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ti mondiali del settore, è prevalsa l’opzione del riferimento agli ultimi 7 giorni. Questometodo è rivolto ai malati portatori di dolore da cancro, ma potrebbe essere allargatoad altri tipi di dolore cronico. In più, potrebbe coincidere con la cadenza,almeno settimanale, delle visite programmate. Ciò non toglie che l’intervallo di tempoa cui riferire la valutazione del dolore non è un parametro rigido e può essereelasticamente modulato in base alle circostanze cliniche e organizzative dei singolicasi.Fatte queste premesse, le misure a disposizioni più attendib<strong>il</strong>i sono quelle relativeal peggior dolore, a quello medio e al minor dolore provato dal paziente.Si può incominciare considerando quali informazioni derivino dalla misurazionedel “dolore più lieve” provato da un malato, ad esempio nei 7 giorni precedent<strong>il</strong>a visita. Apparentemente tale misura del dolore può sembrare poco r<strong>il</strong>evante. Nessunmedico prenderebbe decisioni basandosi solo sul dolore più lieve, in quantotale misura taglia fuori le situazioni più gravi. Sembrerebbe insomma una misurapoco ut<strong>il</strong>e mentre, valutando con più attenzione, fornisce un’ indicazione importantesotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o clinico. Quando si chiede a un paziente di dare un valore, attraversola NRS, al dolore più lieve avvertito, la risposta talvolta è 0 (zero): ciò significache per un certo periodo si è trovato in una situazione di totale assenza didolore; se la risposta è diversa da 0 ne deriva, invece, che <strong>il</strong> dolore poco o tanto èsempre presente. Questa non è una differenza irr<strong>il</strong>evante per <strong>il</strong> malato. Nel primocaso, poi, si può porre una domanda supplementare relativa al numero di ore, nelcorso della giornata, in cui <strong>il</strong> dolore è pari a zero. Raggiungere una situazione di“dolore zero” può diventare, allora, un obiettivo terapeutico importante, così comel’aumento del periodo di tempo in cui sussiste questa condizione.Oltre a <strong>questo</strong> aspetto, la valutazione del minor dolore provato può anche essereut<strong>il</strong>e per valutare la distanza tra i valori del peggiore e del minor dolore. Una distanzamolto vicina fa supporre un dolore piuttosto stab<strong>il</strong>e e caratterizzato da piccoleosc<strong>il</strong>lazioni d’intensità e dalla assenza di episodi di BTP; e viceversa. In altritermini se <strong>il</strong> dolore minimo è 2 e <strong>il</strong> massimo è pari a 4, possiamo dedurre che lasituazione è abbastanza stab<strong>il</strong>e e sotto controllo. Se <strong>il</strong> dolore minimo è 5 e <strong>il</strong> massimoè 7, capiamo che <strong>il</strong> dolore è abbastanza stab<strong>il</strong>e ma non sotto controllo. Se,poi, <strong>il</strong> dolore minimo è 2 e <strong>il</strong> massimo è 8, si deduce che <strong>il</strong> dolore non è stab<strong>il</strong>e enon è ben controllato.Ecco allora che diventa importante considerare anche altre misure del dolore. Il “peggiordolore” e <strong>il</strong> “dolore medio” provati dal paziente in un periodo antecedente lavisita, ad esempio riferiti agli ultimi 7 giorni o alle ultime 24 ore, forniscono le informazionisupplementari di cui si ha bisogno.33

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