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Luglio / Agosto - Sardinews

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LibriIl volume «Isole, Insularità e rifiuti» di Aide Esu e Giovanni Sistu (Edizioni Angeli)Ambiente, sviluppo economico sostenibileNel caso Sardegna non alberga l’ecomafiaAide Esu e Giovanni Sistu (<strong>Sardinews</strong>).Addetta ai lavori da ben 20 annisul tema, sono rimasta colpitache su un argomento così «rifiutato”,qual è quello della gestione deirifiuti, gli autori abbiano costruito unsaggio (“Isole, insularità e rifiuti, tra innovazionee marginalità, editore FrancoAngeli, pagine 383, euro 27) che puòrisultare pregevole e di facile lettura.Molti sono i contenuti assolutamentecondivisibili e fa piacere riscontrare unapproccio finalmente documentato conuna ricca bibliografia.Il libro è articolato in tre parti: nella primavengono illustrati i temi che sarannooggetto di analisi e approfondimenti nelcorso del libro, riconducibili all’occupazionee ambiente e alla trattazione piùspecifica sul tema dei rifiuti in rapportoall’insularità; nella seconda parte vengonointrodotti i soggetti costituti dalmondo imprenditoriale; nella terza partevengono esaminati i luoghi di applicazionedelle politiche attive sui rifiuti attraversola testimonianza di aree specifiche;nella quarta parte vengono indicate leprospettive.Aide Esu introduce gli aspetti economicilegati tema dell’occupazione e ambiente,partendo dall’Europa, dal concetto disostenibilità ambientale e delle politicheper l’occupazione. Pone il giusto risaltosul lavoro verde e sulle difficoltà nellavalutazione degli attuali occupati. Esaminai limiti della realtà sarda centrandoi fattori limitanti nel tessuto produttivo:vede elementi di innovazione solo nellepiccole aziende nate dopo il 1990, mentreregistra un fattore di crisi nella grandeindustria che vede ridurre nel tempo inumeri di occupati.Giovanni Sistu esamina le politiche sullagestione partendo dalle innovazioni introdottedal decreto Ronchi, che in recepimentodi direttive comunitarie sanciscela gestione integrata dei rifiuti. Procedecon una disamina nelle varie isole delMediterraneo per approdare alla nostrarealtà, descritta con sufficiente fedeltà,ma con qualche imprecisione rispetto aitempi. Corre l’obbligo di segnalare chegli impianti di Villacidro e Olbia sonoentrati in esercizio nel 2002, così comelo sono ormai da molti anni quelli di Macomere Tempio. Ma le leggere imprecisioninon tolgono all’analisi attualità. InSardegna si stenta a pervenire a una gestioneintegrata dei rifiuti anche per unanon completa azione costante di stimoloe supporto condotta sul territorio da partedelle amministrazioni pubbliche .Nella seconda parte Marco Baldi e AntonioPes affrontano rispettivamente gliaspetti legati allo sviluppo delle industrieverdi in Sardegna, quelle industriecioè che hanno la loro attività primariafinalizzata a fornire servizi e beni per ildisinquinamento e/o per la prevenzionedell’inquinamento e quelli connessi all’atteggiamentodelle imprese verso letematiche ambientali. L’esame compiutorileva che, mentre le industrie verdi si dimostranoaperte alle innovazioni, le impresein generale “soffrono” le tematicheambientali viste come adempimenti darispettare per non essere sanzionati piuttostoche utilizzare l’approccio a una gestioneambientale ( certificazione Emase Iso 14.000) per migliorare e internazionalizzarel’azienda e conseguire beneficiambientali e di risparmi dei consumi.Nella terza parte “si scende in campo”.Con indagini campionarie vengonoraccolte informazioni sulla gestione deirifiuti e le aspettative degli enti locali inmerito ai contenuti e agli obiettivi delpiano regionale definito da Giovanni Sistu“figlio illegittimo di una classe politicache non sa declinarlo operativamente”.Si concorda con le conclusioni chefanno emergere come l’ente locale siaattore da una parte marginale per il conseguimentodell’integrazione e dall’altraparte fondamentale allorquando via siada impegnare in forma diretta il proprioterritorio per interventi sovracomunalie si condivide che la domanda socialedebba essere giustamente interpretata,per indirizzare l’offerta verso le esigenzedella popolazione.Sempre in questa parte vengono descritteuna serie di esperienze in particolaredella raccolta differenziata, a partire dalsub-ambito di Cagliari, per seguire conAlghero e Guspini, con il comprensoriodi Arborea-Terralba, il Sulcis e infinela piccola isola infelice dell’Ogliastra,ciascuna esperienza caratterizzata da unasua specificità territoriale, ma tutte riconducibilialle difficoltà nell’applicazionedel nuovo sistema dei rifiuti ed ad una generalizzatamancanza di informazione daparte dei cittadini sui destini dei rifiuti.Infine giungiamo alla quarta e ultima parte:le prospettive. Molti dei temi toccatida Roberto Serra appaiono condivisibili,pur tuttavia non scaturiscono nella pienae totale ampiezza gli input costruttivi chedovrebbero consentire di conseguire queirisultati che porterebbero la nostra isolafuori dalle secche di una crisi sempreincombente, appare piuttosto una criticaforse troppo appassionata e poco serena,nella quale vengono evidenziate solo leombre senza peraltro prendere in considerazionele luci, che a mio avviso nonpossono essere trascurate e che hannoconsentito finora alla Sardegna di rimanerefuori dal giro delle ecomafie e dallagiostra dei commissariamenti nazionali,nonché di conseguire in termini di trattamentodei rifiuti percentuali in linea conle regioni del Nord..Qualche segnale si incomincia a intravedere:la recente stipula dell’accordo diprogramma tra la regione Sardegna e ilConai (Consorzio nazionale imballaggi)per la promozione della raccolta differenziata,le esperienze citate da RobertoSerra, gli input sempre più forti dell’Ueche condiziona i finanziamenti alla realeattuazione della Gestione integrata deirifiuti, unita a una maggiore sensibilitàdegli enti locali, lasciano ben sperareper il futuro.Franca Leuzzi30luglio agosto 2003

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