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La Gregoriana Anno XVIII - n.44 - Maggio 2013 - Pontifical ...

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DA IERI A OGGIUna pedagogia attiva:l’impegno dello studentedi MARK ROTSAERT S.I.Direttore del Centro di Spiritualità Ignaziana<strong>La</strong> pedagogia tratta dell’educazione dei giovani:tutti i professori, tutti i maestri sono inqualche modo pedagoghi. Ma cosa significapedagogia ‘ignaziana’? <strong>La</strong> parola «ignaziana» vienedal nome di Ignazio di Loyola, il fondatore dellaCompagnia di Gesù, l’Ordine dei Gesuiti. <strong>La</strong> pedagogiaignaziana trae le sue caratteristiche da Ignazio,dal suo modo di procedere; è un insieme di caratteristichepedagogiche. Pretendere che sia una pedagogiaattiva è corretto – senza dubbio – ma non è un suoaspetto tipico, di pedagogie attive ne esistono molte.Come abbiamo visto nel precedente articolo, lapedagogia ignaziana consiste in un insieme ben specificodi caratteristiche: pratica di esercizi personali,lavori di gruppo per imparare ad ascoltare e collaborare,ripetizioni per approfondire le varie materie,riletture regolari, valutazione del proprio impegnoe dei risultati conseguiti. È una pedagogia nellaquale l’intelletto e l’affettività sono importanti e chericerca l’eccellenza - ognuno di noi può sempre migliorare.Vogliamo qui approfondire questi aspetti.“Inoltre, soprattutto gli studentidi arti e teologia, però anchegli altri, devono avere tempoper lo studio personale e in tranquillità,per comprendere meglio e piùampiamente gli argomenti trattati(Costituzioni, 384)Ignazio non era un professore del Collegio Romano,né ha mai insegnato nei collegi della Compagnia,deriva la sua pedagogia dalla propriaesperienza spirituale - personale ed apostolica. <strong>La</strong>sua fonte sono gli Esercizi spirituali, di cui ci occuperemonel prossimo articolo.Una pedagogia attiva: l’impegno dello studenteParleremo qui della pedagogia attiva dal puntodi vista dello studente. Una pedagogia può esserepiù o meno attiva, molto dipende dal professore edall’argomento del corso. Il professore propone lamateria, ma lo studente se ne deve appropriare edil suo primo passo consiste nella comprensionedell’argomento: è un esercizio intellettuale. Devequindi passare all’assimilazione della materia, farla”diventare cosa sua e non più un corso o un libro delprofessore. Una volta capito e assimilato l’argomento,sarà più facile memorizzarlo.“Data l’utilità insita nell’eserciziodella disputa, gli studentisiano presenti alle disputeo circoli ordinari delle scuoleche frequentano, anche senon sono della Compagnia,cercando di segnalarsisimultaneamente nella scienzae nella modestia(Costituzioni, 378)”Questo percorso può essere eseguito in varimodi, dipende dal contenuto del corso: fare esercizinella Facoltà di Scienze della Comunicazione saràdiverso dal farli nella Facoltà di Teologia, di Filosofiao di Storia della Chiesa. Dipende molto anchedalla creatività del professore. Lo studente ha comunquebisogno di esercizi sia per verificare la suacomprensione, sia per approfondire la materia.A volte gli esercizi non sono sufficienti ed occorronoripetizioni, il cui scopo pedagogico èquello di riprendere la materia ed andare oltre, perdiscernere ciò che è maggiormente importante e,principalmente, per assimilarla e farla propria. Gliesercizi personali sono un primo passo, come sottolineaIgnazio:«Inoltre, soprattutto gli studenti di arti e di teologia,però anche gli altri, devono avere tempo per lo studio personalee in tranquillità, per comprendere meglio e piùampiamente gli argomenti trattati» [Costituzioni, 384].Se non si fa bene il primo passo, il secondo nonporterà i frutti auspicati. Il secondo passo consistenegli esercizi in comune, i lavori in gruppi rivestonouna grande importanza. Ignazio aveva sperimentatoquesto metodo all’Università di Parigi e lo hapoi integrato nel sistema di studi per la formazionedei Gesuiti:«Anche gli studenti di umanità avranno i lorotempi assegnati per trattare insieme e discutere gli argomentiriguardanti la loro materia, alla presenza dichi li guida. E la domenica o un altro giorno, dopopranzo, una volta difenderanno le tesi, un’altra volte38 | 44/<strong>2013</strong>

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