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Parte I - Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri

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E. Crema, L’altra voce del Pellegrino errante133ca no sei tu sal né lucema sol ombra e cocozzone.Il senso <strong>di</strong> questi versi non è pienamente comprensibile se non rifacendosiad un episo<strong>di</strong>o occorso all’Ancina nel maggio del 1603. Ormai vescovo,si trovava a Carmagnola dove aveva incontrato il suo amico Francesco <strong>di</strong> Sales,vescovo <strong>di</strong> Ginevra. Terminata la funzione, Ancina, complimentandosicon lui per la sua omelia, gli aveva detto, ammiccando al suo nome: «Tu veresal es!». Allora il Sales con prontezza, prendendo spunto dal nome della<strong>di</strong>ocesi dell’amico, cioè Saluzzo, aveva replicato: «Tu immo sal et lux»; eAncina: «Ego vero nec sal nec lux». 20 Questa arguta trovata fu in seguito ripresadal vescovo <strong>di</strong> Saluzzo, che la usò quasi come una specie <strong>di</strong> motto; 21evidentemente i versi in cui questa viene ricordata sono stati scritti dopo il1603, o da Ancina, o da un ignoto manipolatore che abbia voluto inserire nelpoemetto un tratto così rappresentativo del suo beniamino e così adatto allostile faceto del componimento. Peraltro a questi elementi <strong>di</strong> dubbio si affiancanoprove dell’esistenza, già nel 1598, <strong>di</strong> un testo che, almeno in parte,doveva corrispondere a questo: alcuni degli interlocutori epistolari dell’Ancina,infatti, accennano con compiacimento a certi suoi versi iacoponeggianti.22 È quin<strong>di</strong> più probabile che ci troviamo <strong>di</strong> fronte a un rimaneggiamento,più che a un falso vero e proprio; impossibile, allo stato attuale delle conoscenze,pronunciarsi sull’identità dell’eventuale mistificatore. Gli in<strong>di</strong>ziatipiù probabili sarebbero il Lombardo, autore della Vita che riporta in appen<strong>di</strong>ceil Cantico, lo Scaraggi, redattore del manoscritto da cui questa è tratta,e il Brancadoro che sembra avesse redatto una copia dell’originale del poemetto.23Lasciando in sospeso la controversia, ci occupiamo ora <strong>di</strong> un altro testorelativo alla fuga <strong>di</strong> Ancina; si tratta <strong>di</strong> un’ode <strong>di</strong> 204 versi contenuta nel manoscrittoRoma, Bibl. Vallicelliana, O.36, ff. 79-84; il co<strong>di</strong>ce è una Raccolta<strong>di</strong> versi et canzonette spirituali composte da’ primi Padri della Congr.ne dell’Oratorio<strong>di</strong> Roma et emendate in varij luoghi <strong>di</strong> propria mano dal Ven. Gio-20 Mentre in GIGLI, Giovenale Ancina…, p. 57, compare il nome <strong>di</strong> Luca Brancadoro, in CI-STELLINI, <strong>San</strong> <strong>Filippo</strong> <strong>Neri</strong>…, p. 1226 è menzionato il fratello Lucio Brancadoro.21 Cart., mm. 210 x 150, cc. 115. DAMILANO, Giovenale Ancina…, p. 52; S. F. <strong>Neri</strong> e il contributodegli Oratoriani alla cultura italiana nei secoli XVI, XVII, XVIII. Mostra bibliografica,Roma 1950, p. 64; ROSTIROLLA, La musica a Roma…, p. 67.22La stessa mano dopo ‘fuga’ annota: dal vescovato.23 GIGLI, Padre Giovenale Ancina…, p. 50, la ritiene certamente falsa.

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