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Quaderno della Ricerca n. 94 - Ersaf

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a zero per l’orzo. Il surplus sul mais deriva da un eccessivo uso di concimi minerali, mentre sono i liquamiaziendali (corrispondenti a circa 200 kg N ha –1 ) ad essere eccessivi per il panico. Questa coltura,infatti, presenta asporti modesti, principalmente a causa <strong>della</strong> mancanza di irrigazione che determina unaproduzione areica molto bassa.La gestione attuale, orientata alle produzioni foraggere di supporto all’allevamento da latte, è quindi caratterizzatada un’inadeguata valorizzazione dei reflui zootecnici prodotti in azienda, sia per il criterio adottatonel ripartire i reflui tra le colture, sia per l’eccesso di azoto di origine minerale applicato al mais. Questo generaelevati surplus di azoto (Tabella 4). Anche la valutazione modellistica condotta su un’UPA a mais confermala presenza di elevate lisciviazioni (Figura 4). Il bilancio energetico è caratterizzato da un uso intensivodell’energia fossile; gli input sono massimi su mais (36 GJ ha –1 ) e più bassi sulle altre colture (21, 12 e 18GJ ha –1 su erba medica, panico e orzo, rispettivamente). La gestione delle infestanti è classificata in modointermedio (3,1), grazie alla buona alternanza tra colture estive ed autunno-vernine (sulle UPA a seminativo)e alla presenza (su altre UPA) del prato. E’ possibile lo sviluppo di infestanti nel periodo estivo se ilpanico non forma una buona copertura già dalle prime fasi di crescita. A scala aziendale i costi sono moltosimili al valore <strong>della</strong> produzione (Tabella 4). I singoli itinerari tecnici invece si differenziano, con il mais cheha margini di contribuzione positivi (circa 400 € ha –1 ), l’orzo e panico negativi (–100 € ha –1 circa).Itinerari propostiAlternativa 1: razionalizzazione dell’uso dei fertilizzantiIl primo scenario alternativo di gestione è stato progettato agendo solo sulle concimazioni, e lasciando invariatiil riparto colturale e gli avvicendamenti adottati. Per il mais è stata totalmente eliminata la concimazioneminerale, in quando la dose di azoto apportata con i liquami (300 kg N ha –1 ) è già sufficiente agarantire il livello produttivo attuale. Per migliorare la gestione dell’azoto sul panico (cioè per ridurre ledosi di azoto apportate con i liquami), l’unica possibilità è stata quella di aumentare le dosi di reflui apportatiall’orzo e soprattutto all’erba medica. Se da un lato la diminuzione di fissazione biologica che avvienesomministrando azoto ai terreni coltivati con leguminose è senz’altro uno spreco di risorse, va anchedetto che, in sistemi aziendali così intensivi, l’erba medica rappresenta un potenziale sink di azoto da nonsottovalutare. La dose di liquami apportati al panico è stata quindi ridimensionata attraverso il metododel bilancio (70 kg N ha –1 ), e l’eccesso applicato all’erba medica e in piccola parte all’orzo (che aveva unbilancio prossimo a zero). Un ultimo miglioramento è costituito dall’uso di concime minerale azotato suorzo, a causa <strong>della</strong> scarsa efficienza del liquame impiegato in autunno.Gli indicatori mostrano che in questo modo, attraverso una revisione del piano di concimazione, miglioranosia la gestione dell’azoto (il bilancio scende in media di 38 kg N ha –1 ) sia i costi energetici ed economici.Anche il modello (Figura 4) conferma la correttezza <strong>della</strong> scelta. La gestione <strong>della</strong> flora infestante,invece, non risente <strong>della</strong> modifica, poiché non è variato l’avvicendamento su nessuna UPA.Alternativa 2: modifica del riparto colturale e degli avvicendamentiIn questo scenario, oltre ad avere adottato le concimazioni previste dall’alternativa 1, sono state anche effettuatemodifiche dell’uso del suolo su alcune UPA. Il criterio seguito è stato quello di assicurare una maggiorecopertura del suolo e maggiori asportazioni. Questo obiettivo è stato perseguito con l’inserimentodell’erba medica a sostituzione del mais insilato e l’inserimento parziale <strong>della</strong> doppia coltura, con erbaiodi loiessa affienato seguito da mais in seconda epoca di semina (sempre per l’insilamento) in sostituzione<strong>della</strong> doppia coltura orzo-panico. Le modifiche indicate hanno interessato il 50% <strong>della</strong> superficie aziendale,ma senza influenzare la base alimentare delle bovine, che rimane adeguata per garantire il raggiungimentodell’obiettivo produttivo.41

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