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ottime definizioni sia per <strong>il</strong> dolore acuto che cronico (5), per cui si sceglie una definizioneteorica, poi la si rende più pratica e adatta al setting (ha avuto <strong>questo</strong> tipodi dolore … ieri, la settimana scorsa, ora, …) e poi si cerca in un soggetto o in uncampione se <strong>il</strong> fenomeno esiste e, se possib<strong>il</strong>e, si stima la sua frequenza.Il passo successivo implica un esercizio più diffic<strong>il</strong>e in quanto vogliamo aggiungeredegli attributi al fenomeno identificato, in termini qualitativi o quantitativi. Qui entriamodi più nel campo dell’assessment che potremmo tradurre come descrizionecompleta e standardizzata di un fenomeno, attraverso diversi attributi, con la possib<strong>il</strong>itàdi arrivare addirittura a classificarlo o misurarlo. Questi attributi hanno a chefare con la sede, la tipologia, la frequenza, l’intensità, l’impatto, ecc. Come abbiamovisto nei capitoli dedicati, a fronte di molti metodi e strumenti, ormai si sta convergendosu alcuni, se non altro per consenso tra esperti (6, 7). Grazie all’assessment,otteniamo una valutazione standardizzata cioè, valida (misura quello che interessamisurare), affidab<strong>il</strong>e (con risultati stab<strong>il</strong>i se <strong>il</strong> fenomeno è stab<strong>il</strong>e), sensib<strong>il</strong>e (ingrado di cogliere cambiamenti se effettivamente ve ne sono), interpretab<strong>il</strong>e (<strong>il</strong> risultatoha un significato clinico) e ut<strong>il</strong>e (la disponib<strong>il</strong>ità di queste informazioni hadelle implicazioni cliniche). Con queste informazioni possiamo quindi classificare<strong>il</strong> paziente (collocarlo cioè in un gruppo specifico in cui gli appartenenti condividonoalcune caratteristiche e differiscono per altre). Quindi, con regole e strumentispecifici e scientifici, abbiamo identificato <strong>il</strong> paziente, poi lo possiamo collocarein una categoria specifica, ottenendo due risultati principali: riduco la eterogeneitàdei vari soggetti in quanto ora sono raggruppati in un numero inferioredi classi/categorie e aumento la mia capacità di interpretare e capire i fenomeni,e quindi di prendere decisioni o dare giudizi in quanto i soggetti all’interno ad unaspecifica categoria condividono alcune caratteristiche comuni ma differiscono inaltre. Nel campo del dolore cronico da cancro non esistono molti strumenti che classificanoe prof<strong>il</strong>ano <strong>il</strong> paziente, ma un buon esempio è l’Edmonton Cancer Pain ClassificationSystem (7, 8).Conoscere che un paziente appartiene ad una determinata categoria mi permettein pratica di fare 3 cose: attribuirgli una diversa prognosi, scegliere una differenteterapia, o entrambe le cose. L’assessment, quando implica l’ut<strong>il</strong>izzo di strumenti chepermettono anche di quantificare, cioè dare un numero ad un fenomeno, va oltreal momento qualitativo e entra in quello quantitativo. Non solo ho identificato edescritto <strong>il</strong> fenomeno ma posso quantificarne (misurare) un attributo, ad esempiol’intensità. In <strong>questo</strong> caso, quando ho in mano un stima quantitativa del fenomenoche è qualcosa di più di una variab<strong>il</strong>e dicotomica binaria, tipo SI/NO, ad esempio<strong>il</strong> risultato di una scala ordinale verbale tipo Likert (per nulla, un po’, molto mol-57

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