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Quaderno della Ricerca n. 94 - Ersaf

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Quaderni <strong>della</strong> ricerca1. IntroduzioneLa politica agricola europea nel corso degli ultimi anni si è orientata verso la promozione di un’agricolturasostenibile, che si traduce concretamente nel perseguire tre obiettivi fondamentali:1. ecologico: promozione delle buone pratiche a tutela ambientale e creazione di servizi per la conservazionedegli habitat, <strong>della</strong> biodiversità e del paesaggio;2. economico: aumentare la redditività e la competitività del settore agricolo;3. sociale: fornire alle zone rurali opportunità di sviluppo economico e di miglioramento delle condizionidi vita.La sostenibilità del sistema agricolo richiede quindi di far coesistere gli interessi aziendali e la conservazionedi un ambiente ecologicamente equilibrato. Questo compromesso è raggiungibile tramite l’adozionedi pratiche agronomiche e soluzioni gestionali a ridotto impatto ambientale in grado di garantireun oculato impiego di fattori produttivi, garantendo al tempo stesso un livello produttivo economicamentesostenibile.Questa problematica investe oggi in Lombardia in particolare il settore zootecnico che si trova a dover farei conti con gli elevati quantitativi di azoto rilasciati nell’ambiente dagli allevamenti.Il rispetto degli obblighi imposti agli allevatori dalla “direttiva nitrati” (91/676/CE) allo scopo di ridurrel’inquinamento da composti azotati delle acque costringe le aziende zootecniche, in particolare nelle zonedesignate vulnerabili e ad alto carico zootecnico, a reimpostare la gestione dell’azoto razionalizzandone trattamentoe utilizzazione.Le risposte possibili, a tale proposito, sono varie e dipendono da molteplici fattori: caratteristiche deisuoli e dell’ambiente, ordinamenti colturali, disponibilità di terreni, tipo, dimensione ed organizzazionedell’allevamento, densità <strong>della</strong> zootecnia nel territorio circostante, ecc.In linea generale ci si può aspettare che le soluzioni più adatte siano prevalentemente di tipo gestionalenelle zone dove la redistribuzione degli effluenti sul territorio può essere sufficiente a riequilibrare i carichidi azoto, mentre, dove ciò non risulta possibile, divenga necessario prevedere tecnologie per separarel’azoto, da trasportare successivamente in altre aree non zootecniche o da rimuovere liberandolo in atmosfera.Non deve tuttavia essere dimenticato che, qualsiasi sia la scelta organizzativa e tecnologica adottata, peruna gestione sostenibile dell’azoto gli aspetti agronomici – e quindi quantità, modalità e tempistica <strong>della</strong>distribuzione degli effluenti e dei fertilizzanti sui terreni, scelta e rotazione delle colture – restano determinanti.E’ infatti noto che perdite di nitrati possono verificarsi anche in presenza di input azotati relativamenteridotti e che, viceversa, se le pratiche di fertilizzazione sono razionali e i terreni vengono occupaticostantemente con colture ad alto assorbimento, anche in presenza di apporti consistenti la lisciviazionee/o il dilavamento superficiale possono essere controllati e contenuti entro limiti fisiologici. Pertanto, inassenza di razionalizzazione <strong>della</strong> fertilizzazione e ottimizzazione degli ordinamenti colturali anche i processidi sostituzione dell’azoto organico con azoto minerale indotti dall’applicazione <strong>della</strong> direttiva91/676/CE rischiano di risultare poco efficaci sul rilascio di nitrati dalla zona radicale ed in definitiva sulmiglioramento <strong>della</strong> qualità delle acque di falda e di superficie.7

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