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Parte I - Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri

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E. Crema, L’altra voce del Pellegrino errante151gnificato”. 78. Immenso ardore: la clausola è formulare, da Bembo a Tasso,e torna in una delle lau<strong>di</strong> del Tempio armonico, Cristo al morir tendea, v. 8:svenarassi per voi d’immenso ardore. 79-80. E son socuro… non merto: lastruttura dei versi è rintracciabile sia nelle Nuove lau<strong>di</strong> dell’Abbate romano(Giesù, mio dolc’amor, f. 22, str. 4: ben so <strong>di</strong> prima gratia esser indegno /che da lei troppo è lungi ogni mio merto) che nel Tempio armonico (S’in mepotesse morte, vv. 11-12: ben veggio e so che tal grazia non merto: / già sonsicuro e certo; In vita e ‘n morte mia, vv. 9-10: Ben ver è ch’io non merto /Ciel veder, già son certo). 86. L’attenuazione benché da cor cortesi, un po’<strong>di</strong>sarmonica nel contesto, è dovuta al fatto che nella contingenza <strong>di</strong> cui Ancinasta parlando, colui che ‘tende il laccio’ è il papa Clemente VIII e la suacuria: al poeta preme <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra la pericolosità della carica episcopale,il ‘laccio teso’, e la buona coscienza <strong>di</strong> chi gliela propone, il papa, appunto.87. Forze frali: lo stesso sintagma vagamente ossimorico e allitteranteè nella Gerusalemme liberata, XX, 67: tutte le forze frali e tutte l’armi.89-92. Chi sa… mi lime?: “Chissà [cosa sarebbe accaduto] se avessi accettatoil grave incarico e mi fossi sottoposto, a Roma [gran città sublime], aduna preoccupazione logorante”. 101. Fuor <strong>di</strong> periglio a riva: la formulazionedel verso ricorda quella <strong>di</strong> Inf. I 23: uscito fuor del pelago a la riva. 105-111.In queste strofe l’allocuzione alla Vergine passa dal ‘tu’ al ‘voi’, per poi tornarenei versi successivi al ‘tu’. 107-108. Di virginal candore… simbol: sull’interpretazionedella neve come simbolo cristiano <strong>di</strong> purità, si veda M. C.BERTOLANI, Il corpo glorioso. Stu<strong>di</strong> sui Trionfi del Petrarca, Roma 2001, pp.103-120; l’immagine è tra<strong>di</strong>zionalmente applicata alla Vergine (cfr. AHXXIV, p. 60: Nivis candori similis / virginitatis merito, o i versi <strong>di</strong> VenanzioFortunato, In laudem S. Mariae Virginis: Vellere can<strong>di</strong><strong>di</strong>or niveo, rutilantioraura, PL 88, 284, o ancora Adamo <strong>di</strong> Persenia, Notae ac fragmenta mariana:columbam rationalem et purissimam, ob <strong>di</strong>vinum animae candorem nivecan<strong>di</strong><strong>di</strong>orem, PL 211, 775). 109-111. Tra’ sassi… gran Reina: la formulazione<strong>di</strong> questi versi non è chiarissima; sembrano interpretabili in questo modo:‘Esercitare tra sassi e ghiaccio una fermezza pronta alla morte è un punto <strong>di</strong>merito (‘nota’, con valore positivo) nel servizio a Voi’; il valore astratto delsostantivo ‘nota’ è deducibile dal parallelismo <strong>di</strong> questa strofa con la precedente,nella quale si trova il corrispettivo ‘simbol’. 112. Cui terra e Ciel s’inchina:locuzione ricorrente nelle lau<strong>di</strong> del Tempio, sempre in rima con Regina/ Reina: Vergin, luce amorosa, v. 28: Vergin cui terra e Ciel’alto s’inchina;Or’eccoti presente, anima mia, v. 6: Vergin sempre, cui terra e Ciel s’inchina;O Vergine Reina, v. 2: Donna cui terra e mar’e ciel s’inchina; Come

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