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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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de Esposizione Ampelografica del 1881, dove il Freisa<br />

di Chieri era inserito nell’elenco dei migliori vini d’Italia.<br />

E ancora. Ernest Hemingway nel suo Addio alle armi<br />

ne parla come di un vino del quale era “molto incuriosito”.<br />

La Seconda Guerra Mondiale e il successivo abbandono<br />

delle campagne rappresentò una causa della riduzione<br />

della viticoltura nella zona. Il ritorno alla coltivazione<br />

del vitigno si colloca dopo il 1973, anno dell’istituzione<br />

della Doc Freisa di Chieri.<br />

Attualmente a questo vino sono dedicati novantacinque<br />

ettari della provincia di Torino, sulla catena collinare<br />

a sud del Po che si estende da Moncalieri a Verrua<br />

Savoia, con un’altimetria variabile tra i 300 e gli oltre<br />

550 metri. La zona di produzione è limitata a pochissimi<br />

comuni: Chieri, Pecetto Torinese, Pino Torinese,<br />

Pavarolo, Baldissero Torinese, Montaldo Torinese,<br />

Mombello Torinese, Andezeno, Arignano, Moriondo<br />

Torinese, Marentino e Riva presso Chieri. È un vino<br />

tipicamente rosso rubino, poco intenso dalla gradazione<br />

alcolica minima di undici gradi, prodotto solo da cinque<br />

aziende, riunite in un consorzio, per un milione<br />

di bottiglie complessive.<br />

«È un vitigno che si adatta bene per la consistenza della<br />

buccia, difficilmente attaccabile dalle muffe» racconta<br />

Stefano Rossotto, presidente del consorzio. «Nei terreni<br />

argillosi-sabbiosi, come le colline intorno a Chieri,<br />

sviluppa un’ottima vigoria, producendo acini di buone<br />

dimensioni, con elevato grado zuccherino, che danno<br />

vita a vini uniformi». Sono proprio i terreni, tra l’altro,<br />

a fare la differenza tra il Freisa di Chieri e quello di Asti<br />

(prodotto su una scala ben più vasta): nella prima zona<br />

si ha una predominanza di argilla e sabbia, nella seconda<br />

di calcare e limo. Il Freisa di Chieri viene tradizionalmente<br />

vinificato secco, nelle tipologie fermo e vivace.<br />

Quest’ultimo è il vino che più viene ricordato nel<br />

tempo, tipico della zona e che, come spiega Rossotto «si<br />

adatta perfettamente alla bagna caûda (tipico piatto a<br />

base di verdure e crema di acciughe e aglio)». C’è poi il<br />

Freisa Superiore, originato da uve verso la sovrammaturazione<br />

e immesso sul mercato circa un anno dopo<br />

la vendemmia. Infine, alcune realtà hanno cominciato<br />

a produrre Freisa Rosato e Freisa Spumante, come consentito<br />

dall’ultima modifica apportata al disciplinare<br />

della denominazione. L’omonima azienda del presidente<br />

Rossotto, a Cinzano, produce 30-35mila bottiglie<br />

all’anno. «Le principali guide ci hanno trascurato per<br />

anni a causa della fama pregressa di un prodotto onestamente<br />

problematico» osserva il titolare. «C’è stata<br />

un’evoluzione dal punto di vista qualitativo, anche grazie<br />

a corsi di formazione, prove di vinificazione e sperimentazioni<br />

in collaborazione con l’Università degli Studi<br />

di Torino».<br />

«È da sempre una produzione di nicchia» aggiunge Luca<br />

Balbiano dell’azienda vitivinicola Balbiano di Andezeno.<br />

«Anche se il calo dei consumi rappresenta un dato assodato,<br />

abbiamo la consapevolezza di produrre un vino<br />

di eccellenza».<br />

L’azienda, fondata nel 1941 da Melchiorre Balbiano,<br />

produce 130mila bottiglie all’anno, di cui 100mila solo<br />

di Freisa di Chieri vivace. Un’altra delle cinque realtà<br />

presenti è La Borgarella di Chieri, piccola azienda agri-<br />

cola produttrice di circa 20mila bottiglie annue, ma che<br />

vanta una tradizione secolare nella coltivazione dei<br />

vigneti. «È un vitigno appartenente alla famiglia del<br />

Nebbiolo, non sopporta grandi invecchiamenti, ma è<br />

ottimo da bere nell’annata» fa notare la titolare Enrica<br />

Gastaldi. «È un vino che può dare molto di più di quello<br />

che offre ora» dice Enrico Rubatto, giovane produttore<br />

di Baldissero Torinese. «Il Freisa di Chieri ha grandi<br />

potenzialità non ancora sfruttate, ma si sta lavorando<br />

bene». La sua azienda è la più piccola in termini di<br />

volumi: 6-7mila bottiglie all’anno, molte delle quali<br />

esportate all’estero. La restante quota di produzione è<br />

gestita dalla Cantina sociale del Freisa, che ha sede a<br />

Castelnuovo Don Bosco, comune della provincia di Asti,<br />

proprio a ridosso del Chierese. Per la promozione dei<br />

loro vini queste aziende possono contare su poche occasioni.<br />

A fianco al consolidato appuntamento del Vinitaly<br />

di Verona e del vicino Salone internazione del gusto di<br />

Torino, è nata la manifestazione Di Freisa in Freisa.<br />

La prima edizione, promossa dal comune di Chieri, si<br />

è svolta lo scorso aprile. Da segnalare anche La Corriera<br />

del Freisa che tra gennaio e febbraio parte ogni sabato<br />

da piazza Carlo Felice, a Torino, con fermate intermedie<br />

a Sassi e Chieri per portare enofili e buongustai<br />

alla Bottega del Vino di Moncucco, dove la Trattoria<br />

del Freisa propone menu tradizionali piemontesi. I partecipanti<br />

possono gustare i piatti della cucina tipica del<br />

territorio, abbinati ai vini delle aziende che aderiscono<br />

all’iniziativa.<br />

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