ratio fissa la durata deicorsi, l’orario e l’impiego del tempo, il metodo da seguirenei diversi programmi. Statuisce i libri di testopiù raccomandabili, gli autori da leggere, i classicigreci e latini da commentare o tradurre, i compitiadatti a esercitare gli alunni nello stile latino e greco– in prosa e in verso –, le ripetizioni ordinarie e settimanali,le dispute scolastiche filosofico-teologiche egli accordi fra grammatici e umanisti, gli esami scrittie orali, la promozione ai gradi accademici, le rappresentazioniteatrali e le altre manifestazioni pubbliche,i premi, la durata delle vacanze ecc.Questo codice d’insegnamento che è, di fatto, l’ordinamentopedagogico e giuridico del Collegio Romano,fu mantenuto fino ai tempi moderni. Dal 1814, una voltaricostituita , si sentì la necessità di aggiornare negli studifilosofici e teologici (1832), mentre l’istruzione secondariaseguì le norme vigenti nei diversi Stati.Il triennio di GrammaticaL’ordinamento scolastico della Ratio seguiva latriplice divisione di lettere umanistiche, filosofia eteologia. Per il triennio di Grammatica si adoperavail libro di testo del gesuita portoghese Emanuele Alvarez,De institutiones grammaticae tres.Nel primo livello, chiamato infima, gli autori studiatierano, Cicerone, Ovidio, Catullo, Properzio eVirgilio per il latino, mentre per il greco si leggevanosan Giovanni Crisostomo, Esopo, Agapeto e altri.All’Umanità, secondo livello, ci si serviva di un compendiodella retorica di Cipriano Soarez S.I. (discorsie filosofia morale di Cicerone).Per la storia, gli studenti si esercitavano con Sallustioe Tito Livio; fra i poeti, Virgilio, Orazio e glielegiaci. Per il greco, si studiavano alcuni discorsid’Isocrate e di san Basilio, le epistole di Platone e diPlutarco e le opere di Gregorio Nazianzeno. Circal’insegnamento della storia di cui parla sant’Ignazionelle Costituzioni 3 , la Ratio del 1599 propone lo studiodegli autori greci e latini. Nonostante la subordinazionedella storia alle lettere classiche, si adoperavanoi manuali dei gesuiti O. Torsellini, Historiarumab origine mundi usque ad annum 1598, e D. Petau,Rationarium temporum (1633).Terminati questi studi, agli scolastici della Compagniasi raccomandava uno o due anni di retoricaseguendo il libro di Soarez, De arte rethorica libri tres,ex Aristotele, Cicerone e Quintiliano deprompti (1560).Il triennio di ArtiNel primo anno di filosofia si studiava la logica aristotelicaattraverso i manuali di Francesco da Toledo(Introductio ad dialecticam Aristotelis, 1561) e Pietro deFonseca (Institutionum dialecticarum libri octo, 1564);c’erano anche le opere di Aristotele: Perihermenias, Primianalitici, Topici ed Elenchi.Nel secondo anno si volevano aristotelica, il libroDel cielo, quello primo della Generazione e la Meteorologia.Allo stesso tempo si studiava la Matematica diEuclide, ed alcuni aspetti della Geometria e l’Astronomia.Nel terzo anno bisognava prendere il trattatosull’Anima, il libro II sulla Generazione e corruzione, laMetafisica e l’Etica di Aristotele. È evidente, la filosofiadei gesuiti al Collegio di Roma portava impresso ilmarchio dell’aristotelismo: «Il professore deve sforzarsicon diligenza nell’interpretare correttamente il testo di Aristotelee porre lo stesso impegno nella discussione delle questioni.Deve persuadere i suoi alunni che la loro filosofia saràdeficiente e come mutilata, se non valorizzano altamente lostudio dei suoi scritti» 4 .1 208 pagine.2 Mon. Paed. V, IV: Institutum Historicum Societatis Iesu 129, Roma 1986, 355.3 «Sotto la denominazione di “studi umanistici”, s’intende oltre la grammatica, quanto concerne alla retorica, la poesia e la storia» [448] (Const. S.I., c. 12).4 Mon. Paed., Ibid, 399.44/<strong>2013</strong> | 35