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Scarica l'Allegato - Associazione Italiana Sommelier

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Degustazioni<br />

▲ Carlo Alberto Panont, direttore<br />

del Consorzio Tutela Vini Oltrepò<br />

Pavese<br />

32<br />

adatti alla vinificazione in bianco per il metodo classico piuttosto che a<br />

quella in rosso. Sono state individuate sei unità territoriali dopo un lavoro<br />

durato 10 anni, partito nel 1999, ad opera delle Università di Milano e<br />

Piacenza (il volume Guida all’utilizzo della Denominazione di origine Pinot<br />

nero in Oltrepò Pavese edito dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese a<br />

fine 2008 riporta in dettaglio tutto il lavoro svolto a questo riguardo).<br />

Eppure, scavando, non sembra solo una questione squisitamente tecnica:<br />

quando ci si imbatte, per esempio, in una bottiglia di Pinot nero vinificato<br />

in rosso del 1996 di Travaglino ottenuta da una semplice selezione<br />

di ciò che di meglio di poteva trovare in vigna in quel periodo, indipendentemente<br />

dalla varietà di cloni presenti, e si rimane completamente stupiti,<br />

non solo per l’integrità, quanto per l’elegante finezza espressiva che<br />

porta la mente altrove, una riflessione, probabilmente ovvia e banale,<br />

sul ruolo fondante dell’uomo viene spontanea. Il mix tra scelta delle altitudini,<br />

dei terreni e dei cloni ha la sua importanza, ma la capacità, nonché<br />

volontà, di chi opera sia in vigna sia in cantina ha la stessa, se non<br />

realmente decisiva, incidenza.<br />

■■■■LA SFIDA DEL CRUASÉ<br />

Il Cruasé: un azzardo? Una sfida? C’è il tentativo di alzare finalmente la<br />

testa attraverso la valorizzazione di un vitigno storico. C’è la voglia, probabilmente,<br />

di abbandonare definitivamente la fama di “incompiuta”, di<br />

“realtà dalle potenzialità enormi, ma mai realmente espresse appieno” che<br />

da sempre viene associata all’Oltrepò Pavese. Il pinot nero, nonostante<br />

l’intima fusione con questa terra, ha sempre navigato in un limbo mai ben<br />

chiaro. Ripartire da questo nobile vitigno è stato dunque uno dei leitmotiv<br />

che sin dall’inizio ha contraddistinto l’azione del mandato del direttore<br />

del Consorzio, Carlo Alberto Panont, non senza polemiche e mugugni,<br />

tipici dell’enomondo e particolarmente di casa da queste parti. La successiva<br />

nascita del “Cruasé”, una scelta di campo precisa: valorizzare un vitigno<br />

“locale” dalle radici storiche, una metodologia, quella del metodo classico,<br />

che qui è di casa dagli inizi del secolo passato e infine una tipologia,<br />

il rosé, che quando ben eseguita, ha l’indubbio merito di affascinare<br />

e incuriosire fasce di mercato abbastanza eterogenee.<br />

La prima annata a essere etichettata e commercializzata con il nome<br />

“Cruasé” (per l’approfondimento della genesi del nome si veda il box) è<br />

datata 2007. Dodici aziende in tutto. «Già dal prossimo millesimo il numero<br />

di aziende crescerà e non nascondiamo l’obiettivo di voler raggiungere<br />

una quota di etichette ben superiore alle cinquanta» ci fa sapere dal<br />

Consorzio Emanuele Bottiroli. Ora bisogna crescere, sia in quantità sia<br />

in qualità, cercando di avere una visione comune, non necessariamente<br />

interpretativa, quanto di forma e stile.

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