FOCUSPadre Bergoglioè un uomo di governo.Si pone sempre in ascolto dell’altrosenza ambiguità ed è sempremolto chiaro nelle sue decisioniL’abbraccio fraternotra Papa Francescoe P. Adolfo Nicolás,Vice Gran Cancellieredella <strong>Gregoriana</strong>,lo scorso 17 marzo.Nelle pagine precedenti:Papa Francescoalla sua prima udienzagenerale, il 27 marzo <strong>2013</strong>;e il suo stemma pontificio,comprendente l’emblemadella Compagnia di Gesù.∫ Foto ANSA / ETTORE FERRARI““Pronto? Sono Papa Francesco...””∫ Quali altri valori si privilegiavano?«C’era un forte accento sulla fratellanza. Ancora oggi conservoamicizie con i miei compagni di allora. <strong>La</strong> vicinanza di Padre Bergoglioci aiutava ad approfondire continuamente il rapportoumano. Aveva la capacità di individuare in ognuno qualche particolaritàda coltivare e sviluppare. <strong>La</strong> sua grande conoscenzadelle persone gli permetteva di incoraggiare tutti».∫ Dunque una persona spirituale, ma anche molto concreta.«È un uomo di governo. Capace di farsi vicino a tutti e altempo stesso molto chiaro nelle sue decisioni. Si pone sempre inascolto dell’altro, ma senza ambiguità».∫ Oggi che lei è Direttore del Dipartimento di Teologia Morale,pensa che la sua specifica sensibilità teologica si sia formatain quegli anni?«Credo di sì. Questo contatto con la gente e i suoi bisogni èstato fondamentale per la mia spiritualità e per il mio pensiero.Nella mia pastorale ho continuato ad adoperarmi per i poveri eanche il mio studio è andato in questa direzione, ma sempreaperto alle realtà diverse, che vengono apprezzate da questo puntodi vista. Infatti, una pastorale ha bisogno di riflessione. Mi ricordoche Padre Bergoglio invitò Padre Yves Calvez a insegnare al nostroCollegio Massimo, e abbiamo avuto degli incontri con lui per discutereil Decreto IV della 32 Congre- gazione Generale della Compagniadi Gesù sulla fede e la giustizia. Il suo rettorato si conclusecon un Congresso Internazionale sulla evangelizzazione della culturae l’inculturazione della fede, e contemporaneamente una missionenelle borgate di San Miguel, per commemorare i 450 annidell’ingresso dei gesuiti in Argentina.Padre Bergoglio era sempre un incoraggiamento e un sostegno.Nelle situazioni pastorali più difficili sapevamo di poter contare sudi lui, di poter bussare alla sua porta e insieme trovare una soluzione.Quando è diventato Arcivescovo, questo suo incoraggiamentoe sostegno è continuato con i suoi seminaristi e i suoi preti».Rendere tutti un po’ protagonisti sembraessere una caratteristica di Papa Francesco.E così, sulla stampa, si moltiplicanogli episodi su chi si è inaspettatamente trovatoa parlare con Sua Santità dall’altraparte del telefono. Anche il personale dellaportineria della <strong>Gregoriana</strong> vanta ormai isuoi piccoli aneddoti. Come ad esempio ilcentralinista Giulio Burli, che non trovandola persona desiderata dal suo interlocutore, si è sentito rispondere:«Può lasciare questo messaggio? Sono Papa Francesco».Seguono alcuni secondi silenzio, ma Giulio è un campione disangue freddo: «L’accento mi aveva insospettito, però qui cisono tanti latino-americani... poi abbiamo riso un poco».Un episodio simile ce lo racconta con grande emozioneDaniele Arceri: «Abbiamo parlato per cinque minuti, dalle15:50 alle 15:55! Non lo dimenticherò mai». Anche stavoltaPapa Francesco si è rivelato solamente al momento di lasciareuna comunicazione per la persona cercata.«Quando ho sentito il suo nomesono scattato in piedi – continua Daniele.– “Santità, ma è lei?”. Mi sono sentito inimbarazzo... gli avevo detto di provare a richiamarepiù tardi. Poi però la conversazioneè stata molto fluente, come unapersona che vedi tutti i giorni». Terminatala telefonata, Daniele si è sentito travolgereda un senso di incredulità che lo fa sorridere ancora, aripensarci. <strong>La</strong> cosa che lo ha colpito di più? «Alla fine della nostrachiacchierata mi ha chiesto come mi chiamavo. “Daniele– mi ha detto poi – è stato un piacere immenso parlare conte. Mi faresti un’altra cortesia, figliolo?”. Gli ho detto di sì, naturalmente.E lui: “Pregheresti per me?”. “Certo Santità, ma seanche lei potesse fare una preghiera per me...”». E il Papa? «Siè messo a ridere. “Certo – ha detto –, prego per tutti”».P.P4 | 44/<strong>2013</strong>
L’ereditàdi un PontificatoOmelia della Messa di Azionedi Grazie per il Pontificato di Benedetto XVIdi FRANÇOIS-XAVIER DUMORTIER, S.I.Rettore Magnificomisericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro». Questeparole del Signore ai suoi discepoli sono rimbombate“Siateattraverso i secoli e fino a oggi, da un lato all’altro delmondo e fino a ognuno di noi, questa sera. Sono parole esigenti,che suppongono una conversione del cuore che non è mai compiuta.Gesù ricorda cosa richiede la misericordia: «Non giudicate[...] non condannate [...] perdonate [...] date».Per questo siamo chiamati a uscire dall’«io» chiuso in sestesso, che si crede misura di tutto e di tutti, per accogliere la misericordiadi Dio quando sperimentiamo la nostra miseria. Il Signorestesso scende nelle profondità misteriose del nostro cuoreper far sorgere una bontà ancora nascosta. E così l’energia chepotremmo usare per giudicare e condannare può impegnarsi alperdono e al dono. Un tale capovolgimento delle prospettive nonè possibile senza rivolgersi verso il Dio di amore e di misericordia.Il modo divino di colmare il cuore dell’uomo è allargarlo eampliarlo alla “misura senza misura” di Dio. Seguire Cristo e viverela Sua parola: «Siate misericordiosi» ci guida sulla strada checonduce alla Croce, al dono totale di sé. Preghiamo il Signore difare di noi portatori della misericordia senza misura del Signoreattraverso la testimonianza della nostra vita.Lo scorso 25 febbraio <strong>2013</strong>la nostra comunità universitariasi è riunita alla Chiesadel Gesù per celebrareuna Messa di Azionedi Grazie per il Pontificatodi Benedetto XVI.Riproponiamo qui alcunipassaggi centrali trattidall’omelia del Padre Rettore44/<strong>2013</strong> | 5