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Quaderno della Ricerca n. 94 - Ersaf

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2.9 Presentazione dei risultatiTutti i procedimenti di calcolo hanno fornito risultati al livello di itinerario tecnico. Questa è, infatti,l’unità logica alla quale possono fare riferimento tutti gli strumenti utilizzati: bilancio colturale dell’azoto,bilanci energetici, giudizio agronomico sulla gestione delle infestanti, indicatori eco-tossicologici relativiall’uso dei diserbanti, costi e ricavi. Successivamente i risultati sono stati aggregati per UPA. Ciò è statoottenuto sommando gli indicatori relativi alle colture presenti (una o due, nel caso di doppia coltura). Infine,calcolando una media pesata in base alla superficie dell’UPA, gli indicatori sono stati aggregati a livellodi scenario aziendale. Per brevità, questa è la forma prescelta per la presentazione sintetica in questeschede, anche se, per chiarezza, nel testo alcuni risultati sono forniti anche a scala di itinerario tecnico odi UPA, quando necessario.I risultati del modello sono invece presentati con grafici che riportano la probabilità di superamento diuna certa lisciviazione dell’azoto. Questo è consentito dal fatto che si dispone di risultati di simulazionerelativi ad un poliennio.2.10 DiscussioneL’insieme delle metodologie proposte è parso idoneo ad identificare a diverse scale sia il potenziale di rischiosirilasci di azoto da parte degli agroecosistemi più rappresentativi in diverse tipologie pedoclimatichee gestionali <strong>della</strong> pianura lombarda, sia i possibili miglioramenti degli stessi in termini di sostenibilità,anche economica, e di ecocompatibilità. E’ tuttavia necessario evidenziarne alcuni possibili limiti, in particolarerelativi alla qualità dei dati: risulta infatti caratterizzata da ampia incertezza la composizione dellerazioni, l’entità delle produzioni foraggere (talvolta, quelle dichiarate sono risultate inconsistenti rispettoalle razioni), i volumi di adacquamento, e il dimensionamento delle macchine operatrici e delle trattrici.Va ancora considerato che, oltre alla difficoltà di valutazione a scala aziendale, questi dati sono anche soggettiad ampia variabilità tra azienda e azienda. Un dettaglio relativo alle incertezze riguarda il bilancio dell’azotoa scala colturale; si ritiene infatti che la valutazione <strong>della</strong> quota di azotofissazione possa non esserestata sempre corretta. In particolare, per i prati in cui il bilancio è risultato negativo (deficit), una conoscenzapiù approfondita <strong>della</strong> composizione percentuale delle specie prative (leguminose e graminacee)avrebbe permesso di definire un’eventuale quota di azotofissazione che, una volta contabilizzata, avrebbeforse portato ad un risultato di bilancio più coerente e realistico (prossimo a zero o positivo).Occorre ancora considerare la differenza tra le attività pianificate e le attività reali. Nel lavoro svolto, si èadottato un comportamento medio che corrisponde a quello pianificato, ma nella realtà aziendale si rendononecessari, in funzione di eventi e di necessità specifiche, adattamenti puntuali, che possono non esserecompensati considerando solo il comportamento medio.Per quanto concerne la gestione dei dati all’interno del gruppo di lavoro, un aspetto da non sottovalutareè rappresentato dalle differenti scale adottate per le elaborazioni basate sugli indicatori e sul modello dimeccanizzazione rispetto a quelle basate sul modello di simulazione agronomico. La difficoltà è quella didescrivere adeguatamente il riparto colturale medio a scala di itinerario tecnico (“fotografia aziendale”) infunzione di una rotazione media nel tempo per ciascuna UPA.L’approccio adottato appare tuttavia caratterizzato da maggior completezza di altri metodi precedentementeutilizzati, riuscendo a fornire una valutazione integrata di sostenibilità a livello aziendale e territoriale,affrontando non solo l’aspetto delle fertilizzazioni, ma la gestione dell’intero “sistema aziendaagricola” anche in termini di bilancio energetico, ecologico ed economico, oltre che agronomico.25

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