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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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▲ I relatori della tavola rotonda ''Perché l'Italia non riesce a fare sistema?''<br />

Potrebbe essere questo il punto di partenza per fare squadra».<br />

Marco Caprai: «Come paradosso potrei fare l’esempio dei soldi: forse in Italia<br />

ce ne sono addirittura troppi. Tutti si lamentano, poi ci sono delegazioni<br />

numerosissime che partono da Perugia alla volta di Riga per promuovere<br />

una specialità gastronomica. E spesso a danno degli agricoltori. Manca probabilmente<br />

una programmazione seria e dovremmo obbligare le rappresentanze<br />

di cui facciamo parte ad approcciate il “tema vino” in maniera diversa.<br />

L’Ais, in questo senso, ha un ruolo fondamentale nello spiegare il nostro<br />

prodotto, visto che abbiamo oltre cinquecento Doc contro i sette-otto vini<br />

dell’Australia, per esempio. Quindi per noi tutto è più difficile. Inoltre l’Ais<br />

potrebbe formare 10mila sommelier in Cina, il mercato del futuro».<br />

Maurizio Zanella: «Credo che la Franciacorta sia un esempio di zona che<br />

ha saputo mettere d’accordo i singoli e le esigenze del territorio. Certo è<br />

stato più facile perché non ci sono industriali del settore e cantine sociali.<br />

Ma fare sistema è comunque indispensabile anche per evitare sprechi come<br />

è capitato per lo stesso vino promosso a New York da persone diverse. Altro<br />

esempio l’assenza quando si parlava di tasso alcolemico e guida dell’auto.<br />

Nessuno ha mai scritto neppure una lettera al ministro».<br />

Renzo Cotarella: «Difficile fare squadra. Ci sono diversi interessi tra troppe<br />

categorie e una visione del vino generazionale. Un vino di qualità non<br />

può essere un vino di moda. Un vigneto dura per sempre, settanta, ottant’anni.<br />

Quindi un prodotto di moda non può essere una espressione di un<br />

territorio. Ripeto, ci sono troppi interessi diversi e per questo non so<br />

quanto fare squadra sia una cosa positiva».<br />

Gianni Zonin: «In troppi non capiscono nulla del nostro mondo. In Italia si<br />

stanno rimuovendo vigneti a 50-80 mila euro l’ettaro. Si parla di venti miliardi<br />

di euro per rimuovere il vigneto Italia. E poi ogni cinque anni cambia la<br />

moda. Prima il Pinot Grigio, poi il Nero d’Avola, adesso il Prosecco. Andrà<br />

a finire che finiremo in sovraproduzione. C’è poi una burocrazia che immobilizza.<br />

Negli Stati Uniti in novanta minuti si sono decisi i confini della<br />

Doc Monticello, il giorno dopo è stata spedita la lettera e dopo una settimana<br />

è arrivata l’autorizzazione. Anni fa visitai Australia e Usa. Avevano tecnologie<br />

che non valevano nulla: adesso ci hanno superato. Ecco, la funzione<br />

dei sommelier potrebbe essere quella di mettere tutti d’accordo: quale<br />

è la gradazione migliore? Quale quella giusta? Ecco questo potrebbe essere<br />

il compito dell’Ais: aiutare il nostro mondo a fare squadra».<br />

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