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Parte I - Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri

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A. Spina, P. Giuseppe Timpanaro61potrebbero confermare un giu<strong>di</strong>zio tanto affrettato quanto superficiale e perciòsbagliato.La gloria <strong>di</strong> Dio e la salvezza delle anime era il fine delle sue fatiche apostoliche;la me<strong>di</strong>tazione e la preghiera, il nutrimento da cui traeva forza econforto, - e P. Timpanaro era profondamente pio - Gesù Eucaristia e la Madonnail suo rifugio. Chi potè da vicino, attraverso la <strong>di</strong>rezione spirituale,sentire l’influsso dell’animo suo, può testimoniare l’ansia profonda <strong>di</strong> ascetae il conforto sovrannaturale che sapeva comunicare.Più volte mi son rifatto alla memoria <strong>di</strong> Mons. Arista. Ora, saranno purecoincidenze casuali, ma che qualcuno ha rilevato e che non posso non ricordareanch’io.Mons. Arista morente, da P. Timpanaro si aveva fatto promettere che lasua Congregazione, anche se temporaneamente ne stava fuori, era Acireale;e ad Acireale egli volle chiudere i suoi giorni in un’opera che era <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>nee <strong>di</strong> riparazione, <strong>di</strong>ceva lui, per gli involontari <strong>di</strong>spiaceri che gli avevadato: la Causa <strong>di</strong> Beatificazione del pio Vescovo. Era suo ardente desideriovedere chiuso il processo informativo ma quando si avvicinava il termine, ilSignore preferì chiamarlo a Sè.Mons. Arista era stato per P. Timpanaro tutto. L’aveva iniziato alla vocazionefilippina, <strong>di</strong> cui fu sempre altamente orgoglioso. L’aveva guidato nelsuo apostolato giovanile, temperandone i focosi ardori, l’aveva amato conparticolare pre<strong>di</strong>lezione, e nell’agire suo, P. Timpanaro si richiamava spessoall’esempio del santo Vescovo.Ebbene P. Timpanaro moriva per la stessa malattia, con sofferenze altrettantoatroci e, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni previsione umana, nella stessa stanza cheper tanti anni aveva abitato Mons. Arista. Lo amò molto e fu assimilato nellostesso dolore e fino agli ultimi momenti <strong>di</strong> coscienza, come lui, trovò forza<strong>di</strong> gridare il suo amore a Gesù Crocifisso, che resta l’unica speranza negliistanti più atroci e nei <strong>di</strong>stacchi più gran<strong>di</strong>: “mio amore, mio amore,, ful’ultimo suo grido stringendo il Crocifisso.Cursum consummavi, fidem servavi. Una corsa faticosa, tempestosa qualchevolta, con gli inevitabili urti e contrasti, che <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> caratteri e angoli<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> visione creano anche tra le persone in buona fede, anche trai <strong>San</strong>ti, fu la vita del P. Giuseppe Timpanaro. Ma una corsa verso un’idea:Gesù, sulla strada <strong>di</strong> S. <strong>Filippo</strong>. E la consegna che ebbe con l’abito fìlippinoe l’or<strong>di</strong>nazione sacerdotale la conservò immacolata: fidem servavi.Forse la mia opinione è influenzata dall’affetto filiale che nutrivo per P.Timpanaro, ma mi pare anche suggerita dalla spontanea partecipazione che

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